Una strategia congeniata, quella della destra al governo: promesse di dialogo e poi, nel silenzio della burocrazia parlamentare, la serratura che scatta. Martedì 5 agosto sarà il termine ultimo per gli emendamenti alla proposta di legge sul consenso informato nelle scuole. Una scadenza calata come una lama sul lavoro delle opposizioni e della società civile. Le audizioni, annunciate e promesse, non ci saranno. O meglio: gli esperti potranno solo depositare delle “memorie scritte”, prove di dialogo archiviate con una pec.

«Un vero e proprio blitz», commentano i capigruppo in commissione Cultura alla Camera Antonio Caso (M5s), Irene Manzi (Pd), Elisabetta Piccolotti (Avs). Le audizioni servono, nel lavoro delle Commissioni, a raccogliere pareri, esperienze, proposte. Invitano esperti, associazioni, rappresentanze sociali. Servono, in democrazia, a costruire leggi sulla realtà. A fondare le decisioni non sull’ideologia, ma sul vissuto. Eppure qui la realtà viene messa alla porta.

Un lavorio da parte degli uffici della Lega in commissione Cultura alla Camera che passa attraverso i comunicati stampa che dai primi di luglio al 23 “spingono” la legge che prevede in sintesi il blocco dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole.

Il 16 luglio il Carroccio ha annunciato con entusiasmo le audizioni di “Non si tocca la famiglia”, associazione già ospitata al ministero dell’Istruzione da Giuseppe Valditara che ha accolto una petizione per fermare «le propagande ideologiche» nelle scuole. E ancora le testimonianze del mondo del Family Day come di Aldo Rocco Vitale, autore anti-gender e avvocato vicino a Mantovano, “Articolo 26”, “Pro-Vita e Famiglia” rappresentata nelle vesti di Filippo Savarese e “Generazione Famiglia” (sigla dove si cela di fatto la sezione "scuola" sempre della lobby di Pro-Vita). 

In commissione, la portavoce Maria Rachele Ruiu –  portavoce anche di Pro Vita – ha chiesto che venisse vietata «ogni forma di educazione sessuale e ogni approccio di genere nei programmi scolastici, anche nei libri».

Voci critiche silenziate

Poche le voci critiche ammesse degli esperti: Giulia Ponsiglione in rappresentanza dell'associazione nazionale presidi (ANP), Ludovico Abbaticchio, garante infanzia Puglia che ha definito come «anacronistica» la proposta di Valditara e Rossella Silvestre di ActionAid Italia. Il 23 luglio con un comunicato stampa il deputato della Lega Rossano Sasso ha attaccato l’opposizione: per dire «no al preciso disegno politico di Schlein e Conte di voler promuovere l'ideologia gender nelle scuole».

Adesso la maggioranza ha annunciato di voler sostituire le audizioni con delle «memorie scritte» per accelerare. Le associazioni escluse non sono dettagli: Save the Children, AGEDO (Associazione Genitori di Omosessuali), i sindacati della scuola, le organizzazioni studentesche, Educare alle differenze. Tutti tagliati fuori. Come se non esistessero.

Le opposizioni in una nota puntano il dito contro Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura (noto alle cronache per la sua crociata contro il cartone animato Peppa Pig, reo di aver mostrato in una puntata «due mamme»): «Un attacco alla libertà educativa mascherato da tutela. Mollicone sta cercando di blindare un disegno di legge ideologico come quello sul consenso informato nelle scuole, senza dibattito, senza ascolto, senza confronto. Così si aggira il Parlamento, si tradisce il ruolo delle istituzioni e si nega ogni spirito di confronto e dialogo con il mondo della scuola».

«È uno dei tanti atti di prepotenza che abbiamo visto in questi mesi, ma sicuramente il più grave», commenta a Domani Irene Manzi, deputata e capogruppo del Partito democratico nella commissione Cultura e Scuola. «Le sedute della Camera si concluderanno presto, ma non c’è alcuna urgenza: avevamo anche proposto di rinviare a settembre il termine per la presentazione degli emendamenti, in modo da avere il tempo di ascoltare davvero le associazioni. Invece c’è stata una chiusura totale. Faccio un appello al relatore: serve un’azione di buon senso».

Il provvedimento spaventa gli esperti: associazioni come Educare alle differenze, già sulle pagine di Domani, hanno denunciato il rischio che questo disegno di legge possa minare l’autonomia scolastica.

«Le proposte presentate da Sasso e Amorese, agganciate nominalmente al testo base del ministro Valditara sul consenso informato, ci preoccupano profondamente», spiega Manzi. «Sasso parla di affettività, Amorese di etica, ma non è chiaro cosa si potrà ancora fare o non fare a scuola. Stanno giocando con una materia delicatissima, che riguarda le relazioni tra scuola e famiglie, e il percorso educativo degli studenti. In nome dell’ideologia, non si rendono conto della pericolosità di ciò che stanno facendo».

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