Mediterranea non avrebbe «raggiunto senza ritardo il porto di sbarco assegnato» e, per questo, è ora bloccata a Porto Empedocle. Questa è la contestazione che è stata notificata, su mandato del Viminale, questa notte, al termine della 23esima missione dell’organizzazione, dopo lo sbarco di martedì sera delle 92 persone soccorse, tra cui 31 minori non accompagnati. Per il ministero dell’Interno la scelta di non essere andati fino a Livorno, il porto sicuro assegnato, a quasi 1.200 chilometri di distanza e oltre quattro giorni di navigazione, avrebbe violato il decreto legge Piantedosi. 

«Questo ci viene contestato nonostante il medico di bordo e lo stesso Cirm (Centro internazionale radio medico, ndr), incaricato dalle Autorità marittime, abbiano certificato che tutte le persone soccorse non erano in grado di affrontare altri tre giorni di navigazione», denuncia l’organizzazione.

A questo si è aggiunta una richiesta della procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo a chiedere ai ministeri dell’Interno e dei Trasporti di far sbarcare i minori a Porto Empedocle. «Ma non è evidentemente il diritto alla vita e alla salute delle persone salvate in mare a interessare il nostro governo», denuncia Mediterranea, e «tantomeno il rispetto del diritto internazionale e nazionale e delle decisioni della magistratura».

Il provvedimento, che l’ong definisce «ingiusto e illegittimo», ha bloccato la nave. Ma serviranno alcuni giorni per capire la durata della detenzione amministrativa a cui sarà sottoposta la nuova nave Mediterranea, che ha portato a termine la sua seconda missione. L’organizzazione ha fatto sapere che presenterà ricorso, ma denuncia una conseguenza diretta del blocco della nave: «Ci stanno ingiustamente impedendo di soccorrere altre vite in mare».

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