Il pallone è a pezzi, viva il pallone. Tra sabato e domenica il sistema calcio ha condensato il suo peggio, restituendoci una fotografia inquietante dello stato dell'arte: le perquisizioni per tentata estorsione ai danni del presidente della Lazio Claudio Lotito, le minacce di morte alle mogli dei calciatori della Fiorentina, la sassaiola al pullman della Juventus, la paralisi normativa che impedirà di sanzionare Folorunsho dopo le offese alla madre di Hermoso.

Poco più di 48 ore di violenza, fisica e verbale, e criminalità che non creano scandalo, assuefatti come siamo all'idea che in fondo faccia tutto parte del gioco.

La criminalità che bussa alla Serie A

La narrazione della tossicità inizia dove si annida il potere. I carabinieri, su disposizione della procura di Roma, hanno effettuato perquisizioni per tentata estorsione e minacce legate a Claudio Lotito. L’obiettivo era criminale e diretto, come riportano i militari stessi: «Costringere Lotito a cedere il capitale della S.S. Lazio».

La strategia, secondo la tesi investigativa, era orchestrata con «articoli pilotati e minacce di morte» e l'accusa di manipolazione del mercato veicolata attraverso i social. Questo è il potere opaco che bussa alla porta di quello sportivo, la normale gestione del calcio che si confonde con la cronaca giudiziaria.

La notizia è stata rilevante giusto per qualche ora, prima dell'inizio della quattordicesima giornata del campionato. Perché si sa che quando la palla inizia a rotolare, c'è spazio soltanto per lei.

L'odio virtuale

La giornata è iniziata nel peggiore dei modi per la Fiorentina, sempre più ultima in classifica. Dopo la sconfitta per 3-1 sul campo del Sassuolo, le mogli di alcuni calciatori della Viola hanno ricevuto sui social minacce che travalicano il tifo, ma soprattutto la decenza. Il contenuto, agghiacciante, è stato reso noto dalla fidanzata di Dodò: «Speriamo vi muoiano i figli di cancro».

Non si tratta di un commento isolato, ma dell'espressione più lurida di un imbarbarimento virtuale che si è fatto prassi costante. Quante volte i calciatori hanno lamentato minacce su Instagram dopo un gol sbagliato o denunciato insulti basati sul colore della propria pelle? Da anni abbiamo smesso di contarle.

L'odio in campo

C'è poi un'altra forma di violenza, urlata e non vomitata da uno smartphone. L'episodio ha coinvolto il centrocampista del Cagliari Michael Folorunsho e il difensore della Roma Mario Hermoso. L'ex Nazionale azzurro si è reso protagonista di ripetuti e pesantissimi insulti all'avversario, fino ad augurare al romanista la morte della madre.

Le telecamere hanno ripreso buona parte della lite, ma l'intervento della procura federale non è scontato. Il motivo risiede in un impaccio normativo: il Codice di giustizia sportiva prevede la prova tv per gli insulti solo se sono «espressione blasfema».

La violenza verbale grave, ma rispettosa della religione, rischia di rimanere impunita.

Una normale sassaiola

Sabato sera la Serie A ha calato il suo poker di mostruosità in occasione del big match Napoli-Juventus: Il pullman bianconero è stato bersaglio di una sassaiola. Le varie versioni sull'accaduto circolate da domenica sera in avanti hanno sfumature diverse: alcune testate parlano di molte persone che si sono accanite contro il bus dei rivali, altre raccontano di un paio di individui che avrebbero tirato oggetti, ma non sassi.

Come a dire: qualcosa è successo ma non facciamone una tragedia. Come se poche settimane fa, il 19 ottobre, Raffaele Marianella non avesse perso la vita mentre era alla guida dell'autobus su cui viaggiavano i tifosi del Pistoia Basket.

La qualità del prodotto

Di fronte a un simile concentrato di fallimenti come quello dell'ultimo weekend, la risposta delle istituzioni è stata, come sempre, una litania di dichiarazioni di facciata. La Federazione e la Lega di Serie A sono i garanti dell'integrità dell'intero movimento, a partire dalla sua rappresentazione più mediatica, il massimo campionato, ma invece di avviare riforme vere, strutturali, basate su principi culturali non negoziabili che isolino realmente i violenti, si limitano a esprimere rammarico o ferma condanna.

Senza scadere nella retorica esterofila più scontata, è evidente che il nostro calcio stia affogando nella sua stessa immobilità e sia ormai lontanissimo da uno standard accettabile di decenza. E questo penalizza prima di tutto “il prodotto”, cioè quel concetto a cui tutti, a parole, dicono di tenere sopra ogni cosa per garantire un futuro più roseo al movimento.

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