«Cari membri della Famiglia olimpica, per quelli che non mi conoscono, il mio nome è Arianna Fontana, campionessa olimpica a PyeongChang nei 500 metri dello short track». Era il novembre del 2018 e la ragazza valtellinese fu il volto-copertina della presentazione della candidatura di Milano-Cortina davanti ai comitati olimpici nazionali a Tokyo. Non eravamo ancora certi di conquistare il diritto a organizzare i Giochi, ma l’olimpionica fu il volto della candidatura. Che diventò sede ufficiale battendo la concorrenza svedese dell’Olimpiade 2026 il 24 giugno del 2019 a Losanna.

Fontana, che a 16 anni non compiuti era già andata a medaglia a Torino 2006, ne ha poi viste e vissute diverse, belle e brutte, mostrando una formidabile longevità agonistica, condita però da uno scontro a tutto campo con la sua federazione, quella del ghiaccio, con tanto di accuse a un atleta di averla fatta cadere volutamente in pista e voci sulla possibilità di cambiare nazionalità e di gareggiare per gli Stati Uniti, il paese del marito e allenatore, visto lo scontro con l’ambiente federale italiano.

Oggi, tre medaglie olimpiche (adesso sono 11, un record) e sette anni dopo, la plurimedagliata azzurra è stata scelta per la seconda volta portabandiera olimpica, un privilegio raro, unico per una donna italiana nella storia delle Olimpiadi perché prima di lei la “doppietta” era stata solo di uomini: Ugo Frigerio (marcia), Edoardo Mangiarotti (scherma), Gustav Thoeni (sci alpino), Paul Hildgartner (slittino).

L’ufficialità del rientro di Brignone

Ma ci sono altre prime volte nella scelta comunicata oggi dal presidente del Coni, Luciano Buonfiglio: a San Siro, il 6 febbraio, Fontana porterà la bandiera con Federico Pellegrino, fondista veterano dello sci di fondo, mentre nell’altro scenario della cerimonia, a Cortina d’Ampezzo, toccherà ad Amos Mosaner e a Federica Brignone. Ed è proprio la scelta di Brignone a diventare una notizia al quadrato: perché la sciatrice sta completando la sua faticosa operazione di recupero dopo il grave infortunio al ginocchio sinistro e il fatto che sia stata scelta spazza via ogni dubbio sul fatto che ci sarà.

Lo stesso presidente del Coni ha rivelato di una telefonata rassicurante della sciatrice proprio poche ore prima della proclamazione dei portabandiera. Una scelta non scontata sia per questa vigilia così sofferta, sia perché questa avrebbe potuto essere l’ora di Sofia Goggia, l’altra stella della spedizione, prescelta per il 2022 a Pechino e poi costretta a rinunciare per non pregiudicare preziosi giorni di riposo prima della sua gara, visto che anche lei veniva da un infortunio molto serio che non le impedì di arrivare fino all’argento. Per la bergamasca ci sarà il ruolo di portabandiera nell’alzabandiera della cerimonia sempre a Cortina d’Ampezzo.

Un segno di identità

La scelta del poker di portabandiera, favorita anche dalla prima volta della doppia sede per la cerimonia di apertura, è una specie di biglietto da visita per l’Italia olimpica. In pratica un modo per rappresentare ghiaccio (con short track e curling, la specialità che la maggior parte degli italiani scoprì a Pechino proprio con l’oro di Amos Mosaner conquistato con Stefania Costantini) e neve (con lo sci alpino di Brignone e lo sci di fondo di Pellegrino). Ma anche un segno di identità perché da sempre, a differenza di altri paesi che preferiscono puntare tutto su poche discipline che mettono in palio tante medaglie, l’Italia Team sia a livello estivo sia a livello invernale cerca di essere competitiva sul più grande numero di territori agonistici.

E la speranza di molti è che le emozioni sul campo oscurino un percorso di avvicinamento sancito da tante polemiche e un’oggettiva dilatazione delle spese, passate dal «ci costeranno quasi nulla, è tutto pronto» fino all’ipotesi di un conto finale di 5 miliardi con più di una voce discussa e discutibile, come l’onerosissima scelta della nuova pista da bob-slittino-skeleton di Cortina, ora arrivata a 118 milioni di euro.

Riusciranno eroine ed eroi a cambiare il mainstream delle Olimpiadi Made in Italy? Prescelte e prescelti di oggi sono pronti a provarci, consapevoli di dover sfruttare il tradizionale fattore campo che nelle Olimpiadi tradizionalmente presenta un valore aggiunto. Non a caso, il raccolto più cospicuo dopo Lillehammer 1994 degli ultimi anni è venuto proprio dai Giochi di Torino 2006: cinque medaglie d’oro e sei di bronzo.

Ora, al di là dei numeri, l’Italia olimpica deve vincere la sfida dell’interesse verso i Giochi. La partita è cominciata.

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