«Il governo italiano complice di crimini contro l’umanità». Recita così la denuncia depositata il 16 settembre dai Radicali italiani alla Corte penale internazionale (Cpi). Nel mirino la premier Giorgia Meloni, il vicepremier Matteo Salvini, il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, della giustizia Carlo Nordio e degli esteri Antonio Tajani.

A scatenare la reazione del partito della rosa nel pugno sono diversi fatti. L’ultimo risale al 24 agosto 2025, quando la nave Ocean Vikings, della ong SOS Mediterranee, viene colpita con un centinaio di proiettili esplosi da una motovedetta della guardia costiera libica (classe “Corrubia Houn 664”) a 43 miglia nautiche dalla costa libica, cioè in piene acque internazionali.

L’attacco avrebbe causato danni ingenti all’imbarcazione, tra cui - recita il verbale depositato all’Aia - quattro finestrini di plancia frantumati, antenne di comunicazione e navigazione distrutte, attrezzature Sar (search & rescue) e quattro imbarcazioni veloci danneggiate. A bordo erano presenti, oltre al personale di soccorso, anche 87 profughi poi sbarcati al porto di Augusta, nel siracusano.

«Quanto successo è diretta conseguenza della cooperazione avviata con il “Memorandum Italia-Libia”, più volte rinnovato, in ultimo nel 2023. Giova sottolineare che l’Italia ha fornito mezzi navali, addestramento e supporto per unità che operano non per il soccorso, ma per l’intercettazione violenta», si legge nel documento.

«La motovedetta libica che ha sparato contro l’Ocean Viking è un’ex motovedetta della Guardia di Finanza, che è stata donata nel 2023 a Messina», spiega a Domani il segretario dei Radicali Italiani Filippo Blengino, 25 anni, di Cuneo, eletto a dicembre 2024 alla guida del partito dopo il congresso di Torino, e firmatario della denuncia insieme alla giurista radicale Bianca Piscolla.

A ciò, continua il segretario, si aggiunge «il mancato intervento della marina militare: chiara dimostrazione che c’è una forte cooperazione e sostegno alle azioni criminali della milizia para-statale libica». Il famigerato accordo con Tripoli si rinnoverà automaticamente per un terzo triennio dal 2 febbraio prossimo, a meno di interventi possibili entro il 2 novembre.

Gli accordi Italia-Libia però non sono cominciati con il governo Meloni.

«No, assolutamente. Già quando furono firmati nel 2017 con l’ex ministro Marco Minniti avevamo organizzato delle manifestazioni. C’è sempre stato da parte nostra, dal governo Gentiloni a Conte con il primo rinnovo, un antagonismo a questa politica che definiamo disumana. Da quando ci sono questi accordi sono aumentati i morti nel Mediterraneo e si continuano a finanziare organizzazioni terroristiche pericolose. Senza contare i continui ostacoli all’operato delle ong da parte di questo esecutivo, che sul caso Ocean Viking ha la responsabilità».

Diceva che l’esecutivo sta ostacolando le ong, in che modo?

«Con il passare dei governi, il trattamento riservato alle ong è peggiorato. Soprattutto con il decreto Piantedosi: a una nave ong che salva migranti in mare viene spesso assegnato un porto che è molto distante rispetto alla sua posizione. I costi sono folli e il tempo perso aumenta. Tempo che potrebbe essere impiegato per salvare altre vite. La stessa Ocean Viking aveva ricevuto l’indicazione di un porto molto lontano, solo dopo sono è sbarcata a Siracusa. Il messaggio è chiaro: chi salva vite in mare è preso di mira dal governo. Poi, con il caso Almasri, ha dimostrato di osteggiare anche le decisioni della Corte penale internazionale: uno svilimento di un’istituzione fondamentale».

Durante il vostro sit-in davanti a Montecitorio, aveva detto che tra i crimini di questo governo c’è anche il caso Almasri.

«Esatto. Non è normale che un torturatore ricercato transiti in un paese democratico senza essere arrestato. Il fatto che venga riportato in Libia con un volo di Stato si deve evidentemente al fatto che il governo ha paura di perdere il favore della guardia costiera libica. Una riduzione del fenomeno migratorio che, però, si traduce in più sangue in mare o in territorio libico con i lager. Questo è un ulteriore elemento che ci fa pensare che ci sia un concorso italiano in questi crimini».

Il governo Meloni ha ricevuto altre denunce all’Aia per complicità in crimini contro l’umanità, c’è anche quella relativa al genocidio a Gaza. I Radicali su questo come si schierano?

«Netanyahu, come Putin, deve finire processato davanti all’Aia e giudicato per i crimini che sta commettendo. Forse non si tratta di genocidio, ma la situazione è intollerabile. Non ho elementi per affermare che ci sia una complicità del governo Meloni in ciò che sta succedendo a Gaza. È chiaro però che molte democrazie europee si stanno muovendo per un sostegno più forte a una Palestina libera da Israele e da Hamas, e a un Israele libero da Netanyahu, direi. L’Italia, in questo, rimane politicamente ambigua. Le amicizie di Meloni, e soprattutto quelle di Salvini, con quella destra estrema israeliana sono pericolose».

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