Nel 1897, quando comincia a scrivere un’opera dal titolo provvisorio di Affairs of State, Winston Churchill si trova a Bangalore, in India, di stanza con il IV reggimento Ussari, al quale il libro sarà dedicato. Si tratta, come scrive in una lettera alla madre, di un romanzo politico ambientato in una repubblica immaginaria, nel quale ha «messo in bocca all’eroe tutta la (sua) filosofia».

Il ventiduenne Churchill è voracemente a caccia di imprese militari: dall’India chiede di essere inviato in Grecia come corrispondente per la guerra tra Grecia e impero Ottomano; dopo un breve passaggio in Gran Bretagna ottiene di seguire, sempre come corrispondente, la rivolta dei Pathan, al confine tra India e Afghanistan.

Qui, giunto nel Malakand, si distingue in numerose azioni di guerra, scrivendo costantemente alla famiglia e raccontando le scene di crudeltà alle quali è costretto ad assistere durante gli scontri. Tra le molte, lo colpisce il fatto che gli inglesi usano contro gli indigeni una nuova pallottola, detta dum-dum, che infligge danni fisici gravissimi: nel romanzo se ne troverà una triste eco nella scena in cui i soldati sparano sui manifestanti per provare «le nuove pallottole morbide».

Nel 1898, tornato in patria, pronuncia i suoi primi discorsi politici, ma dopo poco, grazie all’intercessione del primo ministro Lord Salisbury, amico del padre, chiede e ottiene di partire per il Sudan, dove l’Inghilterra è intervenuta per sedare la rivolta dei dervisci contro l’Egitto.

Non si tratta di eroismo fine a se stesso, ma di un calcolo politico preciso: «Il fatto di aver prestato il servizio militare in giovane età mi darà maggior peso politico» spiega alla famiglia «avrò più diritto a essere ascoltato e maggiori speranze di acquistare popolarità nel paese».

Nei due anni di permanenza in Africa si dedica soprattutto ai resoconti militari (che confluiranno in The River War: An Historical Account of the Reconquest of the Soudan); nel frattempo, tra il maggio e il settembre del 1899, il romanzo esce a puntate sul Macmillan’s Magazine, mentre nel 1900 sarà pubblicato in volume con il titolo definitivo di Savrola: A Tale of the Revolution in Laurania.

La notizia della pubblicazione di Savrola raggiunge Churchill in Sudafrica, dove è impegnato come corrispondente nella seconda guerra boera. La famiglia lo informa che il romanzo ha ricevuto commenti positivi; i recensori ne hanno elogiato le scene d’azione, e alcuni giornali hanno riportato la frase lapidaria, arricchita da un sagace gioco di parole, che Churchill mette in bocca a Savrola per descrivere l’imperialismo degenerato della Laurania: «Anche se avremo perduto i nostri princìpi morali, avremo sempre le nostre Massime», alludendo alle mitragliatrici Maxim.

Un unicum

Pur essendo nato in tempo di guerra ed essendovi descritte numerose scene di battaglia, l’argomento principale di Savrola non è l’arte militare, bensì la politica. In questi termini, malgrado il suo relativo valore letterario, Savrola può essere considerato il primo e unico saggio politico in forma di romanzo mai pubblicato da Churchill.

Non solo: nella sua produzione sterminata Savrola è un unicum letterario. Con il suo incentrarsi sul conflitto tra le aspirazioni democratiche e la dittatura che vorrebbe soffocarle, il romanzo è destinato a risultare ancora oggi, a più di un secolo dalla sua uscita, di grande attualità.

Già durante la sua stesura, Churchill è perfettamente consapevole dei limiti dell’opera, tanto che a più riprese chiede alla madre di aiutarlo a delineare il personaggio femminile del racconto. Nonostante il suo aiuto e quello della zia Leonie, dalla nonna paterna, al cui parere tiene molto, incassa un giudizio poco lusinghiero: «La trama manca di interesse, e il personaggio di Lucile è debole e privo di spessore» gli scrive la duchessa di Marlborough. «È chiaro che non conosci ancora le donne, e che – ringraziando il cielo – non hai alcuna esperienza dell’amore». Winston dichiara che si impegnerà a migliorare il personaggio di Lucile. Se ciò sia avvenuto o meno, non sapremo mai.

Di sicuro, invece, sappiamo che dopo Savrola Churchill non si dedicò più ai romanzi, e che, come scrisse in My Early Life, pregò addirittura gli amici di astenersi dal leggerlo. A valergli il Nobel per la letteratura nel 1953 – invero dopo diverse candidature sfumate, e con il sospetto di un conferimento che aveva il valore di una medaglia – furono infatti le opere memorialistiche e saggistiche. La presa di distanza da quel tentativo giovanile rimase costante, tanto che nella prefazione a una nuova edizione a metà degli Anni Cinquanta scriverà addirittura che «i cinquantacinque anni trascorsi dalla prima apparizione del libro hanno attenuato, se non cambiato, le mie idee su di esso».

Anche alla luce di queste resistenze e di questi ripensamenti, si può tranquillamente affermare che il personaggio di Savrola non è un semplice alter ego di Churchill. Alcuni commentatori, forse con troppa fantasia, sono arrivati a identificare Lucile nella madre di Winston, il dittatore Antonio Molara nel padre Lord Randolph e a interpretare la trama del romanzo come la trasposizione del tentativo di Lady Randolph – per la quale Winston nutriva un affetto che sfiorava la venerazione – di affrancarsi dal marito, uomo freddo e dispotico. Nel descrivere i personaggi di Savrola l’autore attinge senz’altro alla propria esperienza di vita, ma pare eccessivo volerne fare un’autobiografia romanzata.

La Laurania

Il racconto ha una collocazione temporale ben precisa. Nel 1883 la Repubblica di Laurania ha affrontato una guerra civile, conclusasi con l’instaurazione di un regime autocratico. La storia ha inizio cinque anni dopo, esattamente il primo settembre 1888, e si conclude il 10 dello stesso mese.

Diversamente da quella temporale, la collocazione geografica del romanzo è alquanto imprecisa. In My Early Life Churchill descrive la Laurania come «una repubblica immaginaria dei Balcani o del Sudamerica». Il riferimento alle «acque del Mar Mediterraneo» nel secondo capitolo porta però a escludere la seconda ipotesi, e fa pensare che i nomi spagnoleggianti di alcuni personaggi siano solo un omaggio del giovane autore alla sua esperienza cubana (Churchill era stato nell’isola caraibica nel 1895-1896).

La Laurania potrebbe allora trovarsi in Africa; ma Savrola è descritto come un europeo, le nazioni europee guardano «con preoccupazione il barometro politico della Laurania» e Lucile è «la donna più graziosa di tutta l’Europa». I legami del paese con l’Africa sono limitati ai rapporti diplomatici con il re d’Etiopia, alle sigarette egiziane di Savrola e a una non meglio identificata colonia africana con le sue miniere d’oro. I cittadini laurani sono orgogliosamente legati alla loro antica Costituzione e a un’assemblea di rappresentanti che per secoli era stata considerata «il baluardo delle libertà civili», descrizione questa che non potrebbe riferirsi ad alcun paese sulle coste africane o asiatiche del Mediterraneo.

I laurani hanno i nomi più diversi – spagnoli, tedeschi, italiani o francesi –, ma nessuno slavo. La definizione di «patria degli artisti, degli invalidi e dei sibariti» potrebbe addirsi a un paese balcanico, ma l’impressione che emerge da altre descrizioni è che la Laurania, pur facendo parte dell’Europa, si trovi ai margini di essa. Inoltre, il giudizio degli stati europei come osservatori viene tenuto in grande considerazione, ma la loro presenza si intuisce distante.

Identità sud-europea a parte, la Repubblica di Laurania sembra avere molti punti in comune con l’Inghilterra. In una lettera alla madre, Churchill stesso, parlando del romanzo, riconosce che i laurani hanno abitudini inglesi. L’esercito è ridotto al minimo per «non incoraggiare progetti di conquista o interventi armati negli affari dei principati vicini»; la stagione mondana che vi si svolge ricorda fin troppo quella a cui Churchill assisteva sullo scorcio dell’epoca vittoriana – la società inglese esisteva ancora, ed era in piena forma, scrive in My Early Life – e il vanto dei laurani di non mischiare la politica alla vita privata, permettendo così agli avversari politici di confrontare le proprie opinioni in maniera perfettamente cortese, ricorda un fair play che esisteva solo all’ombra del Big Ben.

I giornali della Laurania hanno tutti un corrispondente nei quotidiani inglesi; i giardini del palazzo presidenziale denotano un gusto inglese; perfino dai cibi si intuisce che quelle che l’autore ha presenti sono le abitudini dei sudditi di sua Maestà britannica. Ferme restando queste somiglianze, la Laurania non può comunque sovrapporsi interamente all’Inghilterra. A parte la sua collocazione politica ai margini dell’Europa e la sua disputa con la vera Inghilterra per le colonie dell’Africa, essa è un piccolo paese che confina con dei “principati”, e non un’isola; né, a parte una colonia, sembra possedere un impero simile a quello inglese.

La Repubblica

Molti commentatori hanno rilevato la somiglianza della Repubblica con la Ruritania, il paese immaginario descritto ne Il prigioniero di Zenda di Anthony Hope (1894), molto popolare negli anni in cui Churchill concepì Savrola. La collocazione imprecisa della Laurania, la sua somiglianza con la Ruritania di Hope e l’eterogeneità degli elementi che potrebbero concorrere a conferirle una fisionomia – il ruolo politico, i rapporti con altri paesi, i nomi dei personaggi – confermano l’intenzione di Churchill di non farla somigliare ad alcun paese reale.

La rivoluzione che scoppia in Laurania rappresenta la rivoluzione in generale: la Laurania è un paese simbolo, e la sua indistinta nazionalità vuol rappresentare il concetto di nazionalità in astratto. Churchill inventa una repubblica immaginaria proprio come Platone fa nella sua Repubblica, e per le stesse ragioni: descrivere il funzionamento non di una repubblica in particolare, ma della Repubblica in generale, con le sue passioni civili, le sue faziosità e i suoi paradossi sociali.

Durante il soggiorno a Bangalore che precede la stesura di Savrola, Churchill trascorre un periodo di intense letture. In quei mesi divora i dodici volumi dei saggi di Thomas Macaulay, la Repubblica di Platone nella traduzione di Benjamin Jowett e soprattutto le maggiori opere di Edward Gibbon. Sugli scaffali dello studio di Savrola figurano le opere che Churchill stesso aveva letto in India, e che elenca in My Early Life.

Il modello a cui Churchill si ispira per creare il personaggio di Savrola è stato identificato ora con il primo Winston Churchill (1622-1688), padre del più famoso duca di Marlborough, ora nel giovane Lord Randolph, ora in William Pitt il Vecchio, per il quale Churchill nutriva grande ammirazione. L’espressione “the great Democrat” usata per indicare Savrola sembra ricordare il soprannome – the great Commoner – storicamente attribuito a Pitt senior. La persona di Savrola ricorda Pitt sia per l’oratoria travolgente che per la volontà eroica di salvare il proprio paese dalla tirannide. Come Pitt, Savrola ha la statura morale per risollevare i destini della nazione, ed è mosso dallo stesso fervente patriottismo.

Parallelismi

I parallelismi tra Savrola e la vita di Churchill non si esauriscono però nella figura – temeraria, ambiziosa e al tempo riflessiva – del suo protagonista. Winston, sin da bambino, aveva trovato nella sua bambinaia, Elizabeth Everest, l’affetto che non riusciva ad avere dai genitori: «La nurse era la mia confidente. Era Mrs Everest a occuparsi di me e a soddisfare tutti i miei bisogni». Winston e il fratello Jack le erano rimasti affezionati anche quando, dopo molti anni, aveva lasciato la casa; alla morte di Churchill, nel 1965, il ritratto di Mrs Everest era ancora appeso sopra il suo letto. La tenerezza con cui descrive la governante in My Early Life sembra riflettersi nel rapporto che lega Savrola e l’anziana governante Bettine.

In alcuni punti il romanzo prefigura, in scala ridotta ma con impressionante realismo, l’assetto politico che il mondo occidentale assumerà solo vent’anni dopo. La Repubblica di Laurania ha le sue tensioni coloniali; vent’anni prima dell’avvento del bolscevismo, il libro, spiega Churchill in My Early Life, racconta «la storia di un liberale che dopo aver abbattuto un governo dispotico si accorge di averlo fatto solo per farsi ingoiare da un moto rivoluzionario socialista».

Alcuni passaggi del romanzo inducono a chiedersi come quel giovane ambizioso potesse avere un’idea così precisa del quadro politico che si sarebbe delineato solo molto tempo dopo. L’unica risposta plausibile è che a farglielo immaginare furono un istinto e una lungimiranza fuori del comune: le stesse doti che molti anni più tardi ne faranno un eroe nazionale.

Savrola, così come descritto da Churchill, è un eroe-filosofo che alterna a giornate intense e avventurose momenti di grande solitudine e intensa meditazione. Il giovane democratico ha già un’idea molto chiara del funzionamento della politica; come rivoluzionario non ripone cieca fiducia nel patto sociale, ma mostra grande rispetto per l’antica Costituzione della Laurania.

Churchill dipinge un uomo realista e consapevole, il cui scetticismo politico fa da contrappunto all’ardore e all’ingenuità di un personaggio come Moret. Questo scetticismo si rivela fondato: egli impiega tutte le sue risorse per sovvertire un ordine ingiusto, ma il nuovo ordine, alla fine, è ingiusto verso di lui. Al principio del romanzo è «generoso, audace ed elevato»; alla fine è un uomo deluso, ma che compensa la sua delusione – da cui il titolo del capitolo conclusivo – con una vita privata felice.

L’intento del romanzo, in sintesi, pare essere quello di lanciare un messaggio “conservatore” di sfiducia nei confronti del progressismo politico incondizionato.

Condendo le sue nozioni di geopolitica con l’ardore per l’opera di Platone, Churchill-Savrola mette in atto un tentativo di scrivere una sua utopia disincantata, costruendo il romanzo intorno alla storia di una città che condanna il suo uomo più giusto. Riflettendo l’idea di fondo della Repubblica che il rivolgimento politico sia all’origine della filosofia, la domanda che si pone – tutta platonica – è: in che misura è possibile costruire uno stato fondato sulla vera giustizia?


Il testo è la postfazione al romanzo “Savrola” di Winston Churchill appena pubblicato da Gallucci Bros (2022, pp. 224). La traduzione e la postfazione sono a cura di Daniele Tinti. 

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