La sentenza: «Il presidente ha ecceduto i propri poteri costituzionali nell’imporli». Le tariffe resteranno comunque in vigore fino al 14 ottobre, termine per un ricorso in Corte Suprema. Se la decisione venisse confermata, gli Stati Uniti potrebbero essere costretti a rimborsare miliardi di dollari già incassati. Il tycoon: «Così si distrugge il paese». Battuta d’arresto anche per il piano sull’espulsione accelerata di migranti
La Corte d’appello federale di Washington ha stabilito che la maggior parte dei dazi introdotti da Donald Trump dall'inizio del suo mandato sono illegali e che il presidente degli Stati Uniti abbia ecceduto i propri poteri costituzionali nell’imporli. «La legge conferisce al presidente un'autorità significativa per intraprendere una serie di azioni in risposta a un'emergenza nazionale dichiarata, ma nessuna di queste azioni include esplicitamente il potere di imporre tariffe, dazi o simili, o il potere di tassare», stabilisce la Corte.
La decisione, che conferma una sentenza di primo grado su una causa presentata a maggio da alcune piccole aziende, è stata approvata con sette voti favorevoli e quattro contrari e indebolisce l'offensiva protezionistica del capo dello Stato. Il caso riguarda i dazi doganali che non colpiscono settori specifici, una eventualità temuta dal presidente repubblicano. La Corte sottolinea inoltre che la competenza in materia fiscale appartiene costituzionalmente al Congresso, non alla Casa Bianca.
Nonostante la bocciatura, la Corte ha stabilito che i dazi resteranno in vigore fino al 14 ottobre, per dare tempo all’amministrazione di presentare ricorso alla Corte Suprema. Se la decisione venisse confermata, gli Stati Uniti potrebbero essere costretti a rimborsare miliardi di dollari di tariffe già incassate e verrebbero messi in discussione accordi commerciali con partner chiave come Unione europea, Giappone, Corea del Sud, Cina, Canada e Messico.
La sentenza
La Corte d’appello rivendica che i dazi non possono essere giustificati con l'International Emergency Economic Powers Act, legge che conferisce al presidente il potere di affrontare minacce «insolite e straordinarie» durante le emergenze nazionali. «Sembra improbabile che il Congresso, emanando l'Ieepa, intendesse discostarsi dalla sua prassi passata e concedere al presidente un'autorità illimitata per imporre dazi. La legge non menziona i dazi (o alcuno dei suoi sinonimi) né prevede garanzie procedurali che contengano chiari limiti al potere del presidente di imporre dazi», si legge nella sentenza.
Trump: «Così si distruggono gli usa»
Trump ha risposto sul suo social Truth alla sentenza che «distruggerebbe letteralmente gli Stati Uniti d'America». «Una Corte d’appello di parte - scrive - ha erroneamente affermato che i nostri dazi dovrebbero essere rimossi, ma sa che alla fine gli Stati Uniti d'America vinceranno. Se questi dazi venissero mai eliminati, sarebbe un disastro totale per il paese. Ci renderebbe finanziariamente deboli e dobbiamo essere forti. Gli Stati Uniti non tollereranno più enormi deficit commerciali e dazi doganali e barriere commerciali non tariffarie ingiuste imposte da altri paesi, amici o nemici, che minano i nostri produttori, agricoltori e tutti gli altri».
La piccola azienda di vini dietro lo stop ai dazi
C'è anche una piccola azienda vinicola di New York dietro alla decisione dei giudici americani di bloccare i dazi di Trump. La Vos Selections ha fatto causa insieme ad altre quattro piccole imprese e a 12 Stati americani, denunciando la «minaccia esistenziale», quasi una «condanna a morte», rappresentata dalle tariffe per le piccole e medie imprese a stelle e strisce. Un'azione legale che Victor Schwartz, il fondatore di Vos Selections, non avrebbe mai immaginato di presentare nei suoi 40 anni di attività, e che ha vinto.
«Ero incredulo», ha detto ai microfoni di Cnn dopo la vittoria in tribunale a maggio per l'udienza di primo grado, confermata dall'appello. Schwartz, che tratta etichette vinicole italiane, stava preparando un piatto di pasta quando il suo legale lo ha chiamato e gli ha comunicato lo storico risultato. «Diciamo che quando ho fondato Vos 40 anni fa non avevo idea che mi sarei impegnato in una causa del genere e che mi sarei trovato coinvolto in un'azione contro il potere esecutivo degli Stati Uniti», ha aggiunto evidentemente soddisfatto.
Per Schwartz i dazi di Trump non sono una novità. Già durante il primo mandato, la sua Vos era stata colpita dalla stretta decisa dal presidente. «Non siamo una grande azienda, non possiamo navigare in questa tempesta», ha spiegato. Il fondatore di Vos è stato messo in contatto con il Liberty Justice Center. L'associazione ha sfidato il presidente in tribunale anche a nome di altre quattro piccole aziende: FishUSA, azienda di attrezzature di abbigliamento da pesca; Terry Precision Cycling specializzata nel ciclismo femminile; Microkits che progetta piccoli kit elettronici per insegnare ai bambini come costruire semplici dispositivi e gadget; e Genova Pipe che produce tubi importando materiali in resina dalla Corea del Sud e da Taiwan.
Separatamente un'altra causa era stata presentata anche da 12 Stati americani, guidati da Arizona e Oregon. Nell'azione legale si affermava che «rivendicando l'autorità di imporre dazi enormi e in continua evoluzione, il presidente ha sovvertito l'ordine costituzionale e portato il caos nell'economia americana». Gli Stati avevano anche denunciato l'eccesivo ricorso di Trump a «dichiarare emergenze per qualsiasi ragione ritenga conveniente». Il presidente aveva annunciato i dazi reciproci sulla base di «un’emergenza economica» che l'amministrazione, anche dopo la sentenza, continua a rivendicare dicendosi pronta ad agire senza esitazione.
Un colpo anche alla politica migratoria
Ma la sentenza della Corte d’appello federale di Washington non è l’unica pessima notizia arrivata nella notte per l’amministrazione Trump. È stata registrata infatti anche una battuta d'arresto per il piano di espulsioni di massa di immigrati irregolari voluto da Trump.
Un giudice federale ha infatti bloccato la procedura accelerata che non prevedeva la comparsa in tribunale delle persone fermate perché non in possesso di permesso di soggiorno. La misura era stata utilizzata dall'amministrazione repubblicana per rimpatriare rapidamente i migranti arrestati vicino al confine con il Messico se fossero entrati negli Stati Uniti nelle due settimane precedenti. Tuttavia, da quando è entrata in carica a gennaio, l'amministrazione Trump ha esteso l'applicazione di questa procedura a livello nazionale, applicandola ai migranti che si trovano negli Stati Uniti da un massimo di due anni.
Secondo il giudice federale Jia Cobb, la deportazione immediata potrebbe portare a errori, in mancanza di un procedimento legale che darebbe ai fermati la possibilità di dimostrare se sono negli Stati Uniti da oltre due anni.
«Mentre l'espulsione accelerata dovrebbe riguardare coloro che vengono fermati al confine poco dopo averlo attraversato, il governo sta ora prendendo di mira persone che sono state nel nostro paese per molto tempo», ha detto Cobb. «Nel difendere questa procedura rapida, l'amministrazione sta usando un argomento davvero sbalorditivo: coloro che sono entrati illegalmente nel paese non hanno diritto ad alcuna procedura ai sensi del Quinto Emendamento e potrebbero contare solo su una grazia del Congresso», ha aggiunto. «Se questo fosse vero, non solo gli stranieri, ma tutti sarebbero in pericolo».
Il quinto emendamento della Costituzione mira a proteggere gli individui da abusi dell'autorità governativa in un procedimento legale.
La decisione della giudice Cobb, nominata dall'ex presidente democratico Joe Biden, arriva in un caso promosso da Make The Road New York, un'organizzazione per i diritti degli immigrati. La giudice ha chiarito che la corte non stava «mettendo in discussione la costituzionalità della legge sull'espulsione accelerata, né la sua applicazione alla frontiera». Uno dei principali temi della campagna elettorale di Trump per la Casa Bianca era la promessa di espellere milioni di migranti irregolari.
Ma il suo programma di espulsioni di massa è stato ostacolato da numerose sentenze dei tribunali, in particolare per il fatto che coloro che sono presi di mira dovrebbero poter far valere il loro diritto a un giusto processo. Jia Cobb ha inoltre invocato una sezione della Costituzione che garantisce che «nessuno può essere espulso dagli Stati Uniti senza avere la possibilità, in un momento opportuno, di essere ascoltato».
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