Ma se l’incontro tra i due andrà bene «subito vertice con Zelensky». Il leader ucraino spera in una tregua e in nuove sanzioni alla Russia
«Non credo di poter convincere Putin a non bombardare i civili», ha detto Trump mercoledì. Alla vigilia del suo vertice con Putin, tra gli ucraini non c’è fiducia in una riuscita dell’incontro.
«Penso che Trump sia il peggior presidente mai capitato agli Stati Uniti e penso che anche l’Europa si dovrebbe svegliare: Putin non farà mai la pace se non sarà costretto», dice Liubov Yavroska, una commerciante di verdure che è stata costretta ad abbandonare la sua casa e la sua serra nell’Ucraina orientale a causa all’avanzata dei soldati russi.
Dallo scorso giugno vive nel villaggio di Nova Hnylytsia, sulla strada che da Kharkiv porta verso il Donbass. Qui, di rifugiati come lei ne sono arrivati parecchi negli ultimi mesi, dice Tetiana Klishch, operatrice sociale dell’ong italiana Intersos che, con i fondi dell’Unione europea, da sei mesi porta avanti un progetto di assistenza umanitaria nella regione. «Gli evacuati hanno bisogno di tutto. Spesso possiedono soltanto quello che sono riusciti a portare via da casa».
Irina, una ex contabile fuggita con la figlia e la nipote, appartiene a quest’ultima categoria. Sul telefono mostra le fotografie del condominio dove abitavano, completamente sventrato da una bomba russa.
«Le notizie ormai non riesco più a seguirle», dice. «Vorrei che la guerra finisse, che tutti si mettessero intorno a un tavolo e trovassero una soluzione. Con la violenza non si ottiene nulla».
Tregua nel mirino
Domani Trump e Putin si siederanno effettivamente intorno a un tavolo in una base militare americana in Alaska, ma le possibilità che dal vertice possa uscire un accordo di pace accettabile appaiono ridotte.
Trump è tornato a usare i toni forti, minacciando «conseguenze molto gravi» se la Russia non farà passi avanti verso la pace. Ma se il vertice dovesse invece andare bene, il leader americano promette di organizzare «molto velocemente» un incontro tra Putin e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.
Tutto sta nello stabilire cosa significhi “bene”. Mercoledì Mosca e Kiev hanno ribadito le loro inconciliabili posizioni negoziali. Per il Cremlino, l’Ucraina deve ritirare le sue truppe da tutte e quattro le regioni che la Russia si è annessa nell’autunno del 2022 se vuole una tregua nei combattimenti.
Zelensky, ribadisce che le forze armate ucraine non saranno ritirate e che qualsiasi eventuale e futura cessione territoriale dovrà passare per una modifica della costituzione ucraina e un referendum, impossibile se non ci sarà prima uno stop ai combattimenti.
Insomma, di passi avanti possibili se ne vedono pochi, ma almeno, lo scenario peggiore, dal punto di vista di Kiev, ossia che a possibilità che Trump e Putin si accordassero per una spartizione del territorio ucraino, con Kiev e l’Europa messi di fronte all’accordo già raggiunto, sembra sia stato scongiurato. In una conferenza virtuale con i leader europei e lo stesso Zelensky, Trump avrebbe chiarito che durante l’incontro con Putin cercherà di ottenere un cessate il fuoco e che le questioni territoriali dovranno essere risolte direttamente tra Russia e Ucraina.
Infine, nel corso della conversazione è stato sollevato il tema delle garanzie militari contro una futura aggressione russa e il presidente americano non avrebbe opposto un netto rifiuto all’idea.
Trump si è detto molto soddisfatto della chiamata di gruppo, «merita un bel 10», ha detto mercoledì. Zelensky, ospite del cancelliere tedesco, Friderich Merz, a Berlino, è stato lievemente più prudente: «Spero che Trump e Putin si concentreranno sul cessate il fuoco. Trump lo ha ribadito più volte».
La possibilità di una tregua parziale è considerata molto più realistica di quella di un complessivo accordo di pace. Secondo diversi media, il Cremlino sarebbe pronto ad offrire una tregua nei bombardamenti sulle principali città e contro le rispettive reti energetiche. Gli europei sarebbero pronti ad offrire un alleggerimento delle sanzioni se questa prima tregua dovesse essere prolungata.
Breccia tappata
Se sui tavoli diplomatici è stata una giornata incoraggiante per Kiev, anche dal fronte militare sono arrivate buone notizie. Secondo diversi analisti, la breccia di 15 chilometri creata dalle truppe russe nei pressi di Dobropillia, in una zona strategica del Donbass, sarebbe stata contenuta ed alcuni soldati russi, assetati e privi di rifornimenti, sarebbero stati catturati.
La situazione rimane confusa, sul posto non ci sono giornalisti internazionali e tanto Mosca quanto Kiev mantengono il più stretto riserbo sull’andamento delle operazioni.
Ma la notizia di almeno un parziale fallimento dell’incursione sarebbe stata confermata da alcuni canali Telegram russi, secondo cui gli incursori di Mosca sarebbero a loro volta a rischio di essere circondati a causa del contrattacco ucraino.
Riuscita o meno, l’incursione dimostra però che il fronte ucraino non è stabile e che le forze armate di Kiev non sono ancora riuscite a imporre uno stallo ai russi, ricordano diversi esperti. Le forze armate hanno un enorme problema di personale, con chilometri di linee difensive affidati a poche decine di soldati, vulnerabili alle infiltrazioni.
Anche se Trump, Putin e Zelensky raggiungeranno la tregua aerea, sul fronte si continuerà a combattere, gli i soldati ucraini a ritirarsi e i profughi a fuggire. Qui, a Kharkiv, Tetiana Klishch, l’operatrice di Intersos, ne incontrerà di nuovi già domani. E altri ancora il giorno dopo. Da tre anni, il loro lavoro non si ferma mai.
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