Le notizie di oggi, 16 gennaio: il bollettino covid di oggi; in Italia, ieri 92mila prime somministrazioni vaccinali in un giorno; Novak Djokovic ha lasciato l’Australia; il comunicato stampa dell’Atp sul caso Djokovic; il portavoce del Cremlino ha espresso preoccupazione per le «posizioni totalmente divergenti con l’Occidente»; l’Ucraina accusa Mosca per il cyberattacco di venerdì scorso; è morto l’ex presidente del Mali, Keïta; in Cina, graduale fine del lockdown a Xi’an; in Libano salta internet per mancanza di gasolio; il ministro Bianchi fa il bilancio sulla riapertura della scuola, dopo la prima settimana; in Texas sono stati liberati i quattro ostaggi sequestrati nella sinagoga di Colleyville; il programma Covax ha raggiunto il traguardo del primo miliardo di dosi distribuite ai paesi più poveri

Bollettino Covid, 2,5 milioni di positivi

Secondo i dati del ministero della Salute, sono 149.512 i nuovi casi di contagio da Covid-19 delle ultime 24 ore e 248 i morti, in lieve diminuzione rispetto a ieri, quando si erano registrati, invece 180.426 nuovi casi e 308 i decessi.  I tamponi processati sono stati  927.846 (ieri 1.217.830).

Sale il tasso di positività, che oggi è del 16,11 per cento (ieri al 14,8). Aumentano anche le persone in isolamento domiciliare, il 31,2 per cento in più rispetto a ieri, con 77.647 infettati. Attualmente sono 2.548.857 i positivi in Italia.

Crescono ancora i ricoveri: nell’ultima giornata le persone che risultano ricoverate nei reparti ordinari sono 349  (+19,6 per cento), e 14  (+6 per cento) quelle in terapia intensiva.

Record di prime dosi in un giorno

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Quasi 92mila prime dosi di vaccino anti-Covid sono state somministrate nella giornata di ieri, sabato 15 gennaio. Un numero così alto non veniva registrato dal 6 settembre scorso, quando erano state inoculate oltre 96mila iniezioni in un solo giorno. 

Dall'inizio della campagna vaccinale sono state somministrate in totale 119.840.779 dosi, di cui, oltre 48,5 milioni di prime dosi, oltre 46,8 milioni di seconde dosi e più di 26,6 milioni di terze dosi

I contagi continuano ad essere elevati, ma il direttore di Oms Europa, Hans Kluge, a Mezz’ora in più, su Rai3, ha detto che presto inizieranno a scendere. Kluge ha spiegato che l'Italia «si sta avvicinando moltissimo al picco di Omicron», aggiungendo però che il picco «terminerà prima del previsto», cioè «entro 2-3 settimane» dopo le quali i casi «cominceranno a scendere».

Hans Kluge ha osservato che strada «seguita dall'Italia è quella giusta: vaccinazione con terza dose, mascherine, monitoraggio e accesso a farmaci antivirali». Parlando poi della situazione nel resto dell’Europa, Kluge ha sottolineato che «visto il numero delle persone ancora non vaccinate prevediamo che tra gennaio e maggio 40 paesi su 53 subiranno un elevato stress» sul sistema sanitario «per ricoveri e terapie intensive». Gia la scorsa settimana il direttore di Oms per l’Europa aveva affermato che entro due mesi metà della popolazione europa sarà contagiata. 

Djokovic ha perso il ricorso e ha lasciato l’Australia

 (AP Photo/John Donegan, File)

ll numero uno al mondo di tennis è stato espulso dall’Australia e non potrà correre per il suo decimo titolo degli Open australiani. La Corte suprema australiana ha dato ragione al ministro dell’Immigrazione che, venerdì 14 gennaio, si era avvalso del suo potere discrezionale per revocare il visto a Novak Djokovic.  

Una sentenza, come ha affermato il presidente della Corte, basata sulla liceità e legittimità della decisione del ministro dell’Immigrazione, non sui «meriti o saggezza di tale decisione».

Djokovic si è detto «estremamente deluso», ma ha fatto sapere in una nota che collaborerà «con le autorità competenti in relazione alla partenza dal paese».

«Sono estremamente deluso dalla sentenza della Corte che ha respinto la mia richiesta di riesame sulla decisione del ministro di annullare il mio visto. Significa che non posso rimanere in Australia e partecipare agli Australian Open. Ora mi prenderò un po' di tempo per riposarmi e riprendermi, prima di fare ulteriori commenti su questo. Rispetto la sentenza della Corte e collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza dal Paese». Queste le prime parole di Djokovic, subito dopo il verdetto, in un comunicato stampa. 

Il ministro dell’Immigrazione australiano, Alex Hawke, ha accolto favorevolmente la decisione della Corte federale di confermare l'annullamento del visto del tennista, non vaccinato contro il covid-19. «Le forti politiche di protezione delle frontiere dell'Australia – ha detto il ministro Hawke – ci hanno tenuti al sicuro durante la pandemia, determinando uno dei tassi di mortalità più bassi, i più forti recuperi economici e i tassi di vaccinazione più alti al mondo».

Novak Djokovic aveva avviato il ricorso contro la decisione del ministro per l’Immigrazione venerdì 14 gennaio, dopo che il ministro, avvalendosi dei poteri conferitigli dalla legge, aveva annullato il suo visto,  sostenendo che la presenza del tennista nel paese rischiasse di alimentare il sentimento anti-vaccino.

Si era trattato della seconda volta che il visto del giocatore veniva revocato, dopo un primo annullamento da parte delle autorità di frontiera, al suo arrivo al Melbourne, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. 

Il commento dell’Atp sulla  vicenda

L’Atp, l’Associazione di tennisti professionisti, nella cui classifica internazionale Djokovic spicca al primo posto, in un comunicato stampa ha affermato che le decisioni delle autorità in materia di salute pubblica vanno osservate.  «La decisione odierna di confermare la cancellazione del visto australiano di Novak Djokovic segna la fine di una serie di eventi profondamente deplorevoli. Devono essere rispettate le decisioni delle autorità giudiziarie in materia di salute pubblica».

Ma, si legge ancora, l’assenza di Djokovic «è una sconfitta per il gioco». «È necessario più tempo per fare il punto sui fatti e per trarre gli insegnamenti da questa situazione –  viene spiegato – indipendentemente da come è stato raggiunto questo punto, Novak è uno dei più grandi campioni del nostro sport e la sua assenza dagli Australian Open è una sconfitta per il gioco. Sappiamo quanto siano stati turbolenti gli ultimi giorni per Novak e quanto volesse difendere il suo titolo a Melbourne. Gli auguriamo ogni bene e non vediamo l'ora di rivederlo presto in campo». Infine l'Atp «continua a raccomandare vivamente la vaccinazione a tutti i giocatori».

Ucraina, Russia e Occidente su posizioni divergenti

 (Denis Balibouse/Pool via AP)

Il portavoce del Cremlino,Dmitrij Peskov, ha affermato in una intervista alla Cnn che La Russia e l'Occidente restano su «posizioni totalmente divergenti».

«Ci sono alcune intese tra noi – ha aggiunto Peskov – ma in generale, in linea di principio, siamo su binari diversi, totalmente diversi, e questo non va bene, è inquietante».

Peskov  ha affermato che c'è «troppa tensione» in Europa, al confine con l'Ucraina, e  ha detto: «È estremamente pericoloso per il nostro continente». Perciò, ha spiegato: «Insistiamo per ricevere una risposta diretta alle nostre preoccupazioni, una risposta estremamente specifica per le nostre proposte estremamente specifiche».

Intanto il portavoce del dipatimento di Stato americano, Ned Price, in una nota ha fatto sapere che il segretario Blinken, in un colloquio con il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, ha ribadito il fermo impegno degli Stati Uniti a sostegno della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina di fronte alla continua aggressione russa e ha discusso la determinazione degli Stati Uniti a rispondere rapidamente e con forza a qualsiasi ulteriore invasione russa in Ucraina. 

Ucraina, per Kiev c’è la Russia dietro al cyberattacco

(AP Photo/Noah Berger)

L’Ucraina accusa la Russia del cyberattacco avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 gennaio a diversi siti governativi. In una nota, il ministero della Trasformazione digitale dell'Ucraina afferma che «tutte le prove indicano che dietro l'attacco informatico c'è la Russia».

Secondo il ministero «Mosca continua a condurre una guerra ibrida» contro l'Ucraina «che va avanti dal 2014», data in cui hanno avuto inizio le tensioni tra i due stati.

«L'obiettivo – si legge nella nota – non è solo quello di intimidire la società» ucraina, ma anche di «destabilizzare la situazione in Ucraina fermando il lavoro del settore pubblico e minando la fiducia nelle autorità da parte dei cittadini». Il ministero ha perciò esortato gli ucraini a «non farsi prendere dal panico», ha spiegando che «tutti i dati personali sono protetti in modo affidabile nei registri statali».

La dichiarazione di Kiev è arrivata il giorno dopo che Microsoft ha affermato che decine di sistemi informatici in un numero imprecisato di agenzie governative ucraine erano stati infettati. Microsoft ha dichiarato in un breve post sul blog di aver rilevato per la prima volta il malware giovedì. Ciò coinciderebbe con l'attacco che contemporaneamente ha portato offline circa 70 siti web del governo ucraino. L'azienda ha affermato in un altro post che i sistemi interessati «si estendono a più organizzazioni governative, senza scopo di lucro e informatiche».

I siti web attaccati contenevano un messaggio in ucraino, russo e polacco in cui si diceva che i dati personali degli ucraini sono stati trafugati e resi di dominio pubblico. «Abbiate paura e aspettatevi il peggio. Questo è per il vostro passato, presente e futuro», recitava il messaggio. Il Servizio di stato ucraino per comunicazione e protezione delle informazioni ha riferito che nessun dato personale è stato trafugato.

Mali, è morto l’ex presidente Keïta

AFP or licensors

L'ex presidente del Mali Ibrahim Boubacar Keïta, deposto in un colpo di stato del 2020, è morto a 76 anni, nella sua casa di Bamako. Lo ha riferito un membro della sua famiglia all'agenzia Afp.

Guidò il Mali, come presidente, per sette anni fino al 2020, quando fu estromesso da un colpo di stato dopo forti proteste antigovernative per la sua gestione dei disordini jihadisti, alimentate anche dalla crisi economica e dalle contestazioni elettorali.

Dal 1994 al 2000 fu primo ministro di un governo socialista. Nel 2013 fu eletto come presidente, con la promessa di portare pace e sicurezza al paese, devastato dalle insurrezioni jihadiste iniziate l’anno prima. Rieletto nel 2018, non riuscì a restituire sicurezza al paese. Fu deposto dai militari nell’agosto 2020. 

Originario della città meridionale di Koutiala, studiò a Parigi, dove rimase a vivere e lavorare come docente universitario, per decenni. Tornò in Mali nel 1980, lavorando inizialmente come consulente per il Fondo europeo di sviluppo. Avrebbe compiuto 77 anni il 29 gennaio.

Cina, fine del lockdown a Xi’an 

Xinhua

L'emittente statale cinese Cctv ha riferito che la città di Xi'an ha iniziato a revocare gradualmente le restrizioni anti-Covid dopo oltre tre settimane di lockdown. Alcune aree hanno iniziato a riattivare la produzione e le misure di blocco sono state parzialmente o completamente revocate in alcune zone considerate a basso rischio. Qui è ora consentito alle persone di lasciare le loro abitazioni per un tempo limitato per acquistare beni di prima necessità.

Il governo aveva avviato il lockdown lo scorso 23 dicembre, sottoponendo alle restrizioni 13 milioni di persone – in ottemperanza alla sua politica di «zero contagi», a seguito di un rapido incremento dei contagi, nell’ordine di alcune decine.  Oltre all’obbligo per i residenti di stare a casa, salvo che per motivi pressanti e per l’acquisto di beni necessari ogni 2 giorni, le autorità avevano sospeso tutti i trasporti da e per la città tranne che per casi speciali. 

Libano, finisce il gasolio e internet viene interrotta

A Beirut, interi quartieri sono rimasti senza connessione internet, dopo che la società Ogero-Telecom, che fornisce servizi di telecomunicazioni, è rimasta senza elettricità, per aver finito l’ultimo litro di gasolio. Lo ha reso noto, nelle prime ore della mattinata, Imad Kreidieh, il presidente di Ogero-Telecom, in un tweet in cui ha scritto che «le comunicazioni con il terzo distretto di Beirut verranno interrotte, e il Central Mazraa smetterà di funzionare per l'esaurimento del nostro ultimo litro di gasolio».

L'interruzione ha colpito oltre 26mila abbonati, comprese le sale operative della sicurezza interna del paese, ha  detto  il capo delle telecomunicazioni alla tv Al-Jadeed. Nella tarda mattinata, la situazione si è in parte risolta, attraverso la donazione di diesel da parte di un residente, che ha permesso alla stazione di tornare a funzionare, ripristinando così le connessioni internet.

Nel frattempo, un altro quartiere a est di Beirut, Achrafieh, era senza diesel e ha funzionato per un breve periodo a batterie. «La situazione è insopportabile», ha detto Kreidieh.

In Libano lo stato fornisce poche ore di elettricità al giorno, per il resto, i cittadini dipendono da generatori privati ​​riforniti a gasolio. A causa di questa situazione, spesso interi quartieri rimangono senza corrente elettrica per ore. 

Il paese è alle prese con la peggiore crisi finanziaria ed economica della sua storia, che lo sta riducendo alla fame. La crisi è radicata in anni di corruzione e cattiva gestione da parte della  classe politica. La valuta nazionale ha perso oltre il 90 per cento del suo valore rispetto al dollaro mentre le banche, temendo il fallimento, hanno limitato l'accesso delle persone ai loro depositi in valuta locale e straniera. Nel frattempo l'inflazione è aumentata vertiginosamente. Il paese dipendente dalle importazioni soffre anche della carenza di medicinali, con la conseguente proliferazione del mercato nero.

Scuola, il bilancio del ministro Bianchi sul rientro in classe

LaPresse

Alla fine della prima settimana dalla ripresa delle lezioni in presenza, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenendo a Radio24 ha osservato che «non c'è stato il famoso disastro che ci doveva essere con la riapertura della scuola».

«Ci sono stati disagi differenziati zona per zona – ha ammesso il ministro – ma la scuola ha riaperto e si è affermata la convinzione che la scuola sia un elemento fondante, è la priorità, un diritto».

«Quello che è stato evidente in questa settimana – ha proseguito –  è che nella stragrande parte del paese non solo si è tornati a scuola, ma si è ritrovato il valore della scuola in presenza. Io non faccio guerre di religione contro la Dad: questa funziona se è parte integrante di un progetto didattico, non se è l'alternativa o il surrogato della scuola». 

Il ministro ha poi spiegato che è in corso una «riflessione» per semplificare la certificazione necessaria per il rientro a scuola degli alunni che sono guariti dopo essere stati contagiati dal Covid-19.  Tra le ipotesi ci sarebbe quella della certificazione di fine malattia rilasciata dai pediatri, come già avviene per le altre malattie.

Texas, liberati gli ostaggi sequestrati nella sinagoga

«Le preghiere sono state esaudite. Tutti gli ostaggi sono vivi e al sicuro». Il governatore del Texas, Greg Abbott, ha annunciato così, in un tweet, la liberazione delle quattro persone prese ieri in ostaggio nella sinagoga della cittadina di Colleyville, vicino Dallas.

 A liberare gli ostaggi è intervenuta una squadra speciale delle forze di polizia, che avrebbe ucciso il sequestratore. Non si conoscono ancora altri dettagli relativi all'irruzione.

L'uomo è stato identificato dall'Fbi nel 44enne britannico Malik Faisal Akram. Nell’azione aveva richiesto la liberazione di Aafia Siddiqui, una donna pakistana condannata nel 2010 da una corte federale di New York a 86 anni di prigione per aver tentato di sparare ai militari statunitensi mentre era in custodia in Afghanistan. Quando fu arrestata aveva con sé documenti su come produrre armi chimiche e su come trasformare l'Ebola in arma.

Dopo la liberazione degli ostaggi, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha commentato l’accaduto assicurando la lotta contro le forme di antisemitismo e estremismo. «In merito alle motivazioni del sequestratore ne sapremo di più nei prossimi giorni ma voglio essere chiaro con chiunque abbia intenzione di spargere odio: ci opporremo sempre all'antisemitismo e all'estremismo». 

In un primo momento il sospetto sull’identità del sequestratore era caduto sul fratello della donna pakistana. Poi è intervenuta la famiglia della donna. I legali hanno dichiarato che «Aaifa Siddiqui e la sua famiglia condannano il suo gesto. Il sequestratore non ha nulla a che fare con Aaifa, con la sua famiglia e la campagna globale per chiedere giustizia. Vogliamo che l'assalitore sappia che le sue azioni sono malvagie e mettono a rischio coloro che cercano giustizia per Aaifa». 

Covax, 1 miliardo di dosi per i paesi più poveri

Gavi, organizzazione internazionale che guida insieme all’Organizzazione mondiale della Sanità il programma Covax, sostenuto dall’Onu, per fornire i vaccini contro il Covid-19 ai paesi poveri, ha reso noto il traguardo di un miliardo di dosi distribuite. 

Il programma Covax è stato lanciato nel 2020 con l'obiettivo di fornire 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021, ma è stato rallentato dall'iniziale accumulo di dosi da parte degli stati più ricchi, dalle restrizioni alle esportazioni e dai frequenti cambiamenti all'interno della sua organizzazione. Nell'ultimo trimestre, però, ha fatto sapere Gavi, le spedizioni sono aumentate esponenzialmente, consentendo a Covax di raggiungere il traguardo di 1 miliardo di dosi spedite in 144 paesi.

L'Oms ha a lungo criticato la distribuzione ineguale dei vaccini e ha chiesto ai produttori e ai paesi ricchi di dare la priorità al Covax.  Alla fine di dicembre, il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha esortato tutti ad assumere il «proposito per il nuovo anno» di sostenere una campagna per vaccinare il 70 per cento della popolazione dei paesi entro l'inizio di luglio.

Nonostante il recente aumento delle consegne, l'ineguale didistribuzione del vaccino rimane elevata. Gli ultimi dati dell'Oms mostrano che il 67 per cento della popolazione nelle nazioni più ricche è stata completamente vaccinata, rispetto al solo  5 per cento delle nazioni più povere. Oltre il 40 per cento della popolazione mondiale non ha ancora ricevuto una prima dose.

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