- Quando ho iniziato a lavorare nell’editoria, non pensavo che questa professione mi avrebbe esposto a minacce. E invece, in 15 anni di lavoro mi vengono in mente almeno cinque episodi che hanno «minato la mia tranquillità»
- Per esempio, sono abbastanza certo che un professionista dell’editoria sia stato protagonista di reiterati danni fatti al mio scooter, nelle notti in cui era parcheggiato all’aperto
- Questo racconto si trova sull’ultimo numero di FINZIONI – il mensile culturale di Domani. Per leggerlo abbonati a questo link o compra una copia in edicola
Subire una minaccia non è qualcosa che capita tutti i giorni, e tantomeno immaginavo potesse capitare a me quindici anni fa, intraprendendo la sobria via del lavoro editoriale. Non avrei fatto il magistrato, o il giornalista d’inchiesta ma un lavoro che, per quanto mi sembrasse eccitante, doveva essere al riparo da una modalità certamente antica per l’essere umano, ma solitamente – almeno così pensavo – innervata nei gangli della legge. Non avevo mai letto, per esempio, nei carteggi di Calvin



