Il ministro Carlo Nordio ha ragione quando afferma che le sue modifiche costituzionali non servono a fare funzionare meglio la giustizia in Italia, lo conferma l’ulteriore rinvio del processo telematico, questo per sua responsabilità.

Se i magistrati che cambiano da giudice a pm e viceversa sono 20/30 l’anno su 9mila e possono farlo una volta nella carriera, è evidente che la separazione delle carriere non può giustificare stravolgimenti della Costituzione.

La domanda è perché il governo vuole cambiare la Costituzione e spezzare in due il Csm dei magistrati, tra giudici e inquirenti? Per di più estraendo a sorte i rappresentanti dei giudici e dei pubblici ministeri, anziché farli eleggere come oggi. Inoltre i due Csm perderebbero il potere disciplinare che verrebbe attribuito a una commissione esterna, stranamente unica per tutti magistrati.

Perché il governo ha imposto la legge Nordio al parlamento che non ha potuto fare alcuna modifica? Perché pur di intervenire sul ruolo della magistratura nella nostra democrazia il governo ha imposto il silenzio a Camera e Senato, pretendendo di esercitare poteri che la Costituzione attribuisce al parlamento. La legge Nordio punta a mettere in riga i magistrati che per la nostra Costituzione debbono garantire i diritti dei cittadini alla luce dei principi fondamentali nazionali, europei ed internazionali.

Il referendum

Il referendum sulla legge Nordio può bloccare questo stravolgimento della Costituzione ed è un modo per riportare a votare tanti cittadini, perché in questa occasione il voto di ciascuno vale e decide. Inoltre, un referendum costituzionale è valido con qualunque numero di votanti. Quindi chi vota decide.

L’indipendenza dei magistrati dal potere politico è garanzia per i diritti dei cittadini. Se i magistrati sorteggiati rappresenteranno soltanto sé stessi, se inquirenti e giudicanti non saranno più un’unica magistratura per comportamenti e formazione il risultato sarà che il governo punterà a estendere il suo potere a spese della magistratura. Giorgia Meloni ha più volte accusato la magistratura di invadere il campo della politica, manifestando insofferenza verso le critiche e i controlli fondati sui principi fondamentali della Costituzione. È evidente che il governo vorrebbe una magistratura subalterna, acquiescente.

Del resto il governo ha voluto una legislazione securitaria, di repressione, un aumento vistoso delle pene, ma nello stesso tempo ha deciso condoni e sanatorie a raffica e leggi che hanno ridotto le intercettazioni nella lotta al crimine, ha cancellato reati dei colletti bianchi come l’abuso d’ufficio.

La legge Nordio è un atto di bullismo contro i magistrati, ne mette in discussione l’autogoverno, l’autonomia, attacca un potere della Repubblica che il governo vorrebbe acquiescente e subalterno.

Il referendum sarà un’occasione per giudicare la legge Nordio alla luce di altre iniziative del governo che puntano a stravolgere un equilibrato rapporto tra le istituzioni, come conferma l’ultimo attacco al Presidente della Repubblica.

Il “premierato” voluto da Giorgia Meloni serve ad accentrare i poteri nel governo e soprattutto nel presidente del Consiglio, con una deriva autocratica dei poteri in una sola persona, togliendoli al presidente della Repubblica e al parlamento.

Il No alla legge Nordio nel prossimo referendum è anche un alto là all’autonomia regionale differenziata che – malgrado la severa sentenza della Corte costituzionale – questo governo vuole portare comunque avanti, mettendo in discussione l’uguaglianza reale dei diritti dei cittadini italiani e l’unità stessa dell’Italia.

Comitato per il no

Partecipare al voto nel referendum costituzionale vuol dire puntare a fermare la legge Nordio e insieme costringere il governo a ripensamenti su premierato e autonomia regionale differenziata, che con la legge Nordio sono gli stravolgimenti istituzionali e costituzionali di questo esecutivo.

Numerose associazioni della società hanno deciso di costituire un Comitato unitario per il No che affiancherà quello dell’Anm e l’iniziativa dei partiti per fare vincere il No nel referendum.

Dall’incontro parte un appello a tutte le energie disponibili a dare vita ai comitati per il No ovunque in Italia, e a fare conoscere le ragioni del No, contro il tentativo di distorsione della Costituzione della legge Nordio che insieme a premierato, legge elettorale maggioritaria, autonomia regionale differenziata punta allo stravolgimento della nostra Costituzione e della democrazia in Italia.

La vittoria del No nel referendum costituzionale è un obiettivo possibile, ma occorre partire rapidamente.

© Riproduzione riservata