Dopo l’accordo coi club, passa il provvedimento sull’operazione San Siro. Ma «in caso di indagini si può valutare il recesso». Ma un fascicolo c’è già
Quanto vale l’operazione San Siro per i club di Inter e Milan? Secondo i tecnici interpellati dal Comune di Milano molto di più rispetto ai «costi complessivamente previsti». Il guadagno sarebbe dunque assicurato. E che, per i comitati che riuniscono cittadini e attivisti a difesa dello stadio meneghino, rappresenterebbe un vero e proprio «regalo» fatto dall’amministrazione cittadina ai privati.
Mercoledì la Giunta guidata da Beppe Sala, il sindaco indagato nella maxi inchiesta sulla gestione dell’urbanistica dentro e fuori Palazzo Marino, ha approvato la delibera di vendita dello storico Meazza. Un atto annunciato da tempo, che i fedelissimi del primo cittadino avrebbero voluto “sigillare” prima di novembre, quando è previsto che scatti il vincolo culturale sulla struttura.
Così è stato. Prima pietra posata. Ora, a partire da venerdì, sono attesi i passaggi nelle varie commissioni, poi la votazione in consiglio comunale. Nel frattempo i comitati annunciano battaglia. «La pagina più brutta della storia di Milano – dichiara a Domani Luigi Corbani, portavoce del “Sì Meazza” – Siamo pronti a integrare i nostri esposti alla Corte dei Conti e in procura».
Proprio la procura di Milano, su cui mercoledì si è abbattuta la scure del Riesame sul procedimento “Grattacieli puliti”, sta lavorando a pieno ritmo sul fascicolo riguardante lo stadio. Fascicolo che finora sarebbe senza indagati e che, in base a quanto apprende questo giornale, non sarebbe affatto “fermo”: diversi gli approfondimenti in corso da parte degli organi inquirenti sui fondi d’investimento proprietari delle due squadre.
Ma a proposito di indagini, all’interno della documentazione votata ieri, vi è una clausola particolare. «Qualora intervengano procedimenti penali che impediscano l’inizio dei lavori nei tempi concordati e conseguentemente mettano in discussione la bancabilità del progetto, le parti si impegnano (...) per valutare la possibilità di addivenire alla risoluzione del contratto». Eccessiva precauzione? Solo il tempo potrà dirlo.
La delibera
Intanto, tornando alla delibera, che l’assessora all'Ambiente e Verde Elena Grandi non ha votato, si legge che il 50 per cento dell'area resti verde. Si tratta di almeno 80mila metri quadrati, che torneranno di proprietà comunale al termine dei lavori mentre la manutenzione resterà in carico ai club per almeno 30 anni.
Il prezzo di vendita dello stadio ai club è inoltre di circa 197 milioni di euro, di cui 73 saranno versati al Comune contestualmente alla sottoscrizione del contratto, mentre la restante parte sarà rateizzata e garantita da apposite fideiussioni bancarie o assicurative.
Molteplici le criticità riscontrate tuttavia da alcuni consiglieri comunali. Enrico Fedrighini del Gruppo Misto, per esempio, ha fatto notare che «68 milioni di euro destinati a oneri di urbanizzazione per opere di pubblica utilità per il Comune di Milano, verranno invece utilizzati dai club per rifare il Tunnel Patroclo sulla base delle esigenze del loro progetto privato». In più tanti i dubbi sulle conseguenze ambientali.
«La proposta iniziale prevedeva che le compensazioni ambientali sarebbero state effettuate tramite carbon offsets e che i crediti di carbonio sarebbero stati acquistati, in 50 anni con cadenza annuale, per progetti internazionali a discrezione del soggetto attuatore e certificati secondo i principali standard di riferimento – si legge nella nota del consigliere – Ora invece viene introdotta una disciplina ad hoc, uno "schema evoluto" sulla carbon neutrality prevedendo che l’intervento deve tendere alla neutralità carbonica su un ciclo di vita di 50 anni».
Tradotto: siccome l'intervento «ha un impatto ambientale non mitigabile e non compensabile – dice Fedrighini – il Comune potrà richiedere ulteriori interventi compensativi tendendo alla neutralità nel giro di 50 anni, cioè entro il 2075».
L'importante «era far quadrare i conti – conclude ancora il consigliere – per i fondi di investimento proprietari dei club». Club che sì, «sottoscriveranno il contratto», ma, in base a quanto scritto nella delibera, «l’acquirente (della struttura, ndr) sarà un veicolo societario controllato, direttamente o indirettamente e congiuntamente, dalle società».
Le chat
La delibera presenta le firme, tra gli altri, del city manager Christian Malangone, tra gli indagati di “Grattacieli puliti”. C’è anche quella della dirigente di Palazzo Marino Simona Collarini, indagata invece in un’altra inchiesta della procura meneghina, quella sulle residenze Lac al Parco delle Cave, e poi “promossa” a responsabile del parere di regolarità tecnica sul progetto Meazza.
Domani aveva già pubblicato le chat tra Malangone, Collarini e l’ex assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi – pure lui indagato –, in cui al centro c’era il Meazza.
«Mi sta venendo un’idea. Cerchiamo di “spostare” la procedura su una proposta più urbanistica. Che sottoponiamo a confronto pubblico... Secondo me dobbiamo essere creativi. Le squadre devono seguirci. La procedura speciale è una bufala... Ma comunque non l’abbandoniamo. E così il sindaco ne esce bene sul confronto con la città». Sul progetto del nuovo stadio lo “staff” del primo cittadino Sala cercava, insomma, di attrezzarsi. Anche contro le perplessità dei cittadini. «Dobbiamo essere creativi», dicevano.
Quegli stessi cittadini, attraverso il Sì Meazza, oggi sottolineano: «Perché sul progetto, contenuto nella delibera, non c’è la firma di Sala? Ci aspettavamo che ci mettesse la faccia».
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