«Ora siamo pronti. Abbiamo una carta dei principi e dei valori, un nuovo statuto, una piattaforma di voto alternativa: a giorni avremo i dati degli iscritti, perché non può che essere così, ci sarà un grande momento di confronto pubblico e poi si voterà» dice l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano riferendosi alla sua guida del Movimento cinque stelle.

Tanti i nodi da sciogliere a partire dal doppio mandato, che Conte ha già fatto sapere che non è nel nuovo statuto. Per quanto riguarda la separazione con la piattaforma Rousseau di Casaleggio, l’ex presidente del Consiglio dice: «Purtroppo da parte dell’Associazione Rousseau c’è stata una pressante ingerenza nelle scelte politiche: ma in democrazia se si ha un progetto alternativo, lo si presenta e lo si fa votare, funziona così».

Sull’attuale premier Draghi è convinto che l’approccio migliore da utilizzare è la condivisione della «complessità della fase emergenziale che stiamo attraversando». Ciò significa «sostenerlo in modo leale, senza accreditare nei cittadini la possibilità che un solo uomo al comando possa risolvere tutti i problemi del paese che ci trasciniamo da anni». Non concorda quindi con chi vorrebbe Draghi al Quirinale al posto di Mattarella, per ora è importante dare una continuità alle linee politiche dell’attuale governo.

L’avvicinamento ai grillini e il video di Beppe Grillo

Giuseppe Conte racconta anche come si è avvicinato al Movimento: «Alfonso Bonafede era assistente di un mio collega: fu lui a chiedermi se avevo interesse a essere designato come membro laico del parlamento dell’organo di autogoverno della giustizia amministrativa. Gli precisai che non li avevo votati, né ero un simpatizzante M5S. Fui selezionato, era una occasione importante per me. Ecco, in quattro anni non ho mai ricevuto una telefonata, una sollecitazione su un dossier. Questo mi fece maturare una condivisione dei valori del M5S, volli restituire loro qualcosa: per questo alle elezioni politiche mi resi disponibile a essere potenziale ministro della Funzione pubblica».

Per quanto riguarda il video pubblicato da Beppe Grillo in difesa di suo figlio accusato di violenza sessuale insieme ad altri suoi tre amici afferma: «Rispetto la sua sofferenza, così come rispetto quella di chi si sente vittima di questa vicenda. Mi sento spesso con lui, ma è chiaro che nel dna del Movimento ci sono due pilastri: il rispetto dell’indipendenza della magistratura e il rispetto delle donne e della parità di genere. Non ci può essere alcuna commistione tra una vicenda personale – ancorché di Beppe Grillo  – rispetto alle linee politiche del Movimento».

Amara, Csm e Renzi

«Non ho nulla a che fare con i loschi traffici del signor Amara, non lo chiamo avvocato e non l’ho mai conosciuto – dice Giuseppe Conte – Il mio nome sarebbe stato fatto da Vietti, con cui pure non ho mai avuto rapporti personali e professionali. Trecento pareri legali mi hanno occupato per quasi un anno, quindi quel compenso era il minimo: tutte quelle parcelle, tra l’altro, hanno passato il vaglio del tribunale e dei commissari giudiziali nominati dai giudici fallimentari». Il riferimento è alla parcella da 400mila euro ricevuta da Conte emersa anche dalle inchieste di Domani.

Da avvocato e membro delle istituzioni è convinto però che il caos all’interno del Csm danneggia la categoria e invoca alla riforma: «Nessuna forza politica in parlamento deve approfittarne per mettere sotto schiaffo la magistratura. Prima di parlare di commissioni d’inchiesta, riformiamo il Csm: la polvere si deve sedimentare».

Nell’intervista l’ex presidente del Consiglio risponde anche alle critiche di Renzi sul suo operato e sull’inchiesta di Report che ha portato alla luce un’incontro all’autogrill tra il leader di Italia viva e l’uomo dei servizi segreti Marco Mancini. «Qualsiasi rappresentante delle istituzioni deve rispondere del proprio operato con trasparenza – dice Conte – Renzi fa gli incontri che ritiene, ma deve spiegare perché si trovava in un’area di sosta con un uomo dei Servizi con il quale non aveva motivi istituzionali per incontrarsi. Quanto alle pressioni di quei mesi, non ho voluto far polemiche, ero concentrato sulle priorità per gli italiani. Vedo invece che il senatore Renzi è molto più versatile di me: la mattina è in Arabia a decantare il neo-Rinascimento spazzando via con un sol colpo tutta la tradizione rinascimentale italiana, peraltro fiorentina; il pomeriggio si ferma in autogrill, la sera è in tv...»

Il dialogo con il Partito democratico

A conclusione dell’intervista, il capo del Movimento cinque stelle ha fatto chiarezza anche sull’alleanza con il Partito democratico di Enrico Letta per le prossime elezioni amministrative che si terranno in grandi città come Roma, Torino, Milano e Napoli. «Sono impegnato nel rapporto con il Pd in un dialogo alla pari, senza alcuna subalternità. Io parlo tanto con i romani: anche chi aveva un atteggiamento prevenuto nei confronti dell’amministrazione Raggi ora inizia a capire che i risultati hanno richiesto tempo, perché è stato necessario operare una cesura con il passato. Io non ho mai avuto dubbi sul sostegno alla sindaca. Recentemente mi è stata prospettata la possibilità che il Pd potesse candidare Nicola Zingaretti, persona che ha la mia stima e la mia amicizia: li ho avvertiti che questa candidatura avrebbe potuto avere ripercussioni serie sulla tenuta del governo regionale, dove da due mesi siedono due assessori M5S, e loro hanno fatto la loro scelta. Ma non ci stracciamo le vesti se non proponiamo una soluzione congiunta: è successo anche al Pd in passato – con De Luca, con Emiliano – che si decidesse di ricandidare un amministratore uscente. Auspico che al secondo turno il candidato che avrà la meglio verrà sostenuto da tutti».

Conclude affermando che entro fine mese presenterà il suo nuovo programma basato sulla cultura ecologica, sull’inclusione e sulla giustizia sociale.

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