Un ordigno rudimentale azionato con una miccia. Un’esplosione che sveglia il quartiere distruggendo due auto e danneggiando il cancello di una villetta di Campo Ascolano, una frazione di Pomezia, alle porte di Roma. È la villetta di famiglia del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che da poco era rientrato in casa. Così come sua figlia che aveva lasciato una delle due vetture in strada.

«Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell’esplosione, potevano ammazzarla. Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che pochi giorni fa ho annunciato i temi delle nuove inchieste di Report», ha detto Ranucci a poche ore dall’attentato.

La procura di Roma ha aperto un’inchiesta per danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso. Significa che la modalità con la quale è stata organizzata l’azione rimanda a una condotta in grado di evocare la forza intimidatrice tipica dell’agire mafioso, certamente riscontrabile in questa circostanza. Un metodo che sussiste anche senza l’appartenenza del o dei soggetti a un gruppo criminale condannato per il reato associativo mafioso. Le indagini sono in corso, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo, e coordinate dalla distrettuale antimafia di Roma, pubblico ministero Carlo Villani, procuratore aggiunto Ilaria Calò.

La scorta rafforzata

Ranucci è sotto scorta dal 2021 e dopo l’esplosione sono state ovviamente rafforzate le misure di sicurezza, viaggerà su un’auto blindata. Ma chi ha fatto esplodere l’ordigno e perché? Sono le domande alle quali deve rispondere l’indagine.

Poco dopo il boato sarebbe stato visto un uomo incappucciato scappare, lo ha raccontato un testimone. Ranucci non tornava a casa da qualche giorno e questo lascia ipotizzare un possibile pedinamento del giornalista. I carabinieri stanno analizzando le telecamere di sorveglianza che si trovano in zona ricostruendo possibili tragitti.

Sul punto un elemento utile e inquietante viene fornito da Paolo Fiorentini, presidente del comitato cittadino di Campo Ascolano, la frazione dove c’è l’abitazione di Ranucci. «Fino a pochi anni fa c’era spesso la macchina delle forze dell’ordine qui davanti, poi è sparita. Sono due anni che come comitato cittadino chiediamo al comune di posizionare almeno un paio di telecamere. Non siamo stati ascoltati. Fortuna che non è successo nulla, perché quell’ordigno era in grado di uccidere», ha detto annunciando un presidio di solidarietà.

L’indagine non si ferma alle telecamere. In questi casi si procede anche alla verifica delle celle che agganciano in quel quadrante e in quelli più prossimi per capire eventuali soggetti sospetti presenti nella zona. È possibile, attraverso strumenti di analisi, fare un match, una corrispondenza, con l’eventuale tragitto seguito dal sospettato attraverso le eventuali telecamere presenti sul percorso. Un tentativo che potrebbe rivelarsi vano in caso di un’azione eseguita da criminali di spessore che difficilmente agiscono con un cellulare in tasca.

Le testimonianze di chi era in zona possono risultare importanti per eventuali presenze o movimenti sospetti notati prima e dopo l’esplosione. In casi così complessi e gravi, si può procedere anche alla verifica dei tragitti pregressi fatti dal giornalista per rientrare a casa a Pomezia, per capire se i ponti ripetitori lungo il percorso sono stati agganciati da altri telefoni, oltre a quelli del giornalista e degli agenti della sua scorta. Questo per scoprire i soggetti che potrebbero averlo eventualmente seguito. Nulla viene lasciato al caso dopo episodi di questa gravità.

La solidarietà bipartisan

Dopo l’attentato, politici di ogni schieramento hanno inondato di dichiarazioni le agenzie di stampa. Di solito il tenore delle dichiarazioni, soprattutto se provenienti da esponenti della maggioranza, è orientato al dileggio, alla delegittimazione e all’annuncio di querele nei confronti di chi fa giornalismo investigativo. In questo caso, ed era inevitabile, sono arrivate parole di vicinanza e solidarietà. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha fatto sapere che «libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere».

Le opposizioni sono intervenute per denunciare l’isolamento, gli attacchi continui alla libera stampa.

Hanno chiesto al governo, in particolare al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, di riferire in aula su quanto accaduto e sull’attentato che ha colpito il conduttore di Report. Elly Schlein ha telefonato a Ranucci per esprimergli la sua vicinanza e la sua «solidarietà umana e politica». Schlein ha assicurato la massima disponibilità del partito a fare tutto il necessario per proteggere il suo lavoro d’inchiesta e la libertà di stampa.

Il leader del M5s, Giuseppe Conte, ha lanciato un appello per scendere in piazza in difesa del giornalismo investigativo. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto pervenire a Ranucci la sua solidarietà esprimendo una «severa condanna» per il grave gesto intimidatorio. L’attentato ha scosso anche i vertici delle istituzioni europee. «Solidarietà a Ranucci. Sollevata che lui e sua figlia siano rimasti illesi. La libertà di stampa è il cuore della democrazia», ha dichiarato Roberta Metsola, presidente del parlamento europeo.

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