I giudici hanno bloccato con una ordinanza ad interim l'inchiesta del Controllore dello Stato e difensore civico, Matanyahu Englman, sulle responsabilità interne per la mancata protezione dai sanguinosi attacchi del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas. Intanto a Gaza le ong sono a rischio: scaduti i termini per il rinnovo degli accrediti da parte israeliana, le organizzazioni che operano nella Striscia dovranno andare via
L'Alta corte di giustizia in Israele ha bloccato con una ordinanza ad interim l'inchiesta del Controllore dello Stato e difensore civico, Matanyahu Englman, sulle responsabilità interne per la mancata protezione dai sanguinosi attacchi del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas.
La Corte ha ordinato a Englman di non convocare funzionari per deporre o fornire documentazione al suo Ufficio e anche a non pubblicare neanche in forma di bozza un rapporto sulle conclusioni che potrebbe aver tratto fino a ora.
L'ordine si basa, secondo quanto hanno scritto i giudici, su un accordo fra il Controllore ed entità dello Stato, incluso l'Idf, di aprile, con il quadro validato dalla Corte per l'inchiesta. Viene anche ordinato al Controllore di giustificare inchieste nei settori delle politiche e della strategia.
«Un evento catastrofico di dimensioni eccezionali come il 7 ottobre richiede una inchiesta complessiva, indipendente e non di parte solo da parte di una commissione di inchiesta dello Stato», ha dichiarato il Movimento per la qualità del governo in Israele, una delle organizzazioni che avevano chiesto lo stop dell'inchiesta del Controllore, nominato fra l'altro dal governo del Premier Benjamin Netanyahu che respinge tutti gli sforzi per creare la commissione.
L'inchiesta del Controllore, denunciavano i ricorrenti, compromette le prove, viola i diritti a un giusto processo e serve» per evitare l'istituzione di una commissione di inchiesta».
Intanto sono 37 le Ong a cui Israele limiterà di operare nella Striscia di Gaza a partire da domani. Il motivo è che le Ong «rifiutano di fornire l'elenco dei loro dipendenti palestinesi», come invece previsto dal nuovo regolamento varato da Israele. «Dovranno rispettare in modo completo e trasparente i criteri stabiliti. Non ci saranno scorciatoie o trucchi», ha affermato Gilad Zwick, portavoce del ministero delle questioni per la diaspora in una intervista all'agenzia Afp in cui ha elencato le organizzazioni che fino a ora non hanno fornito la documentazione richiesta.
«La decisione del governo israeliano di revocare il permesso di operare nella Striscia di Gaza, a partire dal 1° gennaio 2026, a una serie di organizzazioni umanitarie tra le quali Medici senza frontiere, Consiglio norvegese per i rifugiati, Care e Oxfam non è solo un oltraggio ma costituisce anche una deliberata escalation del genocidio contro le persone palestinesi», ha dichiarato Erika Guevara Rosas, Alta direttrice delle campagne e delle ricerche di Amnesty International.
«Impedire aiuti salvavita mentre la popolazione civile è colpita dalle fame, dalle malattie e dalle bombe nonostante il cosiddetto cessate il fuoco è una clamorosa violazione del diritto internazionale e un assalto all'umanità, una punizione collettiva su scala catastrofica», ha aggiunto Guevara Rosas. A questo «si aggiunga che la Knesset ha appena approvato una nuova legge contro l'Unrwa, che affida alle autorità israeliane il potere di interrompere le forniture di acqua, elettricità, carburante e le comunicazioni alle strutture dell'agenzia Onu, sequestrare le sue proprietà a Gerusalemme Est, compresi i principali uffici e i centri di istruzione e formazione. La legge, inoltre, priva la stessa agenzia dei privilegi e delle immunità garantiti dal diritto internazionale. Questo voluto tentativo di smantellare il mandato dell'Unrwa fa parte di una sistematica campagna contro i meccanismi internazionali e i servizi umanitari essenziali».
«Il mondo non può rimanere in silenzio. Chiediamo ai governi, alle istituzioni e ai leader di agire immediatamente per pretendere la fine di queste atrocità in quanto bloccare gli aiuti e i servizi salvavita è una consapevole strategia di punizione collettiva, per opporsi allo smantellamento delle attività dell'Unrwa a Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza e di tutte le altre organizzazioni umanitarie e per garantire senza alcun ostacolo l'accesso umanitario e le risorse indispensabili per proteggere le persone palestinesi. Ogni ora che passa senza agire costa vite umane», ha concluso Guevara Rosas.
A criticare la decisione di Israele anche il deputato di Avs Angelo Bonelli: «Il governo criminale di Netanyahu continua la sua guerra contro la verità e contro il diritto internazionale. Dopo aver impedito l'accesso ai giornalisti per non far documentare lo sterminio e i crimini contro l'umanità commessi a Gaza, ora Israele colpisce anche medici, cooperanti e organizzazioni umanitarie. È una scelta politica gravissima. Israele non vuole testimoni. Non vuole chi racconta, cura, soccorre. Non vuole che si veda la devastazione provocata dai bombardamenti, né che si assistano le vittime palestinesi colpite e assassinate dalle violenze dei coloni e dell'esercito israeliano. È un meccanismo di intimidazione che mira a rendere invisibili i crimini e ad abbandonare la popolazione palestinese senza cure, senza aiuti, senza protezione. Il silenzio, di fronte a tutto questo, è complicità».
Infine è intervenuto l’Onu, che ha definito «oltraggiosa» la minaccia di Israele di sospendere le organizzazioni umanitarie dalle operazioni a Gaza a partire da gennaio.
«Tali sospensioni arbitrarie peggiorano ulteriormente una situazione gia' intollerabile per la popolazione di Gaza», ha affermato Volker Turk in una nota. E anche Hamas: «L'introduzione, da parte di Israele, di nuove regole per le ong che operano a Gaza un comportamento criminale che si iscrive nel quadro del tentativo da parte degli occupanti di politicizzare l'azione umanitaria e di farne uno strumento di ricatto contro il nostro popolo palestinese». Queste le parole dell'organizzazione islamista che ha sollecitato la comunità internazionale «ad adottare misure urgenti ed efficaci per condannare questo comportamento criminale».
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