Le recenti incursioni dall’Ucraina nell’oblast russo di Belgorod hanno sollevato interrogativi sul rischio di escalation e sull’identità dei russi che combattono per Kiev contro il loro paese di origine. Sono stati variamente definiti volontari, mercenari, partigiani e foreign fighters, ma è importante fare chiarezza.

Le formazioni composte da cittadini russi che combattono a favore degli ucraini sono tre: la Legione Russia Libera, il Corpo Volontario Russo e il Battaglione Siberiano. Tutte sono inserite nelle Forze armate ucraine e non sono fatte da mercenari perché combattono per ideali, ma hanno storie e caratteristiche diverse.

La Legione Russia Libera

La Legione Russia Libera è stata fondata a marzo 2022 da russi che vivevano già da tempo in Ucraina, dissidenti politici e alcuni disertori dell’esercito di Mosca. Ha partecipato alla controffensiva dell’estate scorsa in Donbass ed è ancora impegnata in quel settore del fronte. Il portavoce è conosciuto con il nome di battaglia Cesar e in un’intervista a Radio Free Europe si è definito un “nazionalista russo” che combatte per una “nuova Russia”. È proprio Cesar ad essere comparso in un video dalla regione di Belgorod insieme ai commilitoni, denunciando il regime corrotto e repressivo di Mosca.

Inizialmente i russi non erano ammessi nella Legione Internazionale creata da Zelensky e perciò era stata creata un’unità ad hoc, dopo alcuni controlli per evitare infiltrati e spie di Mosca. Sempre per Radio Free Europe, Cesar ha descritto il suo nazionalismo in questi termini: «Cos’è oggi la Russia di provincia? Rovine, povertà, alcolismo. Dovremmo lavorare su questo anziché espandere la nostra “prigione” a Georgia, Ucraina, Paesi Baltici e Bielorussia».

Una figura centrale nella comunità russa pro-ucraina è Ilja Ponomarev, ex deputato della Duma che dal 2016 si è trasferito a Kiev e nel 2019 ha ottenuto la cittadinanza. Ponomarev ha un passato politico variegato e controverso, perciò non è ritenuto un punto di riferimento dalla comunità russa in esilio né dalle controparti occidentali.

Tuttavia, avrebbe contribuito a reclutare membri per la Legione Russia Libera, di cui è considerato capo politico, e ha tentato di mettere il cappello su tutte le forze russe pro-ucraine con la cosiddetta “dichiarazione di Irpin”.

Il 31 agosto 2022 nella cittadina a nord della capitale martoriata dai russi si è tenuto un incontro con i referenti della Legione, del Corpo Volontario Russo e altri oppositori, ma il tentativo di dare un coordinamento politico da parte di Ponomarev è sostanzialmente fallito.

Il Corpo Volontario di Nikitin

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Il Corpo Volontario Russo, infatti, è stato fondato ad agosto 2022 da Denis Nikitin Kapustin, noto come White Rex, un esperto di arti marziali miste originario di Mosca con idee di estrema destra e legami negli ambienti neofascisti in Europa (anche Casapound). Nikitin è cresciuto in Germania da adolescente come skinhead e si è trasferito a Kiev nel 2017, dove ha organizzato incontri di arti marziali a cui partecipavano neonazisti e suprematisti bianchi.

Per queste attività nel 2019 ha ricevuto il divieto di ingresso nell’area europea di Schengen su impulso tedesco, ma secondo il ricercatore di Bellingcat Michael Colborne ha mantenuto legami con neofascisti in Germania, Francia e altri paesi.

Il Corpo Volontario di Nikitin non ha adottato la bandiera bicolore bianco-azzurra della “Russia libera” proposta da Ponomarev e in uso dai dissidenti russi in Europa, ma continua a esibire il suo emblema di uno scudo e una spada sovrapposti su sfondo blu scuro.

Questo simbolo si ispira all’organizzazione “Idea Bianca” di Viktor Larionov, un ufficiale dei Bianchi zaristi e antibolscevichi nella guerra civile russa, che parteggerà per i tedeschi nella Seconda guerra mondiale.

Il Corpo Volontario sembra anche gemellato con il gruppo ucraino Tradizione e Ordine, legato al battaglione neofascista Revansh. A marzo 2023 Ponomarev ha criticato la formazione di Nikitin ed è evidente che il collante resti solo il coordinamento del Gur, l’intelligence militare ucraina, che impiega queste unità per azioni speciali e non convenzionali.

Le unità bielorusse

Sono dinamiche già viste nella galassia di volontari bielorussi che combattono per Kiev. Inizialmente il reggimento Kastus Kalinouski, principale formazione degli esuli bielorussi, era formato da tre battaglioni: Volat, Litvin e Terror, ma quest’ultimo si è scorporato dalla formazione per dissidi interni. Esiste anche l’unità Pahonia che addestra volontari e il Gruppo Tattico “Belarus”, con diversi comandanti.

Questa frammentazione è dovuta ad ambizioni personali, agende politiche diverse e competizione tra leadership, tenute insieme dal coordinamento del Gur ucraino. Alcuni comandanti bielorussi, infatti, si sono sentiti imposti degli ordini dal governo in esilio di Svitlana Tsikhanouskaya, che ha nominato quale suo ‘ministro della Difesa’ Valery Sakhashchyk, un ex ufficiale dei paracadutisti bielorussi passato con l’opposizione.

Il territorio bielorusso non è stato ancora oggetto di incursioni armate da parte di queste formazioni, ritenute terroriste da Minsk, ma vi operano gruppi partigiani come Busly Liaciac (“le cicogne volano”) con azioni di resistenza e sabotaggio delle ferrovie, già da prima dell’invasione russa nel 2022. Infatti, a settembre 2021 la cellula “Cicogna nera” lanciò con un drone del liquido infiammabile su una caserma della polizia antisommossa Omon a Minsk e hanno contribuito anche hacker cyberpartigiani con azioni contro le infrastrutture critiche.

Le cose però potrebbero cambiare, perché questa settimana il reggimento Kalinouski ha creato un canale Telegram per reclutare una “riserva” di volontari in Europa da addestrare in Ucraina per future azioni di guerriglia in Bielorussia. L’annuncio dice: «Non importa a quale organizzazione appartieni o le tue idee politiche, se pensi che la Bielorussia vada liberata dalla dittatura di Lukashenko e capisci che l’uso della forza sia necessario, fai richiesta».

Difficile dare loro torto, visto che nel 2020 si scelse la via nonviolenta per protestare contro i brogli elettorali e il risultato fu una durissima repressione armata. Una risposta in stile Maidan sarebbe certamente stata sanguinosa, ma forse oggi il regime di Minsk non sarebbe al potere e non avrebbe potuto fornire a Mosca il suo sostegno logistico nell’invasione del 2022. Mentre la Russia ha iniziato il trasferimento di testate nucleari sul suolo di Minsk, l’oppositore bielorusso Ales Bialiatski, insignito con il premio Nobel per la pace, è stato trasferito nella colonia penale n.9 di Gorki, città quasi al confine russo, nota per il regime durissimo e i metodi brutali di detenzione.

Il Battaglione Siberiano

La Legione Internazionale, creata da Zelensky per reclutare volontari stranieri, aveva sino ad ora formato tre battaglioni di nazionalità miste. Una parte dei combattenti è sotto il comando nel Gur, che recentemente ha annunciato la costituzione di un Battaglione Siberiano composto da cittadini russi provenienti dalle regioni di Tuva, Chakassia, Altai, Buriazia, Jacuzia, Tomsk, Omsk, Tjumen, Vladivostok e altre regioni asiatiche, spesso appartenenti alle minoranze etniche.

Il comandante del Battaglione Siberiano è Vladislav Ammosov, un ex ufficiale del Gru (l’intelligence militare russa) originario della Jacuzia con 15 anni di esperienza e veterano della seconda guerra cecena, che dopo l’invasione del 2022 ha deciso di disertare e raggiungere l’Ucraina grazie all’aiuto di un’organizzazione polacca. Questa unità sembra attingere più dalle minoranze etniche che dal bacino nazionalista russo delle altre due, ma è ancora in via di costituzione.

Le incursioni di Belgorod e Bryansk

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La Legione Russia Libera e il Corpo Volontario Russo, invece, sono già stati sfruttati dall’Ucraina per vere azioni di guerra asimmetrica in territorio russo. Il 2 marzo scorso un contingente del Corpo Volontario di Nikitin aveva attraversato il confine nell’oblast di Bryansk e brevemente occupato due villaggi prima di tornare indietro.

A differenza di quella di Belgorod, in questo caso non avevano partecipato combattenti della Legione, che però è stata impegnata nei punti più caldi del fronte del Donbass e ha rischiato di rimanere chiusa in una sacca a Bakhmut, accerchiata dai mercenari di Wagner, prima di ripiegare.

Nell’incursione di Belgorod del 22-23 maggio, la Difesa russa ha dichiarato di aver eliminato «70 terroristi ucraini», mentre la Legione Russia Libera ha detto di aver subito due perdite e il Corpo Volontario solo due feriti. Secondo l’accurato conteggio del sito specializzato Oryx, i “partigiani russi” nell’incursione hanno catturato un trasporto truppe, distrutto un cannone controcarro e due autocarri Ural, mentre hanno abbandonato in territorio russo due blindati americani MaxxPro, tre Humvee sempre forniti dagli Stati Uniti e due veicoli simili di produzione ucraina e polacca.

Un imbarazzo per Washington che ha più volte chiesto all’Ucraina di non impiegare le proprie forniture sul territorio russo, concetto ribadito dal portavoce americano John Kirby il 25 maggio. Anche se Nikitin ha dichiarato alla stampa che “attraversare la frontiera russa e tornare indietro può essere considerato un successo”, rimarcando che il suo gruppo ha occupato circa 42 chilometri quadrati di suolo russo per due giorni. Il 1 giugno le due unità hanno nuovamente attaccato in forze il villaggio di Šebekino, nell’oblast di Belgorod, con carri armati e mezzi blindati, distruggendo artiglieria e veicoli russi.

Da un punto di vista strategico, le azioni di Belgorod hanno creato forte imbarazzo a Mosca per l’incapacità di controllare la frontiera dalle infiltrazioni e per aver impiegato due giorni a respingere l’incursione, oltre ad aver evacuato il deposito di armi nucleari Belgorod-22 vicino al villaggio di Grajvoron.

Ciò ha dimostrato la fragilità dell’apparato difensivo russo, affidato a coscritti senza esperienza, al punto che il terrorista russo Igor Girkin, ex ufficiale condannato per l’abbattimento del volo Malaysia Airlines 17 nel 2014, ha riconosciuto l’efficacia mediatica del primo attacco e la sua funzione diversiva. L’obiettivo dell’incursione, oltre a creare allarmismo in Russia con l’esodo di abitanti delle regioni di confine, è quello di distrarre forze dal fronte del Donbass. Mosca è costretta a spostare forze significative a nord e indebolire il sud-est dove è prevista la controffensiva ucraina.

La guerra asimmetrica si ritorce contro Mosca

Controffensiva di cui il consigliere di Zelensky Mykhailo Podolyak ha parlato al Tg1, affermando che sia già in corso con singole azioni. Podolyak ha cercato di rassicurare sul fatto che le armi occidentali non verranno usate per colpire la Russia ma solo i territori occupati e ha smentito un coinvolgimento ucraino nella sortita oltre confine. È evidente però che Kiev abbia ideato e autorizzato l’operazione di disturbo, coordinata dai servizi militari del Gur e assistita logisticamente dalle forze ucraine.

Per ironia del destino, la Russia si trova a subire la stessa minaccia con attacchi asimmetrici che ha impiegato dal 2014 nella sua guerra ibrida contro l’Ucraina. Queste operazioni paramilitari condotte da cittadini russi servono anche a evidenziare le contraddizioni della narrazione di Mosca, che ora si lamenta di una guerra non convenzionale che però ha utilizzato per anni, con i cosiddetti “omini verdi” e i ribelli separatisti armati dall’Fsb. Il maggiore vantaggio di questa strategia è la cosiddetta ‘negazione plausibile’ della propria responsabilità, anche se in entrambi i casi è chiaro chi ci sia dietro le operazioni.

A conferma della regia del Gur ucraino, c’è la dichiarazione di Andriy Yusov, ufficiale dell’intelligence militare che ritiene (o spera) che questo genere di attacchi possano scatenare una reazione a catena interna in Russia con il caos politico e proteste contro la guerra. Fin’ora, questa reazione si è concretizzata soltanto con dei manifesti della Legione Russia Libera affissi di notte nella città di Sochi, sul mar Nero.

È difficile dire quale sarà la reazione della popolazione russa a questo genere di azioni, se verranno ascoltati gli appelli video dei combattenti per la libertà o provocheranno un’ulteriore chiusura dell’opinione pubblica timorosa del disordine in patria. Certamente il profilo politico di Nikitin e i suoi seguaci, legati agli ambienti neonazisti europei, fa un favore alla propaganda russa che dipinge l’Ucraina come un paese totalmente in mano ai nazisti.

È bene ricordare per l’ennesima volta che il reggimento Azov è stato epurato dagli elementi più estremisti nel 2016-2017 e si è frammentato in due unità: la Brigata d’Assalto Azov della Guardia Nazionale e la III Brigata d’Assalto dell’Esercito ucraino.,

Droni e sabotaggi in Russia

Non è noto quanto sia estesa e solida la rete clandestina di opposizione alla dittatura russa, con una gran differenza tra coloro disposti a scendere in piazza e chi a partecipare ad azioni di guerriglia. Molti di coloro che protestarono contro la guerra nella primavera scorsa sono in esilio o nelle prigioni russe, dove la tortura e le violenze sessuali sono all’ordine del giorno per i detenuti politici.

È complesso anche elaborare una strategia politica per far comprendere ai russi la realtà della guerra di aggressione, dopo anni di propaganda martellante e anestesia mediatica. Il capo di Wagner Evgenij Prigožin ha evocato il rischio di una guerra civile simile a quella del 1917 se non verranno imposte la mobilitazione generale per alimentare le truppe e la legge marziale per punire i sabotaggi interni.

Con ogni probabilità, azioni complesse come i droni sul Cremlino e su Mosca, ma anche l’uccisione dei propagandisti Darya Dugina e Vladlen Tatarsky, sono opera dei servizi ucraini o di loro collaboratori locali, se non in quest’ultimo caso di un “inside job” di apparati russi, benché Ponomarev li attribuisca a un fantomatico Esercito Nazionale Repubblicano, un’entità la cui esistenza è ancora in dubbio.

Tuttavia, nel caso dei numerosissimi incendi e sabotaggi che hanno colpito industrie di armamenti e infrastrutture, caserme e uffici di reclutamento, si può ritenere che siano compiuti da oppositori russi, forse ancora disorganizzati e in cellule senza un coordinamento, o addirittura iniziative individuali.

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