Sono molte le piazze di tutto il mondo che si sono riunite oggi per chiedere la fine del conflitto in Ucraina, la protezione umanitaria dei civili e per dire no alla guerra come strumento di regolazione dei rapporti internazionali. Durante il terzo giorno di offensiva russa nel paese, la società civile si è radunata per le strade di Roma, Milano, Napoli, Firenze, Cagliari, Londra, Parigi, Ginevra, Cipro, ma anche di Sydney, Buenos Aires, Città del Messico, Seul e in Russia. «Stand for peace», «Stop Putin», «Putin is a killer», «I’m russian, stop the war. Safe Ukraine», sono alcuni tra i cartelli che hanno fatto il giro del mondo.

Le piazze italiane

A Roma e Milano l’adesione è stata enorme. Nella capitale hanno partecipato migliaia di persone alla manifestazione organizzata dalla Rete italiana per la pace e il disarmo in piazza Santi Apostoli. Promossa da 40 associazioni, hanno aderito oltre 100 sigle. Ad aprire l’evento un minuto di silenzio in ricordo delle vittime e il ricordo del fondatore di Emergency e chirurgo, Gino Strada. In chiusura invece la canzone dei Beatles Give peace a chance. La piazza ha unito il mondo del lavoro – Cgil, Cisl, Uil – della scuola e molte associazioni, come Anpi ed Emergency, scout, famiglie e cittadini.

«Pensiamo che le armi debbano tacere al più presto. Deve ritornare in campo la diplomazia. La guerra non è mai la soluzione», ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, presente all’evento. Ha poi ricordato la posizione del governo italiano «molto dura» e «in linea con tutti i paesi europei». Sulle sanzioni, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha sottolineato che «sono uno strumento necessario a colpire chi ha da dato il via a una guerra in maniera unilaterale. Sostegno e solidarietà al popolo ucraino. Si fermino le armi», ha detto durante la manifestazione. «Considerare la guerra uno strumento normale di regolazione dei conflitti e dei rapporti tra Stati e popolazioni è ciò che l’Europa deve evitare», ha affermato il segretario della Cgil Maurizio Landini. 

Un tappeto di colori della pace si è steso invece in piazza Duomo, a Milano, dove migliaia di persone hanno sventolato bandiere, molte quelle ucraine, e sfilato partendo da piazza Cairoli. Gli organizzatori hanno stimato 30mila persone. «Hands off Ukraine», giù le mani dall’Ucraina, «stop Putin, stop war», recitano i cartelli. Nel capoluogo lombardo vive la comunità ucraina più grande d’Italia, circa 20mila persone. «Solo questo possiamo fare al momento», ha spiegato Alla, una donna ucraina, all’Ansa, «manifestare solidarietà al nostro popolo in questo corteo. La mia famiglia vive vicino alla Crimea e da tre giorni sono entrati i russi. Ogni mattina mi sveglio con le chiamate di mia madre che stanotte sentiva esplosioni», ha detto.

Oltre a Firenze e Cagliari, lo scorso 25 febbraio a Bologna piazza Maggiore si è riempita di migliaia di persone: hanno manifestato in 10mila. «L'Europa intervenga», aveva detto Alberto Zucchero, del Portico per la pace, realtà promotrice dell’evento. «Questa piazza ci riscalda ma non ci consola», aveva detto. A prendere la parola anche la vicepresidente della regione Emilia-Romagna, Elly Schlein che «a chi con malizia chiede in queste ore “dove sono i pacifisti”» risponde: «Eccoli, eccoci, dove siamo sempre stati, anche ad avvertire di alcuni errori dell’occidente ma soprattutto dei rischi della proliferazione della vendita di armi verso i paesi impegnati in conflitti».

Nel mondo

A supporto della popolazione ucraina e contro la guerra in migliaia anche nelle strade di Francoforte, in Germania, e secondo i media svizzeri a Berna c’erano tra 10mila e 20mila persone.

Le immagini della grande partecipazione in Estonia sono state condivise dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. «La più grande manifestazione nella storia moderna dell’Estonia è avvenuta in Ucraina. Sono grato alla popolazione estone», ha scritto sul suo profilo Twitter. A Sarajevo invece la società civile ha chiesto: «Non abbandonate l’Ucraina come avete fatto con la Bosnia».

In Europa, e non solo, molti monumenti sono stati illuminati con i colori della bandiera ucraina: dalla Tour Eiffel a Parigi all’Empire state building di New York.

Gli arresti

Nonostante Vladimir Putin ritenesse di avere un ampio sostegno pubblico all’invasione, anche in Russia molte persone hanno mostrato il loro dissenso protestando e rendendo pubblica la loro opposizione, rischiando sia sul piano personale sia professionale.

Lo scorso 24 febbraio infatti sono state arrestate più di 1.800 persone, soprattutto a Mosca e San Pietroburgo. Hanno preso parte alle proteste anche esponenti del mondo dello spettacolo, del giornalismo e degli affari. Molti cittadini russi sono rimasti sbalorditi dalla decisione del Cremlino.

Il Guardian ha raccontato di un giovane che, dopo aver alzato un cartello contro la guerra, è stato trascinato via brutalmente da quattro agenti della polizia. Molti cittadini russi vogliono far sentire la loro opinione, nonostante la repressione. «Ma la guerra non è mai giusta. Ho bisogno di essere qui perché mi vergogno», ha detto al Guardian una giovane donna. 

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