In settimana è stata esposta alla Camera la borsa di Paolo Borsellino, in attesa della sua commemorazione il 19 luglio. Al via le correzioni della circolare del Csm sulle procure
Care lettrici, cari lettori
le giornate di caldo tropicale di questi giorni fanno emergere ancora in tutta la sua drammaticità il problema delle carceri. Ad oggi, nessuna soluzione al sovraffollamento – 16mila detenuti in più rispetto alla capienza standard – e ai suicidi è arrivata, se non la promessa di costruire nuove strutture, con la missione devoluta al commissario straordinario nominato nel settembre scorso.
Non si placa nemmeno lo scontro tra governo e Cassazione, dopo la pubblicazione delle relazioni dell’Ufficio del Massimario sul dl Sicurezza e sul protocollo Albania. Su questo è intervenuta la giurista Vitalba Azzollini.
In settimana, inoltre, è stata esposta per la prima volta alla Camera la borsa di Paolo Borsellino, recuperata dopo la strage di via D’Amelio e in vista della commemorazione del 19 luglio. L’Antimafia, però, sta vivendo mesi confusi e complicati, come racconta Attilio Bolzoni.
A proposito degli eventi di dibattito sulla riforma costituzionale, segnalo quello di oggi – venerdì 4 luglio – a Cagliari alle ore 17, organizzato dai magistrati di Area, che affronta non solo la riforma ma anche il decreto Sicurezza.
Infine vi ricordo che è ricominciato Per questi motivi, il podcast di Domani sui processi che hanno cambiato la storia italiana. La prima puntata – che potete ascoltare su Spotify, tutte le principali piattaforme di podcast e anche sul sito di Domani – racconta il processo a Mary Fiore, la quale gestiva un centro di bellezza nel cuore di Roma che era anche la centrale per la gestione degli appuntamenti delle squillo più belle della capitale. Un fenomeno, quello delle squillo, nato dopo l’approvazione della legge Merlin, che nel 1958 ha abolito le case chiuse e reso un reato lo sfruttamento della prostituzione.
L’appuntamento con le nuove puntate è ogni due settimane, per non perdervi nessuna nuova uscita cliccate sulla campanellina di Spotify sotto al titolo del podcast e, se Per questi motivi vi sta piacendo, lasciate una recensione positiva e consigliatelo ad altri appassionati di crime!
La polemica governo-Cassazione
Da una settimana è in corso la polemica tra governo e Cassazione. L’ufficio del Massimario ha pubblicato una relazione sul dl Sicurezza e, in precedenza, una anche sul protocollo Italia-Albania. In entrambe si mettono in risalto i possibili profili di incostituzionalità di alcune previsioni e di problematicità dei nuovi reati previsti.
Si tratta di «una base di analisi», viene spiegato da un magistrato di Cassazione, «orientativa e a prima lettura». Di conseguenza «non costituisce un orientamento per le decisioni future», viene specificato. Tuttavia si tratta di uno strumento per i magistrati per orientarsi rispetto alla nuova normativa, con riferimenti alle posizioni della dottrina e ai precedenti di giurisprudenza costituzionale.
Di qui la dura reazione del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che si è detto «incredulo» e ha dato mandato ai suoi uffici di «acquisire la relazione» e soprattutto «conoscerne l'ordinario regime di divulgazione». Sottintendendo dunque il sospetto che la relazione non potesse essere resa pubblica e sia stata fatta uscire per danneggiare il governo. Parole che fanno anticipare l’ennesimo scontro istituzionale tra governo e toghe.
Una replica, seppur indiretta, è arrivata dalla prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano, che in due interviste ha detto: «Sono sinceramente stupita del suo stupore. È dal 2003 che il Massimario, il nostro ufficio studi, svolge questo tipo di attività ogni volta che c’è una nuova legge, in presenza di norme di carattere internazionale per le ricadute che possono avere sulla legislazione nazionale e di pronunce della nostra Corte costituzionale. Si tratta di analisi di tipo tecnico-scientifico che mettiamo a disposizione di tutti i giudici per migliorare complessivamente la qualità dell’interpretazione delle leggi».
La polemica però non si è chiusa. Il ministro in un’altra intervista ha parlato di uno sgarbo istituzionale al Colle «perché contiene critiche radicali sul decreto sicurezza, sia sulla sua necessità e urgenza, sia sui suoi contenuti, ritenuti manifestamente incostituzionali. Se cosi' fosse, il presidente sarebbe stato il primo a rilevarli, e invece non l'ha fatto».
Dal Quirinale, invece, è trapelata irritazione proprio per le parole del guardasigilli, che rischiano di trascinare Mattarella in uno scontro politico tra organi dello Stato.
A proposito di quello che sta accadendo, vi propongo una mia analisi dei fatti.
L’intervento del Csm
Intanto, tutti i togati e tre laici di minoranza del Csm hanno chiesto una apertura di una pratica a tutela dell’Ufficio del Massimario, anche contro le parole di Nordio. Si tratta della seconda occasione in cui il Csm interviene a tutela della Cassazione, a causa di attacchi politici.
I laici di centrodestra hanno reagito con una nota in cui scrivono che «più che l'apertura di una pratica a tutela sarebbe stato più opportuno valutare i contenuti e il tono del documento elaborato dagli alti magistrati, che in più punti travalica i limiti della funzione tecnica assegnata all'Ufficio» e ancora «In uno Stato di diritto, la distinzione tra funzione giurisdizionale, legislativa ed esecutiva è presidio di equilibrio istituzionale. Le istituzioni democraticamente elette hanno esercitato legittimamente le proprie prerogative».
L’Ucpi contro la Cassazione
E non è l’unica polemica che ha coinvolto la Cassazione. L’Unione camere penali, infatti, ha contestato la convocazione dell’Assemblea generale del 19 giugno. «Un utilizzo improprio dello strumento dell'Assemblea generale del quale non può tacersi la gravità, rappresentando esso una nuova frontiera dell'ampliamento del potere della magistratura a detrimento del potere legislativo del quale non può tacersi la gravità», si legge in un documento, «l'art. 93 n. 3 dell'Ordinamento giudiziario attribuisce all'Assemblea generale esclusivamente compiti organizzativo-amministrativi» e dunque «questa nuova funzione di 'riflessione sul ruolo della Corte' attribuita impropriamente all'Assemblea si pone all'esterno del dettato della legge e rappresenta un rischio per l'indipendenza interna della magistratura» anche perché «nel suo sviluppo l'Assemblea non si è però limitata a trattare il tema dettato nella convocazione, arrivando nel suo deliberato finale a rivolgersi al Governo, al Parlamento ed al Consiglio Superiore della Magistratura, dando le più varie indicazioni sulle iniziative che gli stessi dovrebbero assumere su temi riguardanti la giustizia».
Allarme Carcere
A lanciare l’ennesimo allarme sulle condizioni carcerarie è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha parlato del «drammatico problema dei suicidi nelle carceri che da troppo tempo non da' segni di arresto: si tratta di una vera emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porre fine immediatamente a tutto questo. Deve essere fatto per rispetto della valori Costituzione, per rispetto del vostro lavoro e della storia della polizia penitenziaria».
Per ora la linea del ministro Nordio è quella di puntare su tre direttrici: «Una detenzione differenziata per i tossicodipendenti; l'espiazione della pena per gli stranieri presso i Paesi di origine; strutture di accoglienza per i detenuti che hanno i requisiti per l'accesso alle misure alternative alla detenzione ma sono privi delle condizioni socioeconomiche; e soprattutto la riforma della custodia preventiva per i reati non di criminalità organizzata. Infatti, più del 20% dei detenuti è in attesa di giudizio, ed una buona parte di loro alla fine viene assolta. Infine, l'attività del Commissario straordinario per l'edilizia carceraria consentirà entro breve tempo un efficace ampliamento delle strutture detentive». In realtà la strada è molto accidentata, soprattutto per quello che riguarda la gestione dei detenuti tossicodipendenti.
Sul tema è intervenuto anche il presidente del Cnf, Francesco Greco, che ha detto che serve «ampliare le misure alternative, valorizzare la messa alla prova, il ruolo del terzo settore, il lavoro retribuito dentro e fuori il carcere. Il decreto Sicurezza ha introdotto misure sull'occupazione esterna, ma il lavoro intramurario resta un nodo irrisolto».
In questa situazione già precaria, è arrivata notizia della violenza sessuale subita in carcere a Ferrara da una detenuta trans, per cui la detenzione è se possibile anche più difficile che per gli altri reclusi. Su questo è intervenuta con una intervista l’avvocata Maria Brucale.
I frigoriferi nelle carceri
Per far fronte al caldo record registrato in queste settimane, il ministero della Giustizia, attraverso il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, ha avviato l'acquisto di mille congelatori orizzontali tipo “pozzetto” da destinare agli istituti penitenziari su tutto il territorio nazionale. L'iniziativa - spiega via Arenula in una nota - nasce come risposta concreta all'aumento delle temperature, con l'obiettivo di offrire sollievo alla popolazione detenuta durante i mesi estivi.
Sentenza costituzionale sul decreto Caivano
I giudici costituzionali hanno dichiarato incostituzionale il decreto Caivano nella parte in cui esclude il reato di spaccio di lieve entità dalla messa alla prova, che è una misura alternativa al carcere. Il nuovo articolo 168 bis infatti ha previsto un aumento di pena, portata fino a cinque anni, che la impedisce.
La Consulta ha accolto le questioni sollevate dai tribunali di Padova e Bolzano in riferimento all’articolo 3 della Costituzione: «É infatti irragionevole e foriero di disparità di trattamento che, tra i due reati a confronto, l’accesso alla messa alla prova sia precluso per la fattispecie meno grave (il piccolo spaccio), mentre per quella più grave (l’istigazione all’uso illecito di sostanze stupefacenti) sia, in astratto, ammissibile». Inoltre l’esclusione del piccolo spaccio dalla messa alla prova «frustra anche le finalità di deflazione giudiziaria che detto istituto persegue, in particolare, per i reati di minore gravità e di facile accertamento».
In altre parole, il decreto Caivano – almeno nell’articolo dichiarato incostituzionale – contribuisce a far crescere il numero di detenuti per reati di piccola entità: esattamente quelli per cui le misure alternative sono state pensate.
La dichiarazione di incostituzionalità appena arrivata potrebbe essere solo la prima: il tribunale per i minorenni di Roma ha sollevato, nell’aprile scorso, una questione di incostituzionalità su un altro articolo, che esclude automaticamente la messa alla prova del minore per alcuni reati considerati gravi (come la violenza sessuale in presenza di specifiche aggravanti), eliminando ogni possibilità di valutazione al giudice, con il paradosso invece di lasciarla come possibilità in casi di reati di grande pericolosità sociale come l’associazione mafiosa. Una questione che ha molti punti di contatto con quella accolta dalla Corte.
Il fine vita
In vista del suo arrivo in aula il 17 luglio, i relatori hanno presentato il testo base del disegno di legge al fine vita al comitato ristretto delle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato.
Il testo è stato condiviso da tutta la maggioranza ma contestato dalle opposizioni, si compone di 4 articoli e l’elemento più contestato è l’esclusione del sistema sanitario nazionale dalla valutazione sulla possibilità di accedere al trattamento. L’articolo infatti affida al Comitato nazionale di valutazione (composto da sette esperti nominati per cinque anni con un decreto dal presidente del Consiglio) il compito di valutare le richieste di accedere al trattamento entro 60 giorni dalla richiesta, prorogabili di altri 30. Inoltre «il personale in servizio, le strumentazioni e i farmaci, di cui dispone a qualsiasi titolo il Sistema sanitario nazionale non possono essere impiegati al fine della agevolazione del proposito di fine vita». Questo evidentemente costringerebbe i malati a doversi pagare da soli il farmaco. Altro punto problematico è l’obbligatorietà delle cure palliative, che il paziente non potrà rifiutare.
La richiesta delle opposizioni è che sul testo si apra un confronto e che il governo non decida di procedere a tappe forzate senza cercare condivisione su un tema così eticamente sensibile.
La circolare sull’organizzazione degli uffici
Il Plenum del Csm ha approvato con 8 astensioni le modifiche alla circolare sull'organizzazione degli uffici di Procura adottata il 3 luglio 2024 a seguito della riforma Cartabia.
Tra le principali modifiche: la reintroduzione dei provvedimenti attuativi, che consentono al Procuratore di adottare soluzioni organizzative che, se coerenti con il progetto organizzativo, non necessitano dell'approvazione del CSM, ma della mera presa d'atto; la semplificazione dell'iter procedurale per le variazioni al progetto organizzativo immediatamente esecutive, con l'eliminazione dell'obbligo di consultazione preventiva del Presidente del Tribunale e del Consiglio dell'Ordine degli avvocati; lo snellimento della procedura di approvazione delle assegnazioni dei procedimenti in deroga, nell'ambito della quale, a tutela delle esigenze di segretezza investigativa, viene confermata la possibilità di differirne la comunicazione ai magistrati interessati.
Su questa circolare segnalo un commento che ha scritto al momento della sua approvazione il consigliere togato Marco Bisogni.
Nomine al Csm
Uffici direttivi:
Presidente tribunale sorveglianza Taranto: nominata Ines Casciaro, attualmente magistrato sorveglianza Lecce
Uffici semidirettivi:
Presidente sezione corte appello Salerno: nominata Silvana Clemente, attualmente consigliere corte appello Salerno
Presidente sezione corte appello Torino: nominato Roberto Rivello, attualmente consigliere corte appello Torino
Presidente sezione tribunale Bari: a seguito di riesame, nominata Anna Perrelli, attualmente presidente sezione tribunale Bari, già giudice tribunale Bari
Presidente sezione tribunale Pesaro: nominato Davide Storti, attualmente giudice tribunale Pesaro
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