Dov’è il «pactum sceleris?». Se lo chiedono i giudici del tribunale del Riesame di Milano che, nelle motivazioni sull’annullamento degli arresti di Alessandro Scandurra e Andrea Bezziccheri, indagati eccellenti nella maxi inchiesta sulla gestione dell’urbanistica dentro e fuori Palazzo Marino, che fanno a pezzi le tesi accusatorie di pubblici ministeri e gip.

«Congetture», «semplificazioni argomentative svilenti», «nessuna prova del patto corruttivo». Mattone dopo mattone i giudici Pendino, Ghezzi e Papagno demoliscono, dunque, l’impianto tirato su come un grattacielo dalla magistratura milanese che negli ultimi mesi ha messo a fuoco il sistema entro il quale politici, imprenditori, palazzinari, archistar e notabili si muovevano «saccheggiando la città».

Milano ai loro piedi. Alla mercé – secondo i pubblici ministeri coordinati dall’aggiunta Tiziana Siciliano – degli interessi privatistici della conventicola di soliti noti che, come raccontato dalle migliaia di pagine di chat presenti nel fascicolo d’indagine, progettavano di costruire torri altissime programmando bevute condivise di gin tonic o pedalate per il centro, noncuranti dei problemi reali dei fuorisede, impossibilitati a coprire l’affitto, o del ceto medio, costretto a vivere alle porte del capoluogo meneghino e a chilometri di distanza dal posto di lavoro.

Nel sistema scoperchiato dagli organi inquirenti c’era chi, come il “re del mattone” Manfredi Catella si muoveva con «modi padronali» all’interno del Comune e chi, come il sindaco Beppe Sala, indagato insieme al ceo di Coima nello stesso procedimento, veniva trattato quasi come un «dipendente poco efficiente».

Tutto questo per il Riesame non basta. È il sistema che i magistrati hanno trovato, non i reati: quanto sembrerebbero suggerire le motivazioni depositate martedì mattina sull’architetto, ex membro della Commissione paesaggio in comune, Scandurra, e sul patron di Bluestone, Bezziccheri.

Le motivazioni

In particolare alla base della decisione del tribunale non ha avuto peso il difetto delle esigenze cautelari, bensì l’assenza degli indizi di colpevolezza. «Il collegio ritiene che in capo ad Alessandro Scandurra difettino gravi indizi di colpevolezza», scrivono per l’appunto i giudici riferendosi al professionista al quale i pm contestano di aver «piegato l’esercizio della sua funzione valutativa in seno alla Commissione paesaggio in favore degli interventi di interesse di Coima e di suoi personali». Tradotto: per i pubblici ministeri Scandurra avrebbe ricevuto dalla società dell’immobiliarista Catella, in attuazione di un presunto accordo di corruzione, parcelle pari a circa 138mila euro.

Tuttavia per il Riesame le «argomentazioni del giudice impugnato non convincono. Difetta, ad opinione del collegio, l’individuazione degli elementi essenziali del reato contestato». Inoltre, sempre secondo i giudici, mancherebbe, come detto, «la prova del pactum sceleris intervenuto tra soggetto corruttore e pubblico ufficiale corrotto».

Per il tribunale del Riesame «emerge in definitiva un quadro fattuale confuso che non permette di apprezzare se Scandurra avesse concretamente polarizzato attorno a sé una cerchia di imprenditori risoluti a pagarlo per ottenere l’aggiudicazione di pareri favorevoli dalla Commissione per il paesaggio». E anche la fattura di 22mila euro, che per il gip sarebbe falsa, «non è affatto tale ma riferita all’attività svolta dall’architetto per Coima, per l’importo esattamente concordato».

Poi, in altre ventidue pagine il Riesame si focalizza su Bezziccheri, già rinviato a giudizio per Park Towers, il progetto di tre torri per 113 appartamenti, in zona Crescenzago, finito al centro di uno dei filoni delle indagini sulla gestione urbanistica. «Non si comprende sulla scorta di quali evidenze il Gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati da Bezziccheri a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell’attività di libero professionista.

Il Gip – si legge nelle carte – omette di considerare le risultanze probatorie nella loro dimensione dinamica riproponendole acriticamente e connotandole di autoevidenza come dimostrano le chiose finali». Per l’imprenditore, pertanto, sarebbe infondata l’ipotesi di reato di corruzione: nel suo caso, il Riesame arriva a ipotizzare «tutt’al più un abuso d’ufficio», ormai abolito.

Il sistema

Intanto la procura aveva già annunciato ad agosto che avrebbe fatto ricorso in Cassazione contro l’annullamento delle misure cautelari che inizialmente erano state disposte anche per Catella, per l’imprenditore Federico Pella, per l’ex presidente della commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e per l’ex assessore Giancarlo Tancredi.

«Noi andremo avanti in questa indagine. Non perché siamo ossessionati da una sorta di furore, ma perché la legge ce lo impone», aveva detto l’aggiunta Siciliano, a capo di un team che negli ultimi anni ha portato alla luce le criticità del fenomeno urbanistico a Milano. Il sistema, appunto. Il sistema le cui ombre sembrerebbero aver spesso nascosto gli interessi pubblici. «Noi cerchiamo di fare le cose per bene», ha commentato il primo cittadino che ieri ha anche incontrato le famiglie “sospese” dai cantieri.

A loro Sala ha promesso che «il Comune continuerà a lavorare per sbloccare la situazione». Un’altra situazione invece pare sbloccata del tutto: quella sull’operazione di compravendita ai club di Milan e Inter dello stadio Meazza.

«Se tutto va bene domani (oggi, ndr) dovremmo andare in giunta con la delibera della vendita di San Siro perché con i club siamo arrivati ad un accordo. Lo stadio deve essere pronto per il 2031, perché la Uefa ci sta dicendo che non considereranno Milano per gli europei di calcio del 2032 se rimarrà San Siro», ha dichiarato ancora il sindaco suscitando le polemiche dei comitati cittadini che da tempo si battono per la salvaguardia della storica struttura nella città del cemento e degli interessi più uguali di altri.

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