Totò non sarà forse il nostro Dumbo, un passato al quale apporre degli asterischi o dei disclaimer, per segnalare il lento mutare di segno e di percezione in chi guarda? Cos’accadrebbe se questo fiore ipermoralista mettesse radici anche in Italia?
È da Totò che si deve partire per quest’ultimo viaggio tra i film che hanno fatto diventare gli italiani quel che sono, da lui come sempre - o quasi sempre - perché nella sua figura pubblica e nella sua parabola privata si è concentrata la complessità, quella matassa sottovalutata di fili che chiamiamo sfumature. Una malinconica maschera della risata che si è comportata da socialista, ma pure un burattino snodabile, improbabile, che ci teneva a farsi chiamare principe di Costantinopoli, di Ci


