Dati raccolti di fretta e non diversificati, differenze tra nazioni e una complessità difficile da gestire: la pandemia si è rivelata troppo ardua anche per il deep learning, ma la colpa è soprattutto nostra
- Nonostante le grandi aspettative e i primi successi, due studi hanno dimostrato come praticamente nessun software basato su intelligenza artificiale si sia rivelato utile nel contrasto della pandemia
- Come sempre nel caso dell’intelligenza artificiale, il risultato dipende prima di tutto dalla bontà dei dati utilizzati per l’addestramento, e in questo settore sono stati commessi parecchi errori
- Preparandoci alla prossima pandemia, dobbiamo ricordare che l’intelligenza artificiale è uno strumento che può potenzialmente aiutare in queste situazioni eccezionali: siamo noi che dobbiamo imparare a usarla meglio.
Nell’ottobre 2020, nel pieno della pandemia, veniva presentato un sistema basato su deep learning in grado di individuare chi avesse contratto il Covid solo registrando e ascoltando la sua voce o dei brevi colpi di tosse. Tramite un’app per smartphone, questo software prometteva di riconoscere le persone infette, anche se asintomatiche, in maniera immediata e non invasiva. Due anni dopo, di questo sistema si sono perse le tracce. Non è un caso unico: se la pandemia poteva essere il primo gran



