Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara continua a far parlare di sé con una serie di dichiarazioni sulla scuola e su come andrebbe gestita. Questa settimana, in particolare, ha rilasciato una serie di dichiarazioni molto commentate e spesso derise in rete, ma che mettono in luce l’idea che il ministro ha dell’istituzione scolastica. Un’idea «arcaica e paternalistica», secondo il segretario del sindacato degli insegnanti Cgil, Francesco Sinopoli, ma molto apprezzata dai suoi compagni di maggioranza.

Gli studenti e le umiliazioni

La più controversa delle dichiarazioni risale a un incontro pubblico avvenuto lunedì 21 novembre a Milano, durante l’evento “Italia, direzione nord”. Valditara stava parlando degli episodi di violenza che avvengono a scuola e, in particolare, di un fatto accaduto in un liceo di Gallarate, in provincia di Varese. Valditara ha lodato il preside che ha stigmatizzato l’episodio di fronte a tutta la scuola, ma ha detto che la sospensione di un anno che ha ricevuto lo studente non è una punizione efficace.

Secondo Valditara: «Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche. Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità. Di fronte ai suoi compagni è lui, lì, che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. Da lì nasce il riscatto. Da lì nasce la maturazione. Da lì nasce la responsabilizzazione».

Lavori socialmente utili

Il giorno dopo Valditara è tornato sul tema della punizione di studenti indisciplinati o problematici con lavori socialmente utili. «Dobbiamo educare i ragazzi alla cultura del rispetto – ha detto – Se sospendo per un anno un ragazzo non faccio il bene del ragazzo e della società , magari diventerà persino un deviante e quindi accentuerà le sue propensioni devianti verso altre derive che possono essere socialmente pericolose mentre invece. Molto meglio coinvolgerlo in lavori socialmente utili, dobbiamo insegnare ai ragazzi a maturare e a crescere».

L’associazione dei presidi Anp ha ricordato che sono oltre dieci anni, dal 2008 per la precisione, che lo Statuto degli studenti prevede già che in caso di violazioni disciplinari i dirigenti scolastici possano comminare «attività di natura sociale, culturale e in generale a vantaggio della comunità scolastica». Il presidente dell’Anp, Mario Rusconi, ha citato come esempio la possibilità che un ragazzo che ha preso a calci una porta possa essere costretto a ripararla. 

Per quanto riguarda i veri e propri reati, diversi hanno fatto notare al ministro che sono i giudici a comminare questo tipo di punizioni. «La scuola non è un tribunale e non deve comminare agli studenti pene alternative», ha detto la deputata Pd Anna Ascani.

Studenti e reddito di cittadinanza

Valditara ha poi chiesto di togliere il reddito di cittadinanza, che il governo ha deciso di cancellare dal 2024, e gli eventuali sussidi che lo sostituiranno a tutti coloro che hanno soltanto una licenza elementare o media. «Riteniamo si debba prevedere l'obbligo di completare il percorso scolastico per chi lo abbia illegalmente interrotto o un percorso di formazione professionale nel caso di persone con titolo di studio superiore ma non occupate né impegnate in aggiornamenti formativi, pena in entrambi i casi la perdita del reddito, o dell'eventuale misura assistenziale che dal 2024 lo sostituirà», ha detto Valditara. 

Secondo il ministro, fornire sussidi a chi è in possesso soltanto di licenza elementare è «inaccettabile moralmente: significherebbe legittimare e addirittura premiare una violazione di legge». Valditara si riferisce al fatto che la scuola dell’obbligo dura fino ai 16 anni e quindi, a suo dire, sarebbe in una situazione “illegale” chi ha solo una licenza elementare. Secondo una recente ricerca, circa 11mila percettori di reddito di cittadinanza hanno solo la licenza della scuola primaria.

Elargire sussidi a chi invece ha solo la licenza media e quindi non ha completato le scuole superiore sarebbe «non sostenibile economicamente e culturalmente». 

Il signor maestro

Il 17 novembre, durante il convegno “Scuola, i numeri da cambiare”, Valditara ha parlato con nostalgia della scuola che frequentava da giovane (il ministro ha 61 anni), quando, sostiene, il rispetto degli insegnanti era molto maggiore. «Quando io ero bambino il maestro era il maestro con la “M” maiuscola e il professore con “P” maiuscola».

Valditara ha poi parlato del ruolo dei genitori che, secondo lui, dovrebbero essere sempre dalla parte dell’insegnante. «Quando io tornavo a casa e dicevo “Sai la maestra mi ha discriminato…” – ha raccontato – Mio padre o mia madre mi rispondevano: Ha fatto benissimo a darti la nota, a darti un 6, ha fatto benissimo a non valorizzarti in quel momento perché non te lo meritavi».

Telefonini in classe

L’ultima dichiarazione di Valditara è di oggi. Questa volta il ministro chiede il divieto dell’uso dei cellulari «durante le ore di lezione». In realtà, l’uso del telefono durante l’orario delle lezioni è in vigore dal 2007. Fatto salvo questo divieto, l’autonomia scolastica consente ad ogni scuola di decidere se e in quale circostanza i telefoni possano essere usati. Una minoranza di istituti prevede il ritiro dei telefoni all’ingresso a scuola, ma la maggioranza adotta un approccio più flessibile. 

© Riproduzione riservata