La campagna elettorale per le elezioni del 14 maggio in Turchia è entrata nel vivo e il presidente uscente Recep Tayyip Erdoğan sta giocando tutte le carte a sua disposizione per garantirsi una rielezione per nulla scontata. L’opposizione, riunita nel Tavolo dei sei sotto la guida di Kemal Kılıçdaroğlu, continua a salire nei sondaggi e a incalzare il leader dell’Akp, ormai da venti anni alla guida del paese.

Nel tentativo di consolidare la sua base elettorale, Erdoğan ha incentrato il suo messaggio elettorale sui risultati raggiunti negli ultimi anni e sul benessere che la sua rielezione può garantire alla Turchia, ma ha anche continuato a reprimere con la forza le varie forme di opposizione al suo governo. 

La difesa

Uno dei temi su cui Erdoğan sta puntando per la sua rielezione è quello della difesa. Sotto la sua guida, questo settore ha registrato un’importante espansione non soltanto a livello di investimenti pubblici, ma anche e soprattutto in termini di ampliamento del comparto industriale. Dal 2002 a oggi le aziende della difesa sono passate da 56 a 2.700, i progetti da 62 a 750 per un valore di 600 miliardi di dollari e il governo prevede un incremento di altri 75 miliardi.

Un quadro così favorevole ha consentito alla Turchia di rendersi sempre più indipendente dall’import di prodotti bellici e ha avuto ricadute anche in politica estera. Il paese anatolico è diventato un grande esportatore di materiale militare e ha usato in più occasioni i droni della Baykar – azienda del genero di Erdoğan – per tessere rete di alleanze e sottrarre alcuni governi alla sfera di influenza di altre potenze, soprattutto in Africa.

Allo stesso tempo, il rafforzamento delle capacità dell’Esercito ha permesso al presidente di portare avanti una politica estera più assertiva, conquistando quella parte dell’elettorato che vuole che il proprio paese conti sempre di più nello scacchiere internazionale.
Proprio su questo sentimento sta cercando di far leva Erdogan, soprattutto nelle ultime settimane. A inizio aprile il presidente ha inaugurato la nave d’assalto anfibia TCG Anadolu, progettata per ospitare droni, elicotteri e jet di ultima generazione prodotti sempre dalle industrie belliche nazionali. A bordo della nave, non a caso, c’erano i droni TB3 e Kizilelma della Baykar e l’elicottero da addestramento Hurjet della compagnia statale TAI, simbolo della crescente autonomia dell’industria turca.

Nelle settimane precedenti sono stati mostrati al pubblico anche il nuovo drone della TAI, l’Anka-3, e il primo carro armato realizzato in Turchia, l’Altay, che inizierà ad essere prodotto in massa a partire dal 2025, mentre è stato eseguito con successo un nuovo test del jet TFX di quinta generazione. Anche questo made in Türkiye.

Gas e case

Ma il messaggio elettorale di Erdoğan non si concentra solo sulla difesa. Il presidente uscente sa bene che per salire nei sondaggi deve rispondere a quelli che sono i problemi giornalieri dei suoi elettori, come ad esempio il rincaro dell’energia. La svalutazione della lira e la dipendenza dal mercato estero hanno causato un aumento costante delle bollette di famiglie e aziende, generando non poco malcontento.

Erdoğan però sembra aver trovato la soluzione al problema nel giacimento di gas del mar Nero, scoperto nel 2022 ed entrato in funzione solo pochi giorni fa. Durante la cerimonia di inaugurazione della piattaforma, il presidente ha promesso di fornire a ogni abitazione del paese 25 metri cubi di gas gratis per un anno, mentre il prossimo mese il consumo sarà non solo gratuito ma anche senza limiti.

Altra carta che il leader dell’Akp sta giocando in vista delle elezioni è quella del terremoto. Erdoğan si è impegnato a ricostruire rapidamente le zone colpite dal sisma e ha già avviato i lavori per la realizzazione delle prime 100mila case, dimostrando così che la sua rielezione sarebbe più vantaggiosa per chi ha perso tutto rispetto alla formazione di un nuovo governo. Il progetto promosso dal presidente prevede la costruzione di 650mila abitazioni e la consegna di almeno 319mila unità abitative entro la fine del 2023, ma nel mentre non è stato fatto nulla per rafforzare le normative anti-sismiche e relativi controlli. Il piano del presidente, d’altronde, non serve solo per guadagnare voti tra la popolazione colpita dal terremoto.

Il settore edilizio è da anni il principale bacino elettorale di Erdoğan e trarrà un vantaggio economico non indifferente dall’opera di ricostruzione del sud-est del paese, con ricadute positive anche in termini elettorali per il presidente uscente.

La repressione

Tra una campagna promozionale e l’altra, Erdoğan sta giocando anche la carta della repressione contro l’opposizione. A pagarne le conseguenze è stata ancora una volta la minoranza curda, il cui voto sarà decisivo nel determinare il futuro politico del paese. Il 25 aprile almeno 150 tra attivisti, giornalisti, avvocati, attori ed esponenti del partito filo-curdo Hdp sono stati arrestati nelle città di Diyarbakir, Batman e Urfa con l’accusa di legami con il Partito dei lavoratori curdo, considerato in Turchia un’organizzazione terroristica.

L’Associazione degli avvocati ha denunciato l’arresto di almeno 25 colleghi, mentre i giornalisti fermati hanno anche subito il sequestro di libri e computer nelle loro abitazioni private. L’ondata di arresti è stata condannata dall’Hdp e da diverse organizzazioni internazionali che si occupano di tutela dei diritti umani, ma l’opposizione a cui i curdi hanno offerto il loro sostegno indiretto è rimasta silente. 

Il messaggio che Erdoğan trasmette in questa sua ultima campagna elettorale è dunque duplice. Da una parte mostra ai suoi elettori i traguardi raggiunti dal paese sotto la sua presidenza, promettendo un futuro ancora più brillante; dall’altra reprime con sempre maggiore forza chi cerca di opporglisi, lasciando intendere che in caso di rielezione non ci sarà più spazio per la disobbedienza. Tranne che in carcere.

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