L’imbarcazione era partita il 18 dicembre da Zuwara, ma poco dopo si sono perse le tracce. L’organizzazione ha allertato la Guardia costiera italiana, senza successo. Ci sarebbe una persona sopravvissuta, che sarebbe stata soccorsa da pescatori tunisini e portata in ospedale in Tunisia. «Chiediamo risposte di fronte al silenzio e all’indifferenza», denuncia l’ong
Nella notte del 19 dicembre potrebbe essersi verificato l’ennesimo naufragio al largo delle coste libiche. Un’imbarcazione, partita da Zuwara la sera del 18 dicembre, con a bordo 117 persone, si sarebbe rovesciata. A rendere nota la notizia e chiedere chiarimenti sull’accaduto è Alarm Phone, organizzazione che mette a disposizione una linea telefonica gestita da attivisti per raccogliere e diffondere richieste di soccorso delle persone migranti che attraversano il Mediterraneo.
Secondo le informazioni ricevute dall’organizzazione, che offre una ricostruzione dei fatti, la partenza sarebbe avvenuta alle 20 ora locale del 18 dicembre. Già la mattina successiva, Alarm Phone ha provato più volte a mettersi in contatto con l’imbarcazione tramite telefono satellitare, senza successo. Per questo l’organizzazione ha allertato la guardia costiera italiana e le ong, senza però avere una posizione Gps che potesse facilitare l’individuazione della barca.
La Guardia costiera italiana, si legge nel comunicato, ha confermato di aver ricevuto la comunicazione di Alarm Phone ma ha «immediatamente interrotto la chiamata senza fornire ulteriori informazioni o rassicurazioni». I cosiddetti guardiacoste libici hanno invece comunicato di non aver intercettato alcuna imbarcazione in quei due giorni.
La prima informazione è arrivata la sera del 21 dicembre, quando – secondo quanto riferito da alcuni pescatori tunisini – sarebbe stato trovato un sopravvissuto su una barca di legno, l’unico. «L’uomo avrebbe dichiarato di essere partito da Zuwara due giorni prima e di essere l’unico sopravvissuto», scrive Alarm Phone, sottolineando come poco dopo la partenza «le condizioni meteorologiche sono peggiorate drasticamente, con venti che hanno raggiunto i 40 chilometri orari».
Alarm Phone non è però riuscita a mettersi in contatto con l’uomo, che sarebbe stato portato dai pescatori in un ospedale tunisino, non riuscendo quindi a confermare le informazioni. Alla richiesta di inviare mezzi di soccorso per cercare sopravvissuti o recuperare i corpi, e fornire informazioni aggiornate, la guardia costiera tunisina non ha risposto.
Le organizzazioni della società civile del soccorso in mare non sono riuscite a intervenire prima del naufragio: Sea Watch 5 aveva già lasciato la zona, mentre ResQ People non si trovava abbastanza a sud per individuare l’imbarcazione. Nemmeno gli aerei civili che pattugliano il Mediterraneo hanno trovato tracce visibili di un recente naufragio, né di sopravvissuti. Mentre l’aereo di Frontex, l’agenzia di frontiera europea, ha sorvolato l’area – sottolinea Alarm Phone – dal 20 al 22 dicembre (il 21 dicembre ben due volte) senza però far sapere se è stato rilevato o meno qualcosa.
Silenzio
«Di fronte al silenzio e all’indifferenza delle autorità, noi chiediamo risposte», ha scritto Alarm Phone, ricordando che «le famiglie in cerca dei loro cari scomparsi hanno il diritto di conoscere la verità». Cosa ha visto Frontex quando ha sorvolato l’area? Perché non sono state avviate operazioni di ricerca e soccorso? Che fine ha fatto il presunto sopravvissuto? Sono alcune delle domande che l’organizzazione pone «al regime europeo di controllo delle frontiere, le cui politiche di deterrenza, abbandono e criminalizzazione delle migrazioni producono sistematicamente morti in mare».
«La violenza alle frontiere non si ferma a Natale», ha denunciato Sea Watch, «Se le frontiere fossero aperte, queste persone probabilmente non sarebbero mai state costrette ad attraversare il Mediterraneo. Chiediamo risposte!». E, conclude l’ong tedesca: «Tutto ciò che vogliamo per Natale sono le frontiere aperte».
Le politiche europee, invece, hanno avuto come conseguenza migliaia di scomparsi e morti in mare: secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), dal 2014 nel Mediterraneo sono scomparse in mare almeno 33.220 persone. Quella del Mediterraneo centrale è la rotta più mortale: in quest’area sono scomparsi 25.775 naufraghi; 4.552 nel Mediterraneo occidentale, 2.893 nel Mediterraneo orientale. Si tratta senza dubbio di numeri al ribasso, poiché non vengono contati i naufragi fantasma, cioè tutti quegli incidenti che non sono visibili e di cui non si viene a conoscenza. Nel 2025, l’Oim ha registrato almeno 1.190 persone scomparse.
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