Vi consigliamo alcuni libri, più o meno recenti, che parlano di violenza di genere. Hanno tutti punti di vista molto diversi. C’è il racconto del lavoro nei cav e l’analisi della situazione italiana. C’è la riflessione filosofica. Ci sono le testimonianze raccolte dalle zone di guerra. C’è il realismo “magico” dei racconti e quello durissimo di un romanzo scritto in prima persona. 

Testimoniare

Sceglie di partire da Martina Carbonaro, la 14enne uccisa a sassate dall’ex ad Afragola quest’estate, Lella Palladino nel suo Che sia l’ultima. Femminicidi e violenze di genere (Donzelli, 2025). La sociologa e attivista scrive così un libro in cui l’esperienza di lavoro nei centri antiviolenza (tanti i casi che rimangono impressi: i figli che convincono la madre a chiedere aiuto, la donna migrante vittima della tratta) si intreccia in maniera costruttiva e ragionata all’analisi sociologica del fenomeno della violenza. Un libro che si interroga sulla permanenza di queste dinamiche tra i giovani ma apre spiragli di speranza.

Riflettere

Un uomo, Dominique Pelicot, ha per anni drogato la moglie Gisèle e invitato tramite un sito web decine di altri uomini in casa sua per violentarla mentre era addormentata. È difficile capacitarsi del fatto che sta al centro del processo per gli stupri di Mazan, terminato circa un anno fa. Manon Garcia, filosofa femminista francese, è stata alle udienze. Ha visto la straordinaria normalità degli imputati. Ha scritto un saggio, Vivere con gli uomini. Che cosa ci insegna il caso Pelicot (Einaudi, 2025) che va oltre l’orrore e si chiede: di cosa sono capaci gli uomini con cui dividiamo la nostra vita?

Immaginare

In uno dei racconti di Terrestre (Sur, 2025), Cristina Rivera Garza immagina due viaggiatrici come se fossero due aironi. Alla fine i loro corpi insoliti, che attirano curiosità, diffidenza, che forse devono temere più degli altri nel fare l’autostop, si alzano in volo e guardano la terra dall’alto. In tutto il libro, Rivera Garza usa il tema del viaggio come un modo per le donne di riappropriarsi dello spazio pubblico (oltre che per le persone migranti di riappropriarsi del movimento in un mondo che lo criminalizza). E ricorda che a volte è bene iniziare a immaginarsi libere.

Combattere

I nostri corpi come un campo di battaglia (Mondadori, 2021) di Christina Lamb, corrispondente di guerra per il Sunday Times, è un libro che necessiterebbe purtroppo di aggiornamenti, per l’Ucraina, Gaza, il Sudan. Il saggio rimane fondamentale: attraverso conflitti che toccano quattro continenti, Lamb porta le testimonianze di donne sopravvissute allo stupro usato come “l’arma più economica” della storia in contesti come il genocidio in Ruanda o le città occupate dall’Isis. E spiega il faticoso percorso per cercare giustizia per quello che è il crimine di guerra più ignorato.

Raccontare

Atti di sottomissione (Nne, 2021) in inglese ha un titolo ancora più duro: Acts of desperation, Atti di disperazione. È un romanzo che mette al centro una relazione tossica. Lo fa attraverso un soliloquio dal ritmo asfissiante, in cui la narratrice non risparmia nulla a sé stessa. Megan Nolan racconta una violenza strisciante e invisibile, fatta di escalation verbali, di una casa che diventa sempre più ostile e con una protagonista tanto inaffidabile quanto violentemente sincera. È un racconto triste, ma che lascia anche spazio alla possibilità di redenzione, a partire dal rapporto sano e positivo della protagonista con il padre. Il punto di vista è ristretto ma l’esperienza che racconta è tristemente universale.

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