Nuovo incontro de L’Italia di Domani, l’evento organizzato da Domani a Modena. L’ex ambasciatore Nato in Afghanistan Stefano Pontecorvo dialogano di conflitti infiniti e di come farli finire con il direttore Stefano Feltri e il vicedirettore Emiliano Fittipaldi.

Afghanistan 

Un anno fa Pontecorvo era a Kabul a gestire il momento più drammatico di questi anni, cioè la fine della missione internazionale e il ritiro di truppe e personale, mentre il paese tornava in mano ai talebani. «Ci vorrà del tempo, speriamo non troppo poco, per valutare le conseguenze negative di quanto è accaduto un anno fa. Torneranno a morderci, come dicono gli americani», dice.

La situazione nel paese, dal punto di vista economico e sociale, è disastrosa. «Le ragazze non vanno a scuola, le vedove non possono lavorare. Comprarsi una sposa bambina costa 300 dollari, un fegato costa 1.300 dollari. Fatevi i conti, alcuni di questi bambini non si sa che fine fanno», dice.

Il direttore Feltri domanda dei rischi di un ritorno del terrorismo islamico. «Al momento il ministro dell’Interno, Haqqani, è un esponente di Al Qaida. Il gruppo è passato da 300 a 4mila uomini e combattendo contro l’Isis per conto dei talebani sta acquistando legittimità – dice Pontecorvo – La stessa Isis ora conta 4-5mila uomini, ha conquistato un’intera provincia. Infine c’è anche un ritorno della criminalità. I talebani non controllano il paese e gruppi criminali arrivano da tutta l’Asia».

Il vicedirettore Fittipaldi domanda se c’è una relazione tra la ritirata dall’Afghanistan e la guerra in Ucraina. «Senz’altro sì, c’è un legame diretto tra l’ignominiosa figura in Afghanistan e l’Ucraina – risponde Pontecorvo – Nella regione gli Stati Uniti e l’occidente sono screditati, visti come smidollati, tanto che noi siamo stati sorpresi della reazione degli ucraini e Putin più di tutti. Non tanto per l’operazione di ritiro, che era difficilissima ed è andata benissimo. Sono state le divisioni negli ultimi giorni, all’aeroporto, che hanno convinto Putin».

L’Ucraina

Sul conflitto in Ucraina, l’ambasciatore fa una premessa chiara: «L'Ucraina è un paese aggredito e dobbiamo continuare ad armarla, altrimenti l'Ucraina non ci sarà più. Quando sarà passato un po’ di tempo e la situazione sarà più tranquilla potremo fare riflessioni come quelle che facciamo sull’Afghanistan».

Sul possibile esito del conflitto, dice Pontecorvo: «Gli americani si sono messi in testa di distruggere le forze armate russe, con l’idea di impedirgli di essere una minaccia per altri paesi. Ma lo strumento militare russo non si distrugge, è impossibile. Quando russi, ucraini e Stati Uniti capiranno che non si può più avanzare, che i loro obiettivi non possono essere raggiunti, si tratterà e si dovrà scegliere tra etica e realismo».

Pontecorvo poi risponde al vicedirettore Fittipaldi su quanto sappiamo realmente di quel che sta accadendo nel paese: «Quattro mesi di guerra e non sappiamo quali sono gli obiettivi di Putin», dice. Ma questa “ignoranza” non vale solo per noi. Lo stesso presidente russo «ha ricevuto informazioni fuorvianti dalla sua intelligence. Mi hanno raccontato che funzionari del Fsb russa hanno usato i dollari che servivano a corrompere gli ucraini per i loro comodi e hanno dato informazioni sbagliate al loro presidente». 

Ma in sostanza, prosegue Pontecorvo: «Putin fa quello che dice e dice quello che fa. Dice che tratterà alle sue condizioni e lo farà. Quando avrà conquistato un 25-30 per cento di Ucraina inizierà a trattare e vedremo allora quello che sarà disposto a cedere e quello invece su cui non sarà disposto a mollare».

Il rischio di Terza guerra mondiale

Il direttore Feltri domanda quali sono i rischi concreti di escalation, ricordando che un esponente del governo polacco gli ha detto, pochi giorni fa, che solo mettendo armi nucleari in Ucraina si fermerà l’aggressione. «I polacchi sono parte del problema», risponde netto Pontecorvo, che poi torna a parlare delle cause profonde dell’invasione, sottolineando che però non si tratta di giustificazioni: «I due elementi reali che hanno spinto Putin ad aggredire l’Ucraina sono: primo, l’allargamento della Nato, perché nessuno vuole il nemico sul suo confine. Ed io, all’epoca, chiedevo al segretario generale della Nato: e noi che convenienza abbiamo nell’avere la Russia nostro vicino? Il secondo punto è che i russi sono sempre stati convinti che l’occidente, cioè gli Stati Uniti, non avrebbero mai accettato la Russia come membro della comunità internazionale su un piano di parità. Insomma: non li abbiamo presi abbastanza sul serio». In conclusione, dice che all’escalation nucleare «non ci credo per niente».

Nato e sanzioni

L’allargamento della Nato, secondo Pontecorvo, rimane un tema centrale per spiegare cosa è accaduto. «Noi avevamo promesso che non ci saranno allargati un pollice oltre l’Oder, il confine tra Germania e Polonia – dice – E poi ci siamo tirato dentro in tre allargamenti successivi anche ex paesi dell’Unione Sovietica».

«L’Unione Europea aveva senso che si allargasse, ma ora da paesi come Ungheria e Polonia abbiamo problemi che vanno alla radice dell’identità europea. Li supereremo, ma ci sono e li abbiamo con paesi che sono europei e hanno diritto a essere nell’Unione Europea. Io chiedo a voi: l’allargamento della Nato invece aveva senso?».

Sulle sanzioni, Pontecorvo è molto netto: «Sono contrario, anche se sono l’autore del primo regolamento europeo sulle sanzioni. Le sanzioni non funzionano mai. Non c’è un solo governo che sia caduto, nessuna decisione politica che sia stata presa in seguito alle sanzioni. Questa volta hanno funzionato perché i privati si sono adeguati e perché abbiamo usato il bazooka, come con Swift. Ma in un anno e mezzo, la Russia troverà altri mercati: in Cina e India ad esempio».

Dalla Lituania all’Italia

Il vicedirettore Fittipaldi domanda della decisione Lituana di bloccare l’exclave russa di Kaliningrad: «Quello che hanno fatto i Lituani è bloccare un flusso di merci interno, tra San Pietroburgo e una città russa. Come una barriera doganale americana tra Bologna e Modena. Quella linea ferroviaria che collega la Russia con Kaliningrad ha lo status di territorio interno. Se l’Unione Europea ha deciso che così va bene, si sbaglia».

Sui rischi degli interessi italiani con l’attuale situazione, Pontecorvo dice che «rischiamo moltissimo. Con il nuovo allargamento della Nato a Svezia e Finlandia avremo una concentrazione sull’est. I comandi e le truppe si sposteranno a est. Avremo comandi svuotati o comunque meno comandi a sud», l’area che più interessa l’Italia e che sarà sempre più importante anche per gli approvvigionamenti energetici.

Sul futuro segretario della Nato, Pontecorvo dice di essere preoccupato dalla possibilità che sia un baltico o un britannico: «Bisogna invece che ci sia una personalità in grado di tenere la barra dritta, ma in grado di riempire il fossato sanguinario che Putin ha scavato tra di noi».

L’evento

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