In una città come Milano, le persone che vivono da sole sono in costante crescita e hanno ormai doppiato il numero di coppie. Lo stesso avviene ovunque in occidente: negli anni Sessanta, solo il 13 per cento degli statunitensi viveva da solo, oggi questa cifra è salita al 28 per cento. Nel Regno Unito, gli adulti che vivono da soli sono aumentati dell’8 per cento in un solo decennio. La tendenza si è ulteriormente consolidata in seguito ai recenti lockdown, nel corso dei quali – come dimostrato da diversi studi – si è verificato un netto aumento di separazioni e divorzi.

Visti i numeri, ci si aspetterebbe un’esplosione nell’utilizzo di Tinder e di tutte le altre applicazioni per appuntamenti, nate appositamente per aiutare nella ricerca di un partner le persone che – per varie ragioni – fanno più fatica a fare conoscenze nei modi tradizionali o desiderano sperimentarne di nuovi. I dati relativi all’utilizzo di queste applicazioni mostrano invece delle sorprese: nel 2021, nonostante la quantità crescente di persone single, il numero di “dating app” scaricate è sceso per la prima volta rispetto all’anno precedente, passando dai 280 milioni del 2020 ai 260 del 2021.

A differenza di quanto avviene con altri social network, questo non è determinato da un tasso di adozione così elevato da portare alla saturazione, dal momento che – per la loro natura – questo tipo di applicazioni viene installata e disinstallata in base al periodo che si sta affrontando. Anche la modesta crescita nel numero complessivo di iscritti (che oggi si aggira attorno ai 320 milioni in tutto il mondo) sembra essere legato più che altro agli utenti che hanno profili su più piattaforme. A Tinder, e a servizi pionieristici come OkCupid, si aggiungono infatti Bumble, Hinge, Raya, Grindr, Tantan e moltissimi altri ancora.

Lockdown e solitudine

Patrick Sison

Il picco nell'utilizzo delle app di appuntamenti è stato quindi raggiunto durante il primo, durissimo lockdown (nei primi mesi del 2020, Tinder ha toccato il record di tre miliardi di “swipe” in un solo giorno e ha aumentato i “match” del 42 per cento rispetto all’anno precedente), adesso che invece il mondo si è riaperto, e incontrare di persona gli utenti conosciuti online è nuovamente possibile, l’uso di questo tipo di applicazioni sta declinando. Non è paradossale?

In realtà, che durante il lockdown si sia registrato il picco di queste app è meno sorprendente di quanto si potrebbe pensare: il tempo libero a disposizione, la sensazione di solitudine avvertita durante la pandemia, la voglia di dare una scossa alla monotonia delle giornate e l’impossibilità di fare nuove conoscenze in altro modo sono tra le tante ragioni che hanno spiegato il boom delle app per appuntamenti mentre si era bloccati in casa.

Quello che però stupisce è che, dopo anni di crescita, il trend si sia invertito proprio quando i tanti nuovi single generati dalla pandemia hanno avuto la possibilità di sfruttare queste applicazioni per conoscere persone nel mondo reale. Una perplessità ancora più significativa considerando che, secondo una ricerca della Chicago University, chi si incontra dopo essersi conosciuto online ha il 25 per cento di probabilità in più di andare incontro a un rapporto duraturo rispetto a chi si è conosciuto per vie tradizionali (aspetto legato probabilmente al fatto che le scelte online si basano spesso su interessi comuni).

App frustranti

STRF/STAR MAX/IPx via AP

Come si spiega allora l’apparente declino nell’utilizzo delle dating app? Una ragione potrebbe essere che, dopo averle utilizzate in quantità durante il lockdown, le persone hanno scoperto che usare Tinder, Bumble, Hinge (non ancora presente in Italia) e le altre applicazioni può essere un’esperienza molto frustrante: «Tinder e Grindr sono recentemente comparse in cima all’elenco delle app che hanno maggiori probabilità di far sentire una persona infelice», si legge su Dazed. «La ricerca di applicazioni alternative sembra ugualmente inutile, spingendo gli utenti ad abbandonare del tutto gli appuntamenti virtuali».

Le ragioni di questa frustrazione sono varie: per un uomo che vuole conoscere donne, conquistare un match può essere più complicato del previsto (su Tinder, per ogni donna presente ci sono quasi quattro uomini); inoltre, spesso i messaggi inviati non ottengono risposta, mentre molte persone, anche dopo essersi scritte, preferiscono non incontrarsi di persona. E poi c’è l’inquietante dato – contenuto in uno studio di Pew Research – secondo cui un terzo delle donne che usano queste applicazioni ha ricevuto almeno una volta un insulto, mentre la metà ha avuto esperienze con uomini che hanno continuato a cercarle online anche dopo aver ottenuto un rifiuto.

Insomma, usare Tinder e compagnia può essere un’esperienza frustrante e che regala poche soddisfazioni: i numeri diffusi proprio da una dating app come Hinge rivelano che, in media, solo uno “swipe” (lo scorrimento della foto di una persona) su 500 si trasforma nello scambio di un numero di telefono. Tanta fatica e poche soddisfazioni, insomma. Se non bastasse, i maggiori tassi di insoddisfazione si rilevano proprio in una fascia d’età cruciale come quella degli appartenenti alla generazione Z: uno studio dell’agenzia YouthSight, riportato dal Financial Times, spiega che «più del 90 per cento dei giovanissimi prova frustrazione nei confronti delle dating app».

Nuove esigenze

Dating app (Ikon Images via AP Images)

Per tutte queste ragioni, le applicazioni come Tinder si stanno evolvendo per andare incontro alle esigenze degli utenti. Una nuova piattaforma come Thursday rende per esempio possibile ottenere i match, e scriversi, un solo giorno alla settimana (il giovedì, per l’appunto). Se non si approfitta subito dell’occasione, i match e i messaggi vengono cancellati e si perde ogni possibilità di conoscersi: un modo per incentivare le persone a passare all’azione, riducendo il tempo trascorso inutilmente su queste applicazioni. Una scelta radicale, ma che sembra convincere gli utenti: nel primo trimestre di quest’anno, Thursday è stato scaricato 200mila volte, il doppio dei download ottenuti nell’intero 2021.

Bumble è invece progettato per ridurre le molestie nei confronti delle donne, che su questa app sono le uniche – nel caso delle coppie eterosessuali – a poter prendere l’iniziativa e scrivere agli uomini con cui si è creato un abbinamento, riducendo così il rischio di ricevere messaggi sgraditi e insistenti. Nonostante i nuovi metodi individuati per migliorare l’esperienza, il fenomeno più recente sembra andare in direzione contraria rispetto alle dating app: negli ultimi anni si sono infatti moltiplicate le applicazioni che puntano a creare occasioni sociali per i single desiderosi di fare nuove amicizie: organizzando cene, feste, gite fuori porta, visite a musei, serate a concerti e altro ancora.

Si tratta di applicazioni – come Otto Connection o l’italiana Joiupp – che sembrano andare incontro alla necessità non tanto di trovare un partner romantico, ma di sconfiggere la solitudine che – secondo un’indagine Eurostat – affligge il 13 per cento degli italiani (negli Stati Uniti si arriva fino al 25 per cento). Una condizione che non riguarda soltanto gli anziani soli, ma spesso anche persone che si sono da poco trasferite nelle grandi città per lavoro e che hanno difficoltà a fare nuove conoscenze.

«Ho voluto creare un luogo in cui persone senza legami e con interessi in comune possono incontrarsi in un ambiente privo di pressioni», ha spiegato al Guardian Sophia Ziegler, fondatrice di Otto Connection. «Non è un sito per appuntamenti: il nostro scopo è quello di ridefinire l’essere single come una condizione piacevole e desiderabile». Potrebbe averci visto giusto, considerando che, almeno nel Regno Unito, oltre la metà delle donne e degli uomini senza partner dichiara di essere “felicemente single”.

Chi ha bisogno di un compagno o di una compagna quando si può avere una vita socialmente attiva anche restando soli? In un mondo in cui gli stigmi e i tabù verso le condizioni meno tradizionali stanno finalmente crollando, tanti single potrebbero in effetti pensarla così. D’altra parte, ormai ci sono anche delle app pensate appositamente per loro.

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