L’alto comando ucraino annuncia il ritiro dal piccolo villaggio di Lukiantsi e i russi proclamano la conquista di un’altra minuscola cittadina nei paraggi, Buhruvatka. È la situazione sul fronte di Kharkiv, dove da cinque giorni il Cremlino ha lanciato una nuova offensiva che ha messo in difficoltà i difensori.

La guerra in Ucraina «è arrivata a un momento critico», dice il segretario di Stato americano, Antony Blinken, arrivato a Kiev all’alba di martedì. Mentre gli ucraini inviano rinforzi al nuovo fronte, una decina di villaggi sono già caduti in mano russa, mentre il centro dei combattimenti rimane a Vovchansk, dove l’evacuazione dei suoi più di 15mila abitanti procede notte e giorno.

La visita di Blinken

La situazione di Kharkiv è stata uno degli argomenti al centro della visita a sorpresa di Blinken in Ucraina, accolto dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che lo ha ringraziato per l’approvazione da parte degli Stati Uniti del nuovo pacchetto di aiuti da 60 miliardi di euro. Le armi, ha assicurato Blinken, «sono in arrivo».

Zelensky ha ricordato che le difese antiaeree sono il sistema di cui Kiev ha maggior bisogno e ha chiesto esplicitamente due nuovi sistemi Patriot, necessari, ha detto, a proteggere Kharkiv. La città al centro del nuovo attacco via terra, infatti, è da mesi uno dei principali bersagli dell’aviazione russa. Quattro persone sono rimaste ferite ieri mattina, nell’ennesimo bombardamento della città.

Il nuovo fronte

Secondo Blinken, nell’attacco in corso nella regione di Kharkiv, i russi stanno utilizzando munizioni ricevute dalla Corea del Nord. Nella regione, ci sarebbero tra i 50 e i 60mila soldati russi, e fino a questo momento soltanto una parte avrebbe preso parte agli assalti. La loro avanzata è stata facilitata dall’assenza di significative fortificazioni ucraine nella zona immediatamente adiacente al confine.

La situazione è «estremamente difficile», ha detto ieri il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov. I russi stanno tornando in un’area che avevano già occupato all’inizio del conflitto, prima di esserne scacciati dalla controffensiva ucraina dell’autunno 2022. Veder tornare le truppe russe in territori già deoccupati è un duro colpo per il morale ucraino.

Altri gettano acqua sul fuoco della gravità della situazione. Il dipartimento di Stato americano dice che non vede probabile al momento uno «sfondamento russo verso Kharkiv», la seconda città dell’Ucraina, che si trova a una quarantina di chilometri dal fronte. Per il Pentagono, l’attacco russo non è stato una sorpresa e gli ucraini erano preparati a riceverlo.

Secondo Yuri Butusov, uno dei più famosi blogger militari ucraini, l’avanzata russa si è quasi arrestata non appena le avanguardie si sono imbattute nelle prime linee fortificate a qualche chilometro dal confine vero e proprio. Per il capo dell’intelligence militare di Kiev, Kirilo Budanov, la situazione sul nuovo fronte si sta «stabilizzando», l’attacco contro la regione di Kharkiv durerà per altri 3 o 4 giorni, poi i russi puntano a lanciare un nuovo assalto nella regione di Sumy, ancora più a nord.

Se queste informazioni fossero confermate, l’attacco contro Kharkiv e quello contro Sumy potrebbero rivelarsi operazioni mirate a disperdere ulteriormente le già esauste forze ucraine, così da facilitare ulteriori attacchi russi in quello che rimane tutt’ora il centro del conflitto: la regione di Donetsk e in particolare la sua cittadella-chiave, Chasiv Yar.

Rimpasto russo

Intanto, cominciano a delinearsi motivazioni e conseguenze della girandola di nuove nomine nel governo e nell’amministrazione presidenziale russi, conseguenza della recente rielezione di Vladimir Putin al suo quinto mandato. Secondo i principali analisti, le nuove nomine sono tutte all’insegna della continuità, anche se indicano una perdita di prestigio per l’establishment militare e l’intelligence e un aumento dell’influenza dei tecnocrati civili, la cui gestione dell’economia russa è probabilmente il risultato migliore che il regime può rivendicare a oltre due anni dall’inizio dell’invasione su larga scala.

Martedì 14 maggio ha tenuto il suo primo discorso l’astro nascente di questi tecnocrati, il nuovo ministro della Difesa, l’economista Andrei Belousov, incaricato di mettere ordine nel budget militare, limitare gli sprechi e assicurare la sostenibilità sul medio termine dello sforzo bellico russo. Nel suo breve discorso al Consiglio federale, che dovrà ratificare la sua nomina ministeriale, Belousov ha sottolineato che anche se il reclutamento di truppe è una priorità «nessuno sta parlando di una nuova mobilitazione o di altre misure di emergenza».

Martedì è stato anche annunciato il destino dell’ex segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev, uno dei più vecchi alleati di Putin, considerato il più falco tra i falchi di cui si è circondato il presidente russo. Patrushev è stato relegato al ruolo di consigliere presidenziale, un incarico significativamente meno prestigioso del precedente. Al suo posto è arrivato l’ex ministro della Difesa, Sergei Shoigu, un altro stretto alleato di Putin, ma la cui performance nel corso dell’invasione era da tempo ritenuta insoddisfacente.

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