- Dal 24 al 30 luglio papa Francesco sarà in Canada per un viaggio di riparazione e guarigione verso i popoli nativi umiliati nei decenni anche per mano dei missionari cattolici. È il più imponente atto di scuse della chiesa di Roma.
- Malgrado l’entusiasmo suscitato dalle sue tre visite nel paese, papa Giovanni Paolo II non ha lasciato un’eredità prolifica nella chiesa canadese. Il crollo dei fedeli in trent’anni è stato vertiginoso, si parla di collasso.
- Alcune testimonianze dei popoli nativi e di un vescovo rivelano le aspettative di affrancamento di un intero popolo, ma anche la voglia di voltare pagina per costruire una società, chiesa compresa, migliori.
È un viaggio alla fine del mondo quello che papa Francesco si appresta a compiere in Canada dal 24 al 30 luglio prossimi, e non solo geografico. Dieci ore di volo, nove discorsi in programma, sette incontri con i popoli nativi – incluse le funzioni religiose al Commonwealth Stadium di Edmonton e al santuario di Lac Sainte Anne – e sei località da visitare in sei giorni danno la misura del viaggio più difficile del suo pontificato. Nessun primato come in Iraq, poiché il paese è stato già visit



