- Il carcere è soprattutto privazione, non è solo perdita della libertà personale: una duratura condizione di privazione totale. In carcere per qualunque situazione, esigenza, bisogno, si deve chiedere il permesso a qualcuno.
- Tutto quello che qui si muove, si inventa, si immagina è regolato dalla pratica della scrittura su svariate tipologie di moduli. Ho bisogno di una sveglia diventa: “Alla cortese attenzione ecc. avrei bisogno di una sveglia ecc”. Stesura, rilettura. Firma.
- Il carcere è anche un luogo di espropriazione. Se io ho mal di testa apro un cassetto, frugo, prendo una scatola di analgesici ed è fatta. Se un detenuto ha mal di testa, la gestione del suo dolore diventa collettiva. Cosima Buccoliero è l’autrice del libro: Senza sbarre. Storia di un carcere aperto.
Quando si pensa alla condizione dei detenuti io credo che non si consideri mai abbastanza il sostantivo “privazione”. Il carcere è soprattutto privazione, non è solo perdita della libertà personale: una duratura condizione di privazione totale. Sfugge la percezione reale di come sia vivere senza poter telefonare quando si vuole, senza poter mangiare quello che si vuole, senza poter vedere le persone amate quando si vuole, persino senza potere assumere una compressa per il mal di testa, quando s



