Che formidabile cortocircuito, quello provocato dal doppio suicidio delle gemelle Alice ed Ellen Kessler, in origine Kässler, sincronizzato perfettamente come le loro celebri coreografie!

Le due sorelle Inseparabili, secondo quanto recita il titolo del film di David Cronenberg recentemente declinato anche al femminile in una serie tv, sono riuscite nel miracolo di far convergere il frivolo ricordo dei tempi andati e quella riflessione sulla fine vita che la destra italiana, sulla scia del Vaticano, si ostina a negare.

Le due ballerine hanno insomma saputo trasformare la loro uscita di scena in una stupefacente sovrapposizione di svago televisivo e rifiuto dell'esistenza, balletto e danza macabra: un destino gemellare fino alla mescolanza delle polveri funebri.

Le origini

Erano poveri, provenivano da una Germania Est devastata dalla guerra, figlie di un padre violento e di un ambiente angusto da cui scapparono alla prima occasione. L'Italia le accolse a braccia aperte, affascinata da una teutonica meccanica del ballo. E loro ballarono, nei più insulsi varietà, nei più famosi programmi televisivi, sempre eleganti e discrete, anche quando posarono nude (e parliamo di nudo integrale) per qualche rivista.

Eppure, sono riusciti loro di evitare ogni volgarità, restando insieme dolci, algide, refrattarie a ogni esibizionismo, proprio loro, che si esibivano settimanalmente davanti a milioni di spettatori: insomma, dovrebbero vederle come l'esempio di due perfette no-sex symbol.

Certo, nei loro numeri, tra cappelli a cilindro, bastoni da passeggio e pizzo nero, le due bellissime emigrate tedesche finivano per mostrare più di un aspetto sadiano. Mancavano solo le fruste, ma chissà che non le abbiamo poi usate, una volta o l'altra, nelle loro simmetriche danze.

Per il resto, erano veramente una coppia numinosa, la massima aspirazione dell'italiano medio – basti pensare a Alberto Sordi “dentone” nell' episodio scritto da Rodolfo Sonego e Alberto Sordi per il film I complessi, il quale, al culmine della sua irresistibile ascesa di presentatore, esce da un ascensore tenendole a braccetto.

Una cosa sola

«Le gemelle Kessler erano un'opera d'arte totale» ha sostenuto Bernhard Paul, fondatore del Circo Roncalli. Riportandone l'intervista per Repubblica, e sottolineando il suo riferimento alle teorie di Richard Wagner.

Tonia Mastrobuoni aggiunge che, già da fine ottobre, le sorelle sapevano che sarebbero morte a 89 anni, avendo fissato addirittura la data esatta della loro dipartita: «Erano veramente prussiane. Disciplina ferrea, fino alla morte [...] Hanno vissuto in sincronia, sono morte in sincronia. […] vivevano in una casa divisa in due parti, ma con una porta in mezzo. Erano una cosa sola». E la Abendzeitung  continua: «Poco prima della sua morte Alice Kessler ha disdetto l'abbonamento. Lunedì mattina (17 novembre), il postino ha consegnato una lettera al giornale. Nella missiva, dopo decenni, Alice cancellava l'abbonamento congiunto delle gemelle. Inizialmente aveva digitato al computer la data del 30 novembre, poi aveva corretto la data a mano con una penna a sfera: 17.11.2025. Sotto c'era il suo autografo, forse l'ultimo della sua vita».

In tutto ciò, la loro indistinguibilità gioca ovviamente un ruolo fondamentale, con quel corpo “duale, uno e bino, perfetto e sempiterno” (Marina Valensise, Il Foglio ).

I riferimenti

Del resto, sul “chi è chi” ruota una millenaria tradizione teatrale e letteraria. È sufficiente riandare al tema dei gemelli nei Menecmi di Plauto, con vari riadattamenti tra cui La commedia degli errori di Shakespeare e I due gemelli veneziani  di Goldoni. Dietro tutte queste opere agisce il mito dei Dioscuri, Castore e Polluce, figli di Leda e di due diversi padri, Zeus e Tindaro, a simboleggiare la perfetta unione tra divino e umano.

E che dire del loro Dada-umpa dadaista? Il cabaret tanto a lungo praticato finisce come più dadaisticamente non è dato di immaginare, proiettato prima sulla vecchiaia, poi sul doppio suicidio assistito.

In definitiva, l'idea di mettere in relazione i due soggetti in gioco, ossia bellezza e morte, proviene direttamente dalla tradizione prima biblica, poi greco-romana del “Memento mori” (ossia “ricòrdati che devi morire”), della “Vanitas” (ogni cosà è vana) o dell'“Ubi sunt” (che fine hanno fatto, dove sono oggi le donne e gli uomini tanto celebrati in vita?).

Una scelta laica

La scelta delle Kessler resta comunque abbastanza prevedibile, visto che nel cimitero di Grünwald, vicino a Monaco di Baviera, dove riposa la loro madre, c'è solo un piccolo cippo di pietra, con incisi dei fiori: niente croci, la famiglia non era religiosa (così Mara Gergolet per Corriere.it). Il che pone l'evento in una luce chiaramente laica.

Inevitabile che questo sollevasse uno scontro sulla fine vita, portando allo scontro tra chi vorrebbe poter scegliere la propria morte, sul versante della tolleranza, e chi invece pretende di scegliere quella altrui, nel segno della più bieca sopraffazione.

«Una volontà, quella di porre fine alla loro vita in modo conforme al quadro normativo vigente in Germania, rispettata totalmente», precisa l'avvocata dell'associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo: «Il fatto che simboli dell'Italia nazionalpopolare come Alice ed Ellen Kessler hanno deciso di farvi ricorso, dovrebbe risvegliare la coscienza di chi oggi si oppone a qualsiasi regolamentazione».

La nuova inquisizione

Riassumendo, l'antico tribunale della Chiesa condannava a morte; la sua versione attuale, invece, condanna a vita, ma a ben vedere non c'è alcuna differenza: ciò che conta è soltanto che al suddito sia tolta la possibilità di scegliere, in un raccapricciante rigurgito clericale.

Come ha notato tempo fa Paolo Flores d'Arcais su Micromega , la nuova Inquisizione è fatta di pasdaran che prevaricano gli altri imponendo loro l'etica della sofferenza.

Sono sopraffattori che, «mentre pretendono di decidere per sé, quella stessa decisione pretendono di imporla per legge a tutti gli altri». Ecco, a me piace molto che a ricordarci queste parole di libertà e democrazia siano ora due ballerine straniere che, anticipando Berlusconi, hanno passato tanto tempo ad anestetizzarci dagli schermi televisivi. Dunque, mi sento in dovere di ringraziarle per questo magistrale pas de deux.


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