Le accuse mosse su X dal fondatore di Tesla riaccendono i riflettori sul caso dell’imprenditore di New York, accusato prima di adescamento di minori e poi di traffico sessuale e cospirazione, morto suicida in carcere nel 2019. Ecco tutto quello che c’è da sapere, tra documenti ancora secretati, accuse incrociate e il suicidio della principale accusatrice, Virginia Giuffre
Le tensioni tra Elon Musk e Donald Trump si intrecciano con uno dei casi più oscuri degli ultimi decenni: quello legato a Jeffrey Epstein, il finanziere accusato di tratta sessuale e morto suicida in carcere nel 2019. A rilanciare il caso è stato lo stesso patron di Tesla e ormai ex consigliere del presidente americano, che ha evocato il coinvolgimento di Trump nei cosiddetti “Epstein files”. Ma di cosa si tratta?
La bomba sganciata da Musk
Il punto di partenza è lo scontro politico e personale tra l’inquilino della Casa Bianca e l’imprenditore. Dopo settimane di attriti e l’abbandono da parte di Musk del Doge, il dipartimento federale creato per lui con l’obiettivo di snellire la burocrazia, il fondatore di Tesla ha pubblicamente dichiarato che il nome di Trump compare nei file riservati del caso Epstein. Secondo Musk, sarebbe questo il motivo per cui molte delle carte relative ai nomi delle persone che facevano parte della sua cerchia non sono ancora state rese pubbliche.
Trump non ha replicato direttamente all'accusa. Il suo entourage ha scelto la via del silenzio, mentre il Partito democratico ha chiesto chiarimenti sui documenti ancora secretati. Nel frattempo, Musk ha alimentato i sospetti parlando di una “bomba” pronta a esplodere.
Chi era Jeffrey Epstein
Nato a Brooklyn, New York, nel 1953, Epstein ha iniziato la sua carriera come insegnante di matematica alla Dalton School di Manhattan, nonostante non avesse completato gli studi universitari. Pochi anni dopo, grazie a un incontro con Alan Greenberg, ex CEO della Bear Stearns, è entrato nel mondo della finanza ed è diventato fiduciario dei patrimoni di alcuni dei più ricchi uomini d’affari americani.
Epstein era noto anche per l’organizzazione di feste private e ricevimenti esclusivi, frequentati da personaggi dell’alta società, politici e uomini d’affari. A partire dal 1994, secondo le ricostruzioni processuali, avrebbe sistematicamente reclutato ragazze minorenni con la promessa di facili guadagni in cambio di “massaggi”. Una volta introdotte nel suo sistema, le giovani venivano abusate e spesso coinvolte nel reclutamento di altre vittime. Gli abusi avvenivano in luoghi sorvegliati da telecamere, utili anche a scopi ricattatori.
L’arresto e la morte
Nel 2008 Epstein aveva già patteggiato per il reato di adescamento di minori, scontando solo tredici mesi in semilibertà. Nel 2019, tuttavia, grazie anche alla denuncia pubblica di Virginia Giuffre e a un’inchiesta del Miami Herald, l’Fbi ha trovato nella sua abitazione materiale inequivocabile: migliaia di fotografie esplicite di minorenni, diamanti, contanti, passaporti falsi.
Arrestato, Epstein è stato accusato di traffico sessuale e cospirazione. Dopo la negazione della cauzione, è stato trovato morto nella sua cella del carcere di New York il 10 agosto 2019. La versione ufficiale ha parlato di suicidio per impiccagione, ma non sono mancate ipotesi di insabbiamento e complicità a causa delle fratture al collo e della negligenza nella sorveglianza.
Le liste dei contatti
Nel gennaio 2024 è stata resa pubblica la cosiddetta “fase uno” dei documenti: centinaia di pagine contenenti agende, contatti, registri di volo e prove raccolte negli anni. Il Dipartimento di Giustizia ha dichiarato che la divulgazione completa avverrà in più fasi per tutelare l’identità delle vittime. Il materiale conferma i rapporti tra Epstein e diverse personalità di spicco, anche se lo stesso Dipartimento ha precisato che la sola presenza nei documenti non implica responsabilità penali per le persone menzionate.
Oltre a Trump e Bill Clinton, i nomi che circolano includono Stephen Hawking, Michael Jackson, Naomi Campbell, Alec Baldwin, il principe Andrea d’Inghilterra, Mick Jagger e altri. In molti casi si tratta di semplici contatti o passeggeri dei voli privati, non necessariamente coinvolti nei reati, ma alcune delle vittime, come Sarah Ransome, hanno testimoniato di incontri sessuali tra Trump ed Epstein in una delle proprietà del finanziere a New York.
Figura centrale nell’apparato criminale era Ghislaine Maxwell, figlia del magnate Robert Maxwell, compagna e collaboratrice di Epstein. Era lei a occuparsi del reclutamento, dell’organizzazione degli incontri e della gestione logistica delle minori. Arrestata nel 2020, è stata giudicata colpevole nel 2021 e condannata a vent’anni di carcere nel 2022.
Il ruolo di Virginia Giuffre
La testimonianza di Virginia Giuffre è stata determinante per riaprire il caso. Reclutata da Maxwell mentre lavorava in una spa di Mar-a-Lago, residenza di Trump, Giuffre ha raccontato di essere stata costretta a rapporti con Epstein e altri uomini potenti. Nel 2020 ha avviato una causa civile contro il principe Andrea d’Inghilterra, accusandolo di aver abusato di lei quando era minorenne; il caso si è chiuso nel febbraio 2022 con un accordo extragiudiziale stimato in circa 12 milioni di sterline.
Dopo l’intesa, il duca di York è stato privato di incarichi ufficiali e patronati reali, oltre che dei titoli militari, e non ha più preso parte alla vita pubblica della famiglia reale britannica. A "inchiodarlo” è stata anche una foto del 2001 che ritrae il principe Andrea mentre abbraccia Virginia Giuffre con accanto una sorridente Ghislaine.
Nell’aprile del 2025 Virginia Giuffre si è tolta la vita, nella sua casa in Australia. Aveva 41 anni. La famiglia ha parlato di «un peso insostenibile», riferendosi agli abusi subiti e all’esposizione mediatica che ha seguito la sua decisione di denunciare.
Le accuse politiche e il futuro dei file
Nonostante le continue richieste di trasparenza, molti documenti restano secretati. A febbraio 2025, la procuratrice generale Pam Bondi ha pubblicato una parte dei file, senza però rivelazioni significative. Secondo Musk, questo ritardo serve a proteggere figure come Trump.
Finora non sono emerse prove dirette del coinvolgimento del presidente, ma la sua presenza nei registri di volo del jet di Epstein, il «Lolita Express», e la lunga amicizia con il finanziere alimentano sospetti e speculazioni. La pubblicazione integrale dei file potrebbe chiarire molti punti, oppure confermare che alcune verità rimarranno per sempre nell’ombra.
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