Il presidente cinese, Xi Jinping, ha telefonato l’altro ieri a Olaf Scholz congratulandosi con il cancelliere tedesco insediatosi l’8 dicembre scorso alla guida di una coalizione “semaforo”, composta da socialdemocratici, liberali e verdi. Il resoconto dell’agenzia Xinhua della conversazione tra Xi e Scholz si trova a questo link.

  • Perché è importante

Durante i 16 anni dell’era Merkel le relazioni Pechino-Berlino sono diventate sempre più strette. La Cina è da cinque anni il principale partner commerciale della Germania.

Pechino teme che, con l’uscita di scena di Merkel e il tentativo di catch-up industriale cinese, la politica estera di Berlino (orientata dalla cancelleria) sarà meno favorevole alla Cina. Per questo il numero uno del Partito comunista ha ribadito che «le imprese tedesche sono benvenute ad approfittare dei vantaggi e delle nuove opportunità dell’apertura della Cina», e che spera che «sia fornito un contesto equo alle imprese cinesi per investire in Germania».

Xi ha aggiunto l’auspicio che la Germania continui a svolgere un ruolo positivo nello stabilizzare i legami tra la Cina e l’Unione europea.

  • Il contesto

Pechino scommette sugli interessi divergenti tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Per questo – ha suggerito Xi a Scholz – «Dovremmo insistere sulla risoluzione delle tensioni regionali attraverso il dialogo e opporci con decisione alla mentalità da Guerra fredda».

I mercati cinesi sono essenziali per la grande industria tedesca, basti pensare che quella dell’auto vende più vetture in Cina che in patria.

Tuttavia i partiti della coalizione “semaforo” non amano la Cina, soprattutto i verdi della ministra degli Esteri Annalena Baerbock, come ricorda in questo articolo di Domani Vittorio Da Rold.

E per la Bdi (la confindustria tedesca) – come riassunto in questo policy paper – la Cina non è più solo un partner (tecnologia in cambio di mercati) ma anche un competitor delle aziende teutoniche.

Scholz avrebbe detto a Xi che spera in una rapida applicazione del Comprehensive agreement on investment (Cai), bloccato dopo che Pechino ha sanzionato funzionari ed entità europee per le critiche espresse sulla repressione degli uiguri nel Xinjiang. E nel frattempo si è aggiunto l’affaire Lituania, con la rottura delle relazioni diplomatiche con Pechino dopo che Vilnius – come ricorda in questo articolo di Domani Francesca De Benedetti – aveva dato il benvenuto a un ufficio di rappresentanza di Taiwan.

Nasce la tecnocrazia dei «patrioti» scelti da Pechino

Domenica scorsa si sono svolte a Hong Kong le prime elezioni per il rinnovo del Consiglio legislativo (90 seggi) dopo l’entrata in vigore della riforma elettorale, varata da Pechino, in base alla quale l’ex colonia britannica potrà essere governata solo da «patrioti»: gli aspiranti candidati alle cariche elettive sono scrutinati da un Comitato elettorale che ne valuta la fedeltà alle istituzioni locali e a quelle della Repubblica popolare cinese, di cui Hong Kong è una regione amministrativa locale.

La nuova legge elettorale ha inoltre ridotto da 35 a 20 i rappresentanti eletti dal popolo, e aumentato a 40 quelli eletti dallo stesso Comitato elettorale.

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  • Perché è importante

Al voto ha partecipato soltanto il 30 per cento degli aventi diritto, un record assoluto, con le urne disertate così massicciamente nemmeno quando Hong Kong era una colonia britannica.

Le elezioni del 19 dicembre scorso per il rinnovo del Consiglio legislativo della “città ribelle” (che hanno regalato 89 seggi ai partiti pro-Pechino e uno all’opposizione) chiudono un’èra – quella in cui le forze d’opposizione potevano conquistarsi nelle urne una voce in capitolo nella politica locale – e aprono quella di una tecnocrazia scelta da Pechino per portare a termine due obiettivi fondamentali per il Partito comunista cinese: rendere irrilevante la dissidenza che tra il 2019 e il 2020 ha animato un movimento di massa che ha sfidato apertamente l’autorità del Pcc; integrare il Porto profumato all’interno della costituenda Area della Grande baia, il cluster di 11 metropoli che ruota attorno alla provincia del Guangdong analizzato in questo mio articolo per Domani.

  • Il contesto

Il voto di domenica segna una sconfitta storica per l’ultimo movimento politico di massa di Hong Kong, partito nell’estate 2019 contro la Legge sull’estradizione proposta dalla chief executive Carrie Lam. Le tattiche spesso violente del movimento, le sue componenti indipendentiste, e ora la scelta di boicottare le elezioni (oltre alla repressione di Pechino) hanno aperto la strada alla “restaurazione dell’ordine” e all’azzeramento degli spazi di agibilità politica per i giovani dissidenti hongkonghesi.

Il G7, con un comunicato ufficiale, ha espresso grave preoccupazione per l’erosione della democrazia a Hong Kong. Il Partito comunista cinese invece rivendica l’elezione di «patrioti» che sapranno dare vita a politiche non divisive ed «efficienti» in grado di promuovere lo sviluppo della metropoli finanziaria.

YUAN, di Lorenzo Riccardi

Gli investimenti esteri di Pechino crescono del 16 per cento

Secondo il ministero del Commercio di Pechino (Mofcom), gli investimenti esteri diretti in Cina sono aumentati di circa il 16 per cento da gennaio a novembre del 2021, superando mille miliardi di yuan (157 miliardi di dollari).

I dati del Mofcom mostrano che l’afflusso di investimenti esteri diretti (Ied) nel settore terziario in Cina è aumentato del 17 per cento su base annua e quelli nei settori ad alto contenuto tecnologico hanno registrato un balzo superiore al 19 per cento.

In un periodo così complesso, caratterizzato dal blocco della mobilità per la crisi pandemica, e da relazioni politiche tese tra Cina, Stati Uniti e Unione europea, l’incremento di Ied evidenzia l’interesse globale nei confronti del mercato cinese.

I paesi della Belt and Road e i dieci membri dell’Associazione delle nazioni del sud est asiatico (Asean) hanno investito rispettivamente il 24,7 per cento e il 23,7 per cento in più nella Cina continentale rispetto al 2020.

Il governo cinese è impegnato a ridurre i settori inseriti nella negative list per gli investimenti esteri, facilitando i servizi per le imprese e i progetti finanziati dall’estero, nel rispetto degli accordi bilaterali e multi-laterali nel diritto commerciale e societario tra Pechino e le altre regioni.

Un rapporto pubblicato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo a ottobre 2021 ha stimato che i flussi di investimenti esteri diretti, hanno raggiunto nel primo semestre 852 miliardi di dollari, mostrando un rimbalzo più forte del previsto.

In base all’analisi dell’Onu, le prospettive per gli Ied per l’intero anno sono migliorate rispetto alle proiezioni precedenti con un volume atteso superiore ai flussi dei livelli pre-pandemia.

I governi locali si riprendono i terreni da Evergrande

Dopo Haikou (il capoluogo dell’Isola-provincia di Hainan), anche Chengdu (il capoluogo della provincia sud-occidentale del Sichuan) si riprende, senza indennizzo, terreni che in passato aveva venduto al colosso immobiliare Evergrande, gravato da debiti pari a oltre 300 miliardi di dollari e, di fatto, commissariato dal governo.

Questa settimana l’amministrazione di Chengdu ha ottenuto indietro da Evergrande terreni per 300mila metri quadri sui quali la compagnia non aveva ancora avviato progetti immobiliari, dopo che la settimana scorsa un’analoga “restituzione” era avvenuta nei confronti di quella di Haikou.

Il mese scorso anche il grande stadio del Guangzhou Evergrande (nella provincia del Guangdong) era stato “acquisito” dal governo, che ne deciderà la destinazione.

  • Perché è importante

Anche l’unità China new energy vehicle group di Evergrande ha comunicato alla fine del mese scorso di aver restituito al governo suoli non sviluppati per sette progetti per un valore complessivo di 1,3 miliardi di yuan (203,87 milioni di dollari).

Il piano della leadership cinese per evitare ripercussioni troppo pesanti dei guai di Evergrande sul sistema economico e finanziario cinese prevede: a) una mappatura degli asset e dei debiti nascosti della società; b) la vendita (non svendita) delle attività non legate al core business immobiliare di Evergrande; c) il riavvio dei progetti immobiliari sospesi per la crisi finanziaria della società.

Questo progetto verrà attuato grazie a quello che è stato, di fatto, un commissariamento del consiglio di amministrazione di Evergrande, sostituito da un comitato di gestione nel quale sono presenti in maggioranza rappresentanti governativi.

  • Il contesto

Delle possibilità che la crisi di Evergrande contagi i mercati globali ha parlato in questo articolo di Domani il direttore Stefano Feltri. La banca centrale e la China banking and insurance regulatory commission (Cbirc) stanno invitando le grandi società immobiliari private e statali ad acquisire progetti immobiliari da developer in difficoltà per ridurre i rischi che l’accumulo di debiti destabilizzi l’economia. Secondo i media cinesi, viene incoraggiata solo l’acquisizione di progetti immobiliari, piuttosto che quella nei developer in crisi. Nel frattempo, anche i developer senza problemi finanziari vengono incoraggiati a emettere obbligazioni per finanziare tali acquisizioni e la Banca centrale (Pboc) sta esortando le istituzioni finanziarie a investire in tali strumenti di debito.

Consigli di lettura della settimana:

Why China is seeking a weaker yuan as the US and UK take a more hawkish monetary policy stance

China Is Making Its Cities ‘Smarter.’ Can it Make Them Wiser?

China’s first 50 years in global environmental governance

Analysis: China shines regulatory spotlight on livestream retail boom

U.S.-EU Green Steel Alliance Confronts China’s Excess Steel Production

Per questa settimana è tutto. Per osservazioni, critiche e suggerimenti potete scrivermi a: exdir@cscc.it

Weilai vi augura buon Natale, vi invita a seguire il futuro della Cina su Domani e vi dà appuntamento a giovedì prossimo.

A presto!

Michelangelo Cocco @classcharacters

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