Non accenna a placarsi la polemica intorno al Garante per la Privacy, al centro di una serie di servizi della trasmissione Report.

A oggi si è giunti a una impasse: sia la maggioranza che l’opposizione stanno discutendo della necessità di azzerare l’autorità, ma i quattro membri – nonostante le accuse di parzialità rispetto alle decisioni assunte – non hanno dato segno di voler fare un passo indietro. Agostino Ghiglia, componente in quota Fratelli d’Italia e principale focus delle inchieste, ha detto che «O questo è un Garante indipendente o è dipendente. Visto che siamo indipendenti non teniamo conto delle suggestioni della politica».

Nella serata del 20 novembre, a rassegnare le dimissioni è stato invece il segretario generale Angelo Fanizza, reo di aver firmato una lettera per “spiare” le mail dei dipendenti, sospettati di aver passato notizie alla trasmissione Report.

Tuttavia, quanto emerso in queste settimane ha messo in discussione il metodo di scelta dei membri delle autorità indipendenti.

La vicenda

Tutto nasce da una vicenda che risale a un anno fa: l’inchiesta di Report sul caso delle dimissioni dell’allora ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano dopo la notizia del suo rapporto con Maria Rosaria Boccia. 

Report manda in onda anche l’audio di una telefonata tra il ministro e la moglie sull’allontanamento di Maria Rosaria Boccia dal ministero. Per questo la giornalista Federica Corsini, consorte di Sangiuliano, presenta un ricorso al Garante in data 13 ottobre 2024, sostenendo che l’audio sia stato «acquisito illecitamente».

A un anno di distanza, il 23 ottobre 2025, l’autorità decide sul ricorso, comminando alla trasmissione di Rai3 una multa da 150 mila euro, ritenendo che abbia violato le regole deontologiche sull’essenzialità dell’informazione e sul rispetto dei congiunti dei soggetti chiamati in causa.

Subito dopo la notizia, il direttore Sigfrido Ranucci – che pochi giorni prima ha subito un attentato, con una bomba che ha fatto esplodere la sua auto – spiega che «in questi giorni raccolgo solidarietà bipartisan, ma si sta rivelando ipocrita: da una parte solidarietà, dall'altra qualcuno sta armando il Garante della Privacy per punire Report e dare un segnale esemplare a altre trasmissioni». Poi chiede che «il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della Privacy italiano, perché sembra agire come un'emanazione del governo».

Il riferimento è alla puntata di Report di quella settimana, in cui viene mostrato un video in cui Ghiglia entra in via della Scrofa, sede di Fratelli d’Italia, dove rimane per un’ora, proprio il giorno prima della decisione sulla multa. Il sottinteso è che lì lui abbia incontrato Arianna Meloni, capo della segreteria politica del partito.

Ghiglia ha ammesso di aver ricevuto messaggi dall’ex ministro e di essersi informato per «capirne lo stato dell’arte». Informazioni raccolte tramite la funzionaria dell’Autorità (lì impiegata da una quindicina d’anni ma recentemente promossa) Cristiana Luciani, che tra l’altro è moglie del deputato di FdI Luca Sbardella.

Dopo la messa in onda, Italo Bocchino, che ha l’ufficio di fronte a quello di Meloni, dice che «il garante Ghiglia è venuto nel mio ufficio, ma abbiamo parlato della reciproca presentazione dei nostri libri».

La cosa viene però sconfessata nella successiva puntata di Report, in cui viene pubblicata una mail in cui lui stesso preannunciava ai suoi uffici «domani andrò da Arianna». Ghiglia ha tentato di inibire la messa in onda del servizio, che però è andato in onda regolarmente, e ha replicato affermando di aver incontrato Arianna Meloni per «un breve saluto» dopo una riunione.

Successivamente, Report si è concentrato anche sui conflitti di interessi degli altri membri dell’autorità Garante, nominati nel 2020 dal governo Conte: Ghiglia in quota di minoranza da FdI; la giurista Ginevra Cerrina Feroni in quota Lega; il presidente Pasquale Stanzione, giurista, in quota Pd e Giudo Scorza, avvocato, in quota Movimento 5 Stelle.

Stanzione è stato il maestro del fratello dell’avvocato che ha difeso Sangiuliano, Cerrina Feroni con Sangiuliano ha presentato libri.

Ghiglia, invece, è stato parlamentare per due legislature e anche assessore regionale in Piemonte. Un uomo dalle solide radici nella destra: è stato condannato a Torino nel 1986 a 9 mesi senza condizionale per aggressione di stampo fascista ai danni di uno studente di liceo, insieme ad altri due militanti del Fronte della Gioventù.

L’autorità garante della privacy

Per capire la vicenda è necessario analizzare come funziona l’autorità. Si tratta di una autorità amministrativa indipendente, è composta da quattro membri (di cui un presidente, il cui voto vale doppio in caso di parità) che rimangono in carica per 7 anni, non rinnovabili.

L’autorità ha funzioni di controllo, consultive, ispettive e soprattutto sanzionatorie in materia di rispetto della normativa sulla privacy, che esercita su enti pubblici, aziende e privati. Si muove anche sulla base di reclami e segnalazioni di singoli (come nel caso della moglie di Sangiuliano), può chiedere chiarimenti e adottare misure correttive oppure sanzioni pecuniarie. Le sanzioni amministrative possono essere anche molto elevate: fino a 20 milioni di euro o il 4 per cento del fatturato annuo dell’azienda. Può anche intervenire ordinando  la cancellazione o la limitazione del trattamento dei dati.

Fornisce inoltre pareri obbligatori su leggi e regolamenti che riguardano il trattamento dei dati personali e si occupa di fornire linee guida sul tema.

I membri

L’autorità amministrativa indipendente è disciplinata dal decreto legislativo 196 del 2003, ovvero il codice della Privacy, che stabilisce anche la composizione dell’autorità e i requisiti dei membri, che vengono eletti dal parlamento in seduta comune, due alla Camera e due al Senato.

Si tratta di una carica molto ben remunerata, con un compenso «pari alla retribuzione in godimento al primo Presidente della Corte di cassazione», ovvero un trattamento annuo lordo di 241.080 euro (che una recente sentenza costituzionale ha permesso di aumentare a 311.658,53 euro).

Come si legge all’articolo 153, «i componenti devono essere eletti tra coloro che presentano la propria candidatura nell'ambito di una procedura di selezione» e i requisiti sono piuttosto generici: deve trattarsi di «persone che assicurino indipendenza e che risultino di comprovata esperienza nel settore della protezione dei dati personali, con particolare riferimento alle discipline giuridiche o dell'informatica».

Il codice, dunque, non specifica nulla nel dettaglio per quanto riguarda l’indipendenza, né pone criteri di esclusione o incompatibilità per aver ricoperto cariche politiche. Una previsione, questa, che per esempio è presente nella legge anticorruzione del 2013, che disciplina gli incarichi nelle società partecipate e negli enti pubblici, individuando periodi di ineleggibilità o incompatibilità in caso di incarico politico nel 12-24 mesi precedenti.

Ecco perché dunque al Garante è stato possibile nominare Ghiglia, che tra i membri ora in carica è quello con il passato politico più nitido, con due mandati in parlamento e altrettante candidature in regione Piemonte e alle europee.

obblighi di astensione

Sempre in relazione al caso di Report, ci si deve interrogare se i membri dell’Autorità Garante dovessero o meno astenersi nel voto sulla multa da 150 mila euro a Report.

Il codice della Privacy stabilisce che i componenti abbiano l’obbligo di astenersi dal partecipare all’adozione di provvedimenti «relativi a soggetti con i quali abbiano rapporti di parentela, affinità, convivenza o rapporti di collaborazione o interesse, ovvero in ogni altro caso in cui ricorra un motivo di convenienza».

Anche in questo caso l’indicazione è vaga e la valutazione potrebbe essere soggettiva. Il fatto che Ghiglia sia amico e collega di partito di Sangiuliano può essere considerato motivo di convenienza per l’astensione? Lo stesso si dica per Cerrina Feroni che ne ha presentato il libro e per Stanzione che è stato maestro dei suoi avvocati.

Nel caso di una mancata astensione le conseguenze giuridiche teoriche sono due: l’invalidità del provvedimento, secondo i principi generali del diritto amministrativo. Perché queste conseguenze vengano messe in pratica, però, è necessario un ricorso al giudice amministrativo che annulli l’atto.

Può scattare anche la responsabilità disciplinare del componente che, secondo il codice della Privacy, nei casi più gravi può essere presa in esame dalla camera che lo ha eletto, la quale può valutare la sua revoca in caso di «gravi violazioni di legge».

Le dimissioni

Tuttavia, la natura di autorità amministrativa indipendente mette il Garante della privacy al riparo da ogni iniziativa politica: l’ufficio non risponde al Governo; non può ricevere direttive da autorità politiche e gode di autonomia organizzativa, finanziaria e funzionale.

Il parlamento, infatti, ha solo potere di nomina dei suoi componenti ma non anche di revoca.

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