È un coro unanime quello che si leva dalla piazza alla vista della fumata bianca arrivata solamente dopo la quarta votazione. Coro che diventa sempre più forte via via che, sotto i rintocchi del Campanone, il colonnato del Bernini continua a riempirsi sino all’inverosimile. E poi, l’apertura della vetrata della loggia, la sequenza dell’Habemus Papam, la comparsa del drappo e, infine, l’arrivo del 267esimo pontefice Leone XIV. È un brusio di voci, di lingue e di canti che, accompagna e scandisce, quelli che «resteranno per me dei momenti unici».

«Sono arrivato qui questa mattina e non mi sarei mai aspettato di vedere un papa americano da quel balcone. Non so chi sia, conta che è americano come me», dice James da New York mentre continua a sventolare la bandiera a stelle a strisce davanti ai telefonini trepidanti di immortalare una di quelle giornate che tutti i romani, prima o poi, sanno che vivranno.

«Non sono un credente ma sono venuto qui in piazza non appena ho saputo della fumata. C’ero anche quando è stato eletto Francesco e, a dir il vero, lui mi sembrò subito più simpatico». Ricorda invece Franco che vive qui vicino e che di papi su quel balcone ne ha visti quattro. Come lui, in tanti a precipitarsi su via della Conciliazione da ogni angolo della Capitale.

A spingerli ad accalcarsi è la voglia di esserci e vedere con i loro occhi una tradizione che, pur restando immutata da secoli, è capace di farsi nuova a seconda di chi indossa la talare bianca. «Noi eravamo in un bar a San Lorenzo (quartiere di Roma n.d.r.) e appena abbiamo visto il comignolo fumare in televisione, siam corsi qui in motorino», dice Alice, studentessa di origini brianzole che ha appena videochiamato la nonna per farle vedere «il balcone della televisione». Balcone che Rita, 80enne venuta di proposito da San Sebastiano al Vesuvio (Na), difficilmente dimenticherà. «Volevo esserci, anche perché quando mi ricapita? Lui mi sembra abbastanza giovane come papa quindi, mi sa, toccherà prima a me andarmene». Tra la piazza c’è anche chi già nota, dall’appello alla pace al pensiero agli ultimi, una sorta di continuità rispetto al pontificato di Francesco. «Anche perché l’ha fatto lui cardinale, mica a caso» – ironizza Lorenzo di Pescara.

Al suo fianco, casualmente, c’è un prelato argentino dal sorriso contagioso che non smette di sventolare una bandierina statunitense. «Papa Francesco è stato uno dei miei insegnanti in seminario. Mi ricordo quando lo vedevo a Buenos Aires visitare le baraccopoli di Buenos Aires», ricorda sorridente il rev. George Gabriel Giorgetti di El Paso. «Nonostante abbia scelto un nome che rimanda alla tradizione, anche il nuovo papa secondo me sarà un innovatore come Francesco. Anche lui metterà al primo posto i poveri e gli emarginati». Poco distanti da lui, sotto l’obelisco di San Pietro, ci sono anche altri americani muniti di bandiera e in posa davanti ai curiosi. «Hanno eletto un americano perché può portare a termine quel lavoro di cui gli italiani non sono capaci ovvero risanare le finanze americane. Poi, sicuramente, saprà affrontare gli scandali degli abusi sessuali nella Chiesa meglio di quanto ha fatto Bergoglio», evidenzia Noah di Miami.

Altri hanno già iniziato a cercare notizie su di lui come Giorgio, «ho letto che in passato si è schierato contro Trump. Spero continui a rimanere delle sue idee, intanto dimostra come anche in America ci siano tanti che non la pensano come l’attuale presidente».

«In realtà - dice Giulia di Udine - «si è presentato come l’uomo della pace. È di questa che abbiamo bisogno. Ha parlato anche di ponti. Bene, speriamo che come Francesco faccia qualcosa di concreto per porre fine a quest’incubo a cui ormai ci siamo abituati».

Alla chiusura della vetrata e allo spegnersi dei riflettori sul balcone, non terminano i cori improvvisati degli oltre centocinquantamila radunatisi per ascoltare le prime parole di un papa chiamato a confrontarsi con un’eredità pesante. Con la speranza, che lo giubilo dell’elezione rimanga immutato anche sotto un pontificato che si prospetta tutto in salita. Dopo giorni di comignoli e gabbiani, verso la mezzanotte iniziano ad affievolirsi anche le ultime voci. A guardia del soglio pontificio resta, immobile, solo il colonnato del Bernini.

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