Sarebbero circa 9mila i cittadini stranieri presenti negli Stati Uniti che l’amministrazione di Donald Trump vuole trasferire a Guantanamo, il centro di detenzione di massima sicurezza a Cuba. La notizia era stata data da Politico. Ora il Washington Post, in base a quanto riferito da funzionari a conoscenza della questione, ha rivelato che tra le migliaia di persone di origine straniera che verranno trasferite a partire da questa settimana ci sarebbero cittadini di paesi alleati, tra cui l’Italia. 

«I cittadini stranieri presi in considerazione provengono da diversi paesi – scrive il quotidiano – tra questi, centinaia provengono da nazioni europee amiche, tra cui Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi, Lituania, Polonia, Turchia e Ucraina, ma anche da altre parti del mondo, tra cui molti provenienti da Haiti». I funzionari hanno condiviso i piani con il Washington Post, inclusi alcuni documenti, «a condizione di mantenere l’anonimato, poiché la questione è considerata estremamente delicata», si legge.

Il Washington Post riporta poi che tra le attività preparatorie c’è lo screening medico delle 9mila persone, per valutare se le condizioni di salute sono compatibili con la detenzione nella prigione tristemente nota per violazioni dei diritti di chi è stato recluso dopo l’11 settembre 2001. Per il quotidiano non è chiaro se le strutture possono ospitare una cifra così alta di detenuti, ma secondo un documento visionato la «Gtmo», l’acronimo governativo usato per la Guantanamo Bay Naval Base, «non ha raggiunto la sua capienza massima». L’obiettivo del piano, secondo i funzionari dell’amministrazione Usa, sarebbe quello di liberare spazio nei centri di detenzione negli Stati Uniti.  

La possibile deportazione dei cittadini europei ha agitato le diplomazie. «Il messaggio è di scioccare e inorridire le persone, di sconvolgerle», ha riferito a Politico un funzionario del Dipartimento di Stato a conoscenza della situazione, «ma noi siamo alleati». 

Ad ogni modo, il Dipartimento di Stato non intende rivelare l’identità delle persone migranti individuate per il trasferimento a Guantanamo, ha detto la portavoce Tammi Bruce, che ha precisato: «Non è certo una dinamica gestita» dal dipartimento e «non è una novità che trasferiamo gli immigrati illegali che hanno compiuto dei crimini a Guantanamo prima che vengano rimandati nel loro paese d’origine: non è la destinazione finale». 

«Gli italiani irregolari non saranno trasferiti»

Non c’è alcuna possibilità che gli italiani irregolari negli Stati Uniti «siano trasferiti a Guantanamo, non c’è da allarmarsi», ha detto il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, in un’intervista a Rtl in mattinata, precisando che «l’Italia è disposta a riprendere gli irregolari nel pieno rispetto dei loro diritti». 

«Le prime informazioni che vengono dal Dipartimento per la Sicurezza nazionale ci dicono che Guantanamo verrebbe utilizzata per i clandestini di Stati che non accettano i rimpatri», ha affermato Tajani, mentre l’Italia «ha già detto all’amministrazione Usa tempo fa che era disposta a riprendere gli irregolari nel pieno rispetto dei loro diritti individuali».

Fonti della Farnesina hanno poi fatto sapere che nella lista degli stranieri che si trovano negli Stati Uniti in modo irregolare ci sono anche due cittadini italiani: uno è stato già espulso, l’altro è in via di espulsione verso l’Italia.

Le proteste 

Intanto in diverse città continuano le proteste contro i raid anti immigrazione. A New York diverse migliaia di persone hanno marciato per le strade, chiedendo l’Ice (l’agenzia federale, responsabile del controllo delle frontiere e dell’immigrazione) fuori dalla città. Partendo da Foley Square, una piazza vicino ai tribunali dove venerdì scorso sono stati arrestati alcuni migranti dalle forze dell’ordine, hanno attraversato la parte bassa di Manhattan. 

A Los Angeles la tensione continua a essere alta, dopo la decisione del presidente Donald Trump di schierare le truppe della Guardia Nazionale e 700 marines, contro il parere delle autorità californiane. Parlando con i giornalisti, Trump ha sostenuto che i manifestanti a Los Angeles «sono pagati da qualcuno», di «non sapere chi ma qualcuno li paga oppure sono agitatori». 

Dal governatore della California, Gavin Newsom, è arrivata di nuovo una dura critica alle politiche migratorie del presidente: la democrazia è «sotto attacco davanti ai nostri occhi», Donald Trump sta «devastando il progetto storico dei nostri padri fondatori». Il presidente Usa «sta organizzando una retata militare in tutta Los Angeles», ha affermato Newsom, sottolineando che «i regimi autoritari iniziano prendendo di mira le persone meno in grado di difendersi. Ma non si fermano qui». La situazione che si sta sviluppando in California è solo l’inizio, per Newsom, ma «questo riguarda tutti noi. Riguarda voi. La California potrebbe essere la prima, ma chiaramente non finirà qui. Altri Stati saranno i prossimi».

A Los Angeles, la sindaca Karen Bass ha annunciato che sarà imposto un coprifuoco in alcune zone: «Ho dichiarato lo stato di emergenza locale e ho emesso un coprifuoco per il centro di Los Angeles, per fermare gli atti di vandalismo e i saccheggi», ha dichiarato in conferenza stampa, riporta il Los Angeles Times. Il coprifuoco è in vigore dalle 20:00 di martedì sera, ora locale.

La città viene usata da Trump «come esperimento», ha detto Bass in un’intervista a Repubblica, «per vedere fino a dove può spingersi nel violare la legge. Se sfonda qui, potrà farlo in tutto il paese». Ha poi proseguito segnalando il «caos e terrore» che «stanno provocando senza motivo» gli agenti della Ice che martedì hanno «condotto cinque raid per arrestare immigrati, uno davanti alla scuola di mio nipote». Bass ha parlato con i familiari di alcune delle persone sequestrate – «una figlia ha visto il padre portato via in manette e da allora non ha più saputo nulla» – che non riescono «neanche a comunicare con gli avvocati». E, ha aggiunto, molte di queste persone «non sono illegali», ma vengono catturate «mentre vanno negli uffici dell’Ice a completare le pratiche burocratiche per il permesso». In questo modo, ha concluso la sindaca, gli altri sono spinti a non andare a rinnovare i documenti, «diventando illegali e deportabili».

Per i trasgressori del coprifuoco la polizia ha effettuato arresti di massa. Lo ha fatto sapere su X la Divisione Centrale della Lapd: «Diversi gruppi continuano a radunarsi su 1st Street, tra Spring e Alameda. Questi gruppi sono sotto controllo e sono stati avviati arresti di massa. Il coprifuoco è in vigore».

Per far fronte alle proteste contro le politiche migratorie di Trump anche il governatore del Texas, Greg Abbott, ha annunciato l’invio della Guardia nazionale nello stato: «Sarà schierata in varie località», ha scritto su X, «per garantire pace e ordine. La protesta pacifica è legale. Ferire persone o danneggiare proprietà è illegale e comporterà l’arresto».

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