Le forze di difesa israeliane prenderanno il controllo di tutta la Striscia di Gaza. Questa è l’intenzione annunciata su Telegram dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha insistito: «È quello che faremo». Dopo undici settimane di blocco degli aiuti umanitari, domenica Netanyahu ha deciso di riaprire l’accesso: «Per completare la vittoria, sconfiggere Hamas e liberare i nostri ostaggi, non dobbiamo arrivare a una situazione di carestia, né dal punto di vista pratico, né da quello diplomatico. Semplicemente, non ci sosterrebbero», ha affermato in un video.

Si tratta però di un’assistenza umanitaria minima alla popolazione civile – «per assicurarsi che non si verifichi una crisi di fame nella Striscia di Gaza», dice Netanyahu – che è ormai giunta allo stremo, mentre i carichi di aiuti vengono accatastati in magazzini di stoccaggio sempre più grandi

Il nuovo metodo di distribuzione, a detta del premier israeliano, «insieme ai nostri amici statunitensi», prevederebbe «punti di distribuzione protetti dalle forze dell’Idf, che impediscono l’accesso a Hamas e permettono ad aziende americane di distribuire cibo e medicine alla popolazione. Questo richiede tempo. Stiamo per aprire i primi punti nei prossimi giorni e ne aggiungeremo altri». Sarebbe parte «del processo per sconfiggere Hamas». 

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Il blocco di aiuti è stato imposto da Israele a inizio marzo e comprende medicine, cibo, filtri per rendere l’acqua potabile, beni di prima necessità. Una decisione che, sottolinea il Guardian, è stata condannata e considerata una punizione collettiva della popolazione civile della Striscia. Se per Netanyahu la diffusione di «immagini di carestia di massa» sarebbe intollerabile, le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme: «A Gaza tutti hanno fame. Senza un’azione immediata, quasi un quarto della popolazione potrebbe essere spinto verso la carestia». Gli aiuti sono necessari «per evitare una catastrofe».

«Due milioni di persone stanno morendo di fame». Anche il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha avvertito che il rischio di carestia «sta aumentando con il deliberato rifiuto degli aiuti umanitari».

Secondo i media palestinesi, a 50 camion carichi dovrebbe essere consentito di entrare nella Striscia lunedì, mentre i media israeliani sostengono che nelle prossime ore si attende l’ingresso di nove camion carichi di cibo per bambini. Un funzionario delle Nazioni Unite ha annunciato che lunedì è previsto l’ingresso di venti camion di aiuti, per lo più carichi cibo. 

Il piano di Israele per privatizzare la gestione degli aiuti a Gaza è stato condannato dall’Unione europea: «Gli aiuti umanitari si basano sui princìpi, devono essere imparziali, neutrali e indipendenti. Oggi questo è in gioco con, tra l’altro, una proposta sul tavolo avanzata da Israele e sostenuta dagli Stati Uniti. Non accetteremo un altro sistema. Siamo pronti a rimodellare, a ripensare il sistema umanitario ma sulla base di principi e valori», ha detto la commissaria europea per la gestione delle Crisi, Hadja Lahbib, intervenendo al Forum umanitario europeo 2025 a Bruxelles. 

Anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, nella telefonata di domenica sera con l’omologo israeliano, Gideon Saar, ha insistito sull’urgenza di riprendere la consegna degli aiuti umanitari a Gaza, affermando «che certamente non sono mai stati gestiti da Hamas», al contrario di quanto sostiene Tel Aviv. 

Attacchi israeliani

Intanto nella notte tra domenica e lunedì, nella Striscia, i raid israeliani hanno ucciso 22 persone. Lo ha riferito il portavoce della Protezione civile ad Afp. «L’esercito di occupazione israeliano ha effettuato questa mattina una serie di violenti attacchi aerei a Khan Yunis, in particolare nei pressi dell'ospedale Nasser», si legge in un comunicato stampa della Protezione civile. 

E proprio ai residenti di Khan Yunis, Bani Suheila e Abasan – al centro-sud della Striscia di Gaza – il portavoce dell’Idf in lingua araba ha detto di evacuare la zona perché le forze di difesa israeliane lanceranno «un’offensiva senza precedenti» e, ha aggiunto, «a partire da ora, l’intera area di Khan Yunis è considerata zona di combattimento pericolosa». 

Un’operazione che è stata condannata dal ministero degli Esteri turco: «In un momento in cui i negoziati sono in corso, l’estesa operazione terrestre israeliana a Gaza mina ogni tentativo di raggiungere la pace e la stabilità», ha dichiarato in un comunicato, secondo cui gli attacchi contro la Striscia dimostrano che «Israele non intende raggiungere una pace duratura».

Ankara ha richiamato la necessità di «misure efficaci e decisive contro Israele» da parte della comunità internazionale «per garantire la pace e la sicurezza nella regione».

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