- In un celebre frammento Saffo, fra i due estremi dell’arco teso, con quel ciò che si ama descrive un universo di possibilità e di declinazioni diverse del desiderio di amarsi.
- È diventata poi “lesbica”, intercettando un mood dispregiativo che non apparteneva di certo agli antichi, trasformandosi in un’artista totemica capace di ispirare e di incoraggiare intere generazioni di donne scrittrici.
- È stata anche un’icona Lgbt, non solo per quel pronome neutro che racchiude il mondo intero, ma anche perché a lei, per prima, dobbiamo la descrizione della fisiologia di un amore.
C’è chi dice che un esercito di cavalieri, di fanti, una parata di navi sia la cosa più bella sulla terra nera, io ciò che si ama. Così si apre un celebre frammento di Saffo (fr. 16); ciò: un bisillabo, un pronome dimostrativo, accostato dalla poetessa a un “io” pronunciato forte, a cavallo fra VII e VI secolo a.C., sull’isola di Lesbo. Un pronome che non ha alcuna pretesa di declinazione di sesso o di genere, che racconta da solo tutto quel che c’è da sapere sul modo in cui ci si amava nell’



