Un tribunale del Myanmar ha esteso il periodo di custodia cautelare per il giornalista dell'Associated Press, Thein Zaw, arrestato il 27 marzo a Yangon, mentre copriva le manifestazioni contro il golpe militare. Il legale del reporter ha riferito che il suo cliente rimarrà in carcere fino all'udienza, fissata per il 24 marzo.

Zaw è stato arrestato insieme ad altri otto giornalisti e tutti rischiano fino a tre anni di carcere per aver violato, secondo le autorità myanmariane, la norma sull’ordine pubblico. In particolare, il giornalista di Ap, aveva diffuso un video in cui si vedevano i militari caricare i dimostranti. Proprio in quel momento, è stato circondato e bloccato con una stretta al collo, prima di essere ammanettato e portato via. Il giornalista rischia fino a tre anni di prigione. Trentotto giornalisti sono stati arrestati dal golpe del 1° febbraio, che ha portato all’arresto della leader Aung San Suu Kyi. La giunta al governo, il 9 marzo, ha inoltre annullato le licenze di cinque organi di stampa locali che tuttavia hanno continuato a operare, oltre ad aver limitato l’accesso a Facebook e Twitter. Il National Press Club, organizzazione per giornaisti e professionisti della comunicazione, a Washington Dc, ha chiesto con forza il rilascio di tutti gli operatori arrestati. 

Ancora morti

Continua contemporaneamente lo spargimento di sangue per le strade del paese. Ieri, dodici manifestanti sono state uccise durante le proteste, secondo un rapporto dell'organizzazione indipendente Assistance Association for Political Prisoners (Aapp) citato da Cnn. Nella piccola città centrale di Myaing, la polizia ha sparato contro una folla di persone disarmate, uccidendone almeno otto, secondo il gruppo. Almeno 80 persone sono state uccise da quando i militari hanno invalidato i risultati delle elezioni democratiche del Paese, ha riferito l'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, e altre centinaia sono rimaste ferite. Secondo l'Aapp più di 2.000 persone sono state detenute arbitrariamente dalle forze armate, e la condizione o il luogo in cui si trovano molte di loro restano sconosciuti.

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