Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan volerà oggi a Sochi in Russia per incontrare Vladimir Putin. Sul piatto della trattativa tra i due leader ci sarà la richiesta russa di cooperazione nella fabbricazione di droni e quella turca di un via libera a una nuova operazione militare contro i curdi nel nord della Siria.

Erdogan e Putin

L’incontro tra i due leader arriva nella stessa settimana in cui la prima nave carica di grano ucraino ha lasciato il paese grazie a un accordo tra Russia e Ucraina facilitato proprio dalla Turchia. Questa mattina altre tre navi hanno lasciato i porti di Odessa e Chernomosk. Secondo gli analisti, l’accordo ha aumentato la capacità negoziale del presidente Erdogan, trasformandolo in uno degli attori chiave nella crisi ucraina.

Quello che si svolgerà oggi sarà l’ottavo incontro tra i due presidenti negli ultimi tre anni. L’ultima volta i due si sono visti a giugno, a Tehran, durante un incontro a tre con il presidente iraniano Ebrahim Raisi.

Attacco in Siria

L’obiettivo principale della Turchia nell’incontro di oggi è ottenere il via libera da parte della Russia a una nuova offensiva nel nord della Siria, il paese controllato dal dittatore Bashar al Assad, principale alleato della Russia in medio oriente.

L’accordo, o almeno la quiescenza della Russia, sono necessari per evitare incidenti, visto che nel paese sono presenti truppe russe e i cieli siriani sono sorvegliati da sistemi antiaerei manovrati da soldati di Mosca. Russia e Iran, i principali sostenitori di Assad, sono contrari all’operazione militare turca, ma non è detto che la loro opposizione sopravviva agli ultimi sviluppi diplomatici.

L’operazione che i militari turchi stanno preparando è diretta contro i turchi siriani dell’Ypg, una milizia che controlla una striscia di territorio nella Siria settentrionale. L’Ypg è uno stretto alleato del Pkk, l’organizzazione militare che da decenni lotta per l’autonomia dei curdi turchi ed è considerata un gruppo terroristico da Turchia, Unione Europea e Stati Uniti.

Dal 2016 la Turchia ha compiuto diverse operazioni militari nel nord della Siria, creando una zona difensiva profonda 30 chilometri lungo tutto il confine. Ora vuole eliminare alcuni degli ultimi centri di resistenza controllati dai curdi dell’Ypg, come Tal Rifaat e Manbij.

Nel 2014 l’Ypg è diventato famoso in tutto il mondo per la sua difesa di Kobane dagli attacchi del gruppo fondamentalista sunnita Isis. Negli anni successivi, le milizie dell’Ypg sono state la principale forza sul campo che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno utilizzato nella battaglia contro il cosiddetto Stato Islamico.

Droni per Putin

La Russia chiederà invece sostegno nella fornitura e nella fabbricazione di droni, fondamentali per il prosieguo della guerra in Ucraina. Nei giorni scorsi la Russia aveva già espresso il desiderio di acquistare droni iraniani, sottolineando la sua necessità di procurarsi questi equipaggiamenti.

La Turchia produce il drone Bayraktar, capace di compiere missioni di ricognizione e di attacco. L’Ucraina ha acquistato e utilizza con successo numerosi droni di questo tipo. Il presidente di Baykar, Kerim Has, ha però escluso che la sua azienda possa fornire droni alla Russia, un’azione che certamente causerebbe problemi con la Nato, alleanza di cui la Turchia fa parte.

Secondo le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni, Putin potrebbe chiedere ad Erdogan supporto nella creazione di una nuova fabbrica di droni da qualche parte in Russia. Le sanzioni economiche che hanno colpito il paese dopo l’invasione dell’Ucraina rendono complicata la produzione di armamenti avanzati come i droni, su cui la Russia aveva un certo ritardo già prima della guerra. La cooperazione della Turchia sarebbe importante per recuperare il terreno perduto.

© Riproduzione riservata