Una perfetta tempesta, covata lungo un decennio, ha investito il Pd, con danni molto maggiori del modesto risultato elettorale del 25 settembre. Mentre Giorgia Meloni, dopo aver governato in passato con le altre forze politiche di destra, da undici anni ha deciso di rimanere fuori dal governo conquistando sempre più consensi, il Pd rimanendo quasi sempre al governo ha perso sempre più consensi.

Meloni è divenuta così simbolo dell’antisistema e il Pd simbolo del sistema e con esso di ogni criticità e inefficienze nel governo del paese.

Del tutto ininfluente è stato fare appello all’antifascismo per nascondere assenza di partecipazione dei cittadini alla vita del partito e di visione e progetto di futuro.

A quanti ,senza entusiasmo, hanno votato “turandosi  il naso”, ed io tra questi,  si sommano milioni di storici elettori, che hanno deciso di disertare le urne.

Il segretario Enrico Letta paga così un conto ben più alto delle sue azioni, ma del tutto meritato se riferito alle sue acquiescenze rispetto al prevalere di logiche correntizie, attente a raccattare scampoli di ruoli istituzionali e indifferenti rispetto al complessivo risultato elettorale del partito. Il Pd appare oggi giunto al capolinea, posteggiato su un binario morto, senza futuro.

La credibilità dopo le mazzette

L’affare Qatargate ha mostrato uno scenario non solo giudiziario pesante  ma anche eticamente spregevole , che ha certamente intaccato la credibilità in Europa del Pd e in Italia ha aumentato tra gli elettori di sinistra smarrimento e distacco.

E a sinistra, parimenti pesante, al di là delle responsabilità penali, la vicenda di Aboubakar Souhamoro con la sua ipocrita provocazione di entrare in parlamento con stivali sporchi di fango di un migrante sfruttato: un gesto divenuto provocazione non alla destra sovranista, ma a quanti si impegnano ogni giorno a garantire i diritti dei migranti.

La destra al governo ha evitato di far ricorso a toni e polemiche forti per commentare questi squallidi episodi, lasciando che si consolidasse nella opinione pubblica la sfiducia nei riguardi del Pd e della sinistra.

Ma ciò che più pesantemente caratterizza questo Pd è la distanza dai propri storici e naturali elettori. Così , da ultimo, la Cgil viene ricevuta con quattromila delegati da papa Francesco e però  prende le distanze dall’attuale Partito democratico.

La legge elettorale ha ulteriormente aggravato questo distacco. Il Pd, pur così spesso al governo e in maggioranza, non ha modificato il sistema elettorale per il rinnovo del parlamento, lasciando le liste bloccate fonte di potere per capicorrenti e apparati.

Il Pd ha perso contatto, inoltre, e soprattutto, con la realtà dei diritti sociali negati e rimane confinato in salotti borghesi parolai e privi di collegamento con le periferie esistenziali, consegnate a logiche assistenziali e clientelari e ad una destra populista e sovranista o alle incursioni del Movimento Cinque stelle sul reddito di cittadinanza.

Il Mezzogiorno oltre il Ponte

Il Mezzogiorno è termometro di questo fallimento, preda di politici arroganti o assenti nei loro territori e subalterni a Roma. E chi resta e vive al Sud,troppo spesso, si mostra rassegnato a lamentarsi o a chiedere perdono piuttosto che tentare - cosa ben più impegnativa- di cambiare.

La prima responsabilità per il cambiamento è a carico di noi meridionali. Ciò che serve è, però,  che ci si convinca tutti che l’attuale condizione penalizza chi vive al Sud sul versante dei diritti sociali, ma alla lunga all’interno di un quadro nazionale frena anche lo sviluppo del Nord o determina pericolose scissioni.

È ora di smetterla di confinare il dibattito sul Mezzogiorno dentro contrapposizioni semplicistiche.Quando si parla di Mezzogiorno, infatti, si ricorre alla sterile contrapposizione sì/no: Ponte sullo stretto, reddito di cittadinanza, autonomia differenziata….

Ponte sullo stretto si, ma nessuna considerazione sul tempo necessario per raggiungere in treno Messina da Trapani, un tempo superiore a quello occorrente per raggiungere Milano da Napoli. Reddito di cittadinanza sì, ma nessuna considerazione per sbocchi lavorativi al Sud come al Nord. Autonomia differenziata sì, ma nessuna considerazione per il livello di prestazioni per servizi sociali, scolastici, culturali così fortemente diseguali per i cittadini del Sud.

E così i diritti di eguaglianza, personale e territoriale, i cd diritti sociali,  che dovrebbero indicare la cifra politica di sinistra del Pd, mortificati soprattutto nel Mezzogiorno, segnano al tempo stesso la rottura tra le due Italie e la fine della stessa ragion d’essere di un partito, che dovrebbe  essere di una sinistra non ideologica, ma aperta e fondata su principi sanciti dalla nostra Costituzione.

Partecipazione e questione morale sono fondamentali precondizioni, a destra come a sinistra, per molti versi tra loro interdipendenti. La partecipazione dei cittadini non è soltanto occasione di confronto, ma è anche strumento di controllo su posizioni, comportamenti e stili di vita di rappresentanti ed esponenti del partito.

A cosa serve il Pd

Il contrasto a mafie e corruzione è, anche esso e per tutti, fondamentale precondizione dell’azione politica. Ma la vera cifra politica di un Partito democratico dovrebbe essere  l’impegno per i diritti sociali, i diritti legati alla eguaglianza di persone e nei territori a partire dal Mezzogiorno.

È interesse di tutti, ma è missione specifica di un partito di valori di sinistra, che il Mezzogiorno non sia considerato un pesante macigno per l’intero paese e non continui ad essere luogo di vita di cittadini di serie B.

Riusciranno  gli elettori alternativi alla destra, ed “esterni” agli apparati del Pd, a indignarsi ?A organizzarsi e divenire nel Paese, nel Nord e nel Sud, forza di protesta e di resistenza? A pretendere, accanto ai diritti legati alla libertà, attenzione per i diritti legati alla eguaglianza?

Il Pd è al bivio: nei prossimi mesi o cambia radicalmente o è destinato a implodere e scomparire dal panorama politico.

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