La Sardegna è oggi uno specchio delle fragilità del Servizio sanitario nazionale. Un’isola che ogni estate quintuplica la popolazione con i flussi turistici e si ritrova con pronto soccorso al collasso e reparti senza personale. Tuttavia le criticità non sono solo estive. Un sardo su sei ha rinunciato a curarsi (17,2 per cento, quasi il doppio della media nazionale), i medici di base in quattro anni sono calati del 39 per cento, il peggior dato d’Italia. E in tutta l’isola non esiste ancora una terapia intensiva pediatrica: i bambini più gravi vengono trasferiti in elicottero verso ospedali della penisola.

È questa la fotografia che la giunta Pd-M5S guidata da Alessandra Todde ha ereditato un anno e mezzo fa, dopo decenni di fallimenti e promesse mancate. La risposta è stata drastica: lo scorso aprile sono stati azzerati i vertici di tutte le Asl sarde e rimossi in blocco i direttori generali.

«Se c’è una squadra che non funziona si cambia allenatore – spiega l’assessore alla Sanità Armando Bartolazzi – secondo Agenas la Sardegna è in fondo alle classifiche sui Lea. Non potevamo restare immobili». Ma i direttori rimossi contestano la scelta e annunciano battaglia. Marcello Acciaro, ex Dg della Asl Gallura, accusa: «Qualcuno ha vinto le elezioni e ha detto: adesso metto i miei piloti. Ma se mancano i medici, può arrivare anche il miglior pilota del mondo, il sistema non funziona».

La carenza di personale resta il punto critico. Al pronto soccorso di Olbia i medici raccontano turni impossibili: «D’inverno ci sono 140mila abitanti, d’estate arrivano sei milioni di turisti. Servirebbero almeno 24 medici, ce ne sono tre». Un’infermiera aggiunge: «Siamo allo stremo. I pazienti restano ricoverati qui per giorni: si chiama boarding, e viola tutte le norme di sicurezza».

Caos sardo

Bartolazzi riconosce la gravità e lancia la sua proposta: «creare un sistema tampone per dare possibilità di lavoro ai medici offrendo loro le vacanze per tutta la famiglia nei mesi di maggiore afflusso». E aggiunge: «Pure dalla Svezia verrebbero a prendere sole in Sardegna, visto che lo vedono due mesi l’anno». Ma le soluzioni tampone rischiano di non bastare per le carenze strutturali. Per questo l’assessore afferma: «Non posso clonare gli specialisti. Mancano neurochirurghi, ho fatto scouting in Italia e all’estero e non ci sono neurochirurghi disponibili a venire qui, quindi dobbiamo lavorare con quello che abbiamo».

Tra le eredità della precedente giunta di centrodestra c’era anche la bozza preliminare di un accordo con Cuba per l’arrivo di 123 medici da inviare nei presidi in sofferenza. «Avevo stanziato 6 milioni di euro - ci spiega l’ex assessore alla sanità, Carlo Doria – che non servivano per pagare gli stipendi, perché questi medici venivano assunti coperti dal budget delle ASL, quei soldi erano per coprire le spese accessorie: voli, affitto, assicurazioni. Tra l'altro quei 6 milioni di euro stanziati sono ancora lì. Solo che una delle prime affermazioni che è stata fatta da chi rappresenta oggi questa legislatura è: io non porterò i medici cubani».

La giunta Todde, infatti, non ha dato seguito alla trattativa, frenata ora dagli avvertimenti di Washington: per gli Stati Uniti le missioni mediche cubane non sarebbero cooperazione, ma “sfruttamento del lavoro” e hanno annunciato l’entrata in vigore di sanzioni ai funzionari di paesi terzi che sigleranno accordi con Cuba, incluso il divieto di ingresso negli Usa.

Mentre il dibattito politico si concentra sulle emergenze sanitarie, il cuore della contesa resta il commissariamento. Una scelta che la giunta difende come indispensabile per riformare il sistema, ma che è ora sotto la lente della giustizia amministrativa. A luglio il Consiglio di Stato ha accolto l’appello cautelare dell’ex direttore generale della Asl di Sassari, Flavio Sensi, ribaltando la decisione del Tar che a giugno aveva respinto la richiesta di sospensione.

I giudici amministrativi di secondo grado non si sono pronunciati nel merito, ma hanno rinviato al Tar la valutazione definitiva, che dovrà stabilire entro fine ottobre se vi siano state irregolarità nelle revoche e nelle nomine dei commissari. Nel frattempo gli ex direttori (una decina) annunciano ricorsi non per tornare in sella, ma per chiedere risarcimenti: «Questo commissariamento è illegittimo, quindi andremo davanti alla Corte Costituzionale che valuterà se la Todde ha fatto bene o ha fatto male», dichiara Acciaro, che aggiunge: «Non chiediamo il reintegro, ma il danno, agiremo dopo le pronunce dei giudici amministrativi».

La replica dell’assessore

L’assessore Bartolazzi respinge le accuse di spoil-system: «Il nostro progetto parte da qui: commissariamento, riforma sanitaria, nomina di nuovi direttori. Non escludo ripescaggi, ma la Sardegna non può più restare fanalino di coda». E rivendica un piano di interventi: un ospedale pediatrico con terapia intensiva, il registro tumori regionale, una quarta base Areus per gli elicotteri del 118, oltre al rafforzamento della medicina territoriale con 50 case di comunità.

La presidente Todde ha fatto del rilancio della sanità pubblica il proprio cavallo di battaglia. L’auspicio è che riesca davvero a invertire la rotta. Perché la Sardegna oggi resta in trincea, stretta tra carenze strutturali e un contenzioso che rischia di bloccare ogni riforma.

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