Nei primi novanta minuti il discorso di Putin poteva essere semplicemente riassunto in questi termini: «Nulla di nuovo dalla narrazione putiniana». Non è mancata, infatti, la ricostruzione storica del presidente russo sulle motivazioni che hanno indotto la Russia ad avviare la cosiddetta “operazione militare speciale”.

Dalla difesa della popolazione nel Donbas all’occidente (Usa e Nato) che vuole trasformare il conflitto in Ucraina in una fase di confronto globale, dall’attacco all’élite ucraina – che dissocia dal popolo della Novorossija – alla enfatizzazione dei successi militari russi. Tutto questo per sottolineare, nelle parole del presidente, che il popolo russo ha risposto con «grande determinazione, coraggio e patriottismo» perché ha capito la sostanza delle «nostre azioni» che gli eroi della Patria stanno perseguendo in Ucraina (con un minuto di silenzio per le vittime di questo conflitto).

Il fronte interno

Putin ha elargito ringraziamenti ai voenkory (i corrispondenti di guerra), a tutti i soldati (a cui ha accennato la volontà di  promuovere i sergenti e i soldati più efficienti nell’amministrazione civile), agli imprenditori che hanno investito in Russia per poi sottolineare la capacità di resilienza del sistema economico russo, avvalendosi dei recenti dati del Fondo monetario internazionale e dell’agenzia statistica del Rosstat che hanno rivalutato le previsione di decrescita del Pil intorno al 2,1 rispetto alle stime iniziali del 2,4 e 2,5 per cento.

Putin ha, infatti, colto l’occasione per ribadire quanto le sanzioni occidentali abbiano peggiorato la situazione economica e sociale dei paesi che le hanno sostenute, mentre in Russia una nuova industrializzazione (nazionalizzazione dei prodotti) potrà garantire un maggiore sviluppo economico perché la vera «vittoria (pobeda) della Russia è la creazione di scuole, degli asili nido e della tecnologia scientifica che necessitano un sostanziale potenziamento».

Il messaggio per l’opinione pubblica, come è nella tradizione di questo evento, è che l’economia di guerra, gli investimenti nel settore militare e della difesa non devono peggiorare la situazione socioeconomica della popolazione. Una sorta di rassicurazione del presidente dinanzi alle preoccupazioni e alle ansie dei cittadini che sono aumentate, in base a diversi sondaggi, già dai tempi della pandemia.

Trattandosi di un’occasione istituzionale, davanti all’Assemblea federale russa, il presidente coglie annualmente l’occasione per proporre l’indirizzo politico ed economico del paese, delegandone l’attuazione al capo del governo e ai governatori regionali per le materie di loro competenza. La rottura con l’occidente è proposta come una grande opportunità, un cambiamento veloce di quest’epoca che la Russia deve saper cogliere sul piano sociale ed economico. Non mancano passaggi in cui il presidente russo ricorda la solidarietà russa sia nei confronti dell’Italia durante la pandemia sia nel recente terremoto in Turchia e Siria per specificare che la civiltà russa è distintiva, ma «non ha alcuna pretesa di esclusività e superiorità».

Guerra a lungo termine

Ma sono, in particolare, due frasi che lasciano intendere una guerra di medio/lungo periodo in Ucraina. La prima riguarda la proposta di un permesso «di due settimane per ogni soldato per visitare i suoi famigliari ogni sei mesi» e la seconda è l’affermazione che «è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia». Riprendendo anche una frase dell’ex ministro dello zar Nicola II, Pëtr Stolypin, Putin ritiene che la «Russia abbia il diritto ad essere forte» e, avviandosi alla conclusione del discorso, il capo del Cremlino annuncia la sospensione della partecipazione russa al trattato New Start, che era stato prorogato di altri cinque anni nel 2021, perché non vuole permettere agli ispettori americani di visitare i siti nucleari russi. Il presidente russo ha, inoltre, esortato il ministero della Difesa e Rosatom ad essere pronti per dei test sulle armi nucleari: «Non le useremo mai per primi, ma se lo faranno gli Stati Uniti dobbiamo essere pronti. Nessuno deve farsi illusioni: la parità strategica non deve essere infranta».

Dopo il viaggio di Joe Biden a Kiev, considerata prevalentemente come una provocazione statunitense, il Cremlino ha deciso di alzare la posta in gioco con la richiesta scritta, inviata all’ambasciata americana, di una de-escalation con il ritiro degli armamenti Nato dall’Ucraina e un’inchiesta sull’attacco ai gasdotti Nord Stream. 

Putin è consapevole che i suoi discorsi non possono lasciar trapelare nell’opinione pubblica la percezione di una sconfitta. Non potendo usare argomentazioni trionfalistiche, il presidente russo ha puntato sulla minaccia nucleare, sottolineando che la «la verità è dietro di noi»: un passato che, evidentemente, intende riproporre con uno scenario che va ben oltre i timori dei tempi della Guerra fredda.

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