Il Senato ha approvato la riforma della separazione delle carriere, intanto è proseguito lo scontro tra il ministro, l’Anm e il Csm, dove i laici di centrodestra hanno boicottato un plenum
Care lettrici, cari lettori,
la settimana della giustizia è stata molto complicata e su più fronti. Il Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma della giustizia, che ora torna alla Camera per la seconda tornata di lettura prima del referendum. Il giorno prima, però, il ministero della Giustizia ha incontrato il Csm e dato un via libera di massima a quasi tutte le proposte (meno quella sul rientro dei magistrati in quiescenza) contenute nella delibera per arrivare al 40 per cento di riduzione del disposition time civile e non perdere i fondi Pnrr.
Sulla riforma, ho intervistato il neosegretario di Unicost Michele Ciambellini, che offre anche una precisa riflessione sul ministero della Giustizia.
Nel mentre, si è consumato l’ennesimo scontro tra Nordio e le toghe, questa volta quelle del Csm e in merito a una pratica a tutela. Sebbene il ministro sembri tentare di trattenersi, ogni volta che interviene su questioni legate alle toghe tocca tasti delicati. Trovate i dettagli in newsletter.
Anche l’Anm ha acuito lo scontro, pubblicando un documento del 1994 che portava la firma di Nordio contro la separazione delle carriere.
Intanto, continua l’inchiesta di Milano con gli interrogatori preventivi e la politica ancora in bilico e alla finestra. A questo proposito, trovate una mia riflessione sul ruolo della politica al netto delle vicende giudiziarie (con il boomerang dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio e la mancanza di una normativa sul conflitto di interessi).
Infine, è uscita la terza puntata del podcast Per questi motivi: questa volta il caso è quello del processo all’ex maresciallo fascista Rodolfo Graziani, difeso da tre avvocati antifascisti dall’accusa di tradimento. Doveva essere la Norimberga italiana, è stato l’ultimo dei grandi processi politici del dopoguerra e il banco di prova della neonata repubblica. Per ascoltare la puntata (e anche le precedenti, su Mary Fiore e Lidia Cirillo) e non perdersi le prossime uscite, cliccate qui e poi la campanella accanto al titolo. Se il podcast vi piace, consigliatelo e lasciate una valutazione, ci aiuterete a farlo crescere.
Ps: la newsletter va in vacanza dall’8 fino al 22 agosto!
Il pacchetto Carcere
Il Cdm ha approvato un pacchetto di soluzioni che riguardano sia l’edilizia penitenziaria che la gestione differenziata dei detenuti tossicodipendenti. Il piano apre molti interrogativi sulla fattibilità, ma è interessante analizzarne i numeri e gli obiettivi.
Il guardasigilli ha presentato il piano triennale per ridurre il sovraffollamento, «che è una priorità», creando i 15mila posti mancanti (i detenuti sono 62.986, i posti disponibili 47.289). Il piano è già finanziato e prevede sia interventi di manutenzione per ripristinare 5.000 posti già disponibili e 60 interventi per creare 10mila nuovi posti in nuove carceri o ampliando le attuali. Cifra complessiva, «già stanziata» ha specificato il ministro: 758 milioni di euro. «In passato si adeguavano i reati ai posti disponibili, noi adeguiamo la capienza delle carceri per garantire la certezza della pena», ha detto Meloni in un video.
Inoltre è stata annunciata l'istituzione di una task force dopo aver attivato interlocuzioni con la magistratura di sorveglianza e con i singoli istituti per favorire la definizione delle posizioni di 10.105 detenuti cosiddetti definitivi, potenzialmente fruitori di misure alternative alla detenzione in carcere: sono quelli con pena residua sotto i 24 mesi, per reati diversi da quelli ostativi - di cui all'articolo 4 bis della legge di ordinamento penitenziario - e che negli ultimi dodici mesi non hanno riportato sanzioni disciplinari gravi. Il decreto riguarderà anche modifiche a tempi e numeri sulla concessione della corrispondenza telefonica dei detenuti.
Il ministro ha anche annunciato la detenzione differenziata per i tossicodipendenti: «Parola d’ordine è il recupero». Secondo le stime del ministero, i detenuti tossicodipendenti sono il 31 per cento e ad accedere alla detenzione domiciliare in strutture di comunità potrebbero essere circa 8mila, circa un terzo.
La condizione: aver commesso reati di ridotta gravità fino a 8 anni di pena (non stupri e rapine) commessi in relazione alla condizione di tossicodipendenza. L’interrogativo è su quante e quali strutture possano accogliere i detenuti (ad oggi si ipotizzano poche centinaia di posti) e sui costi. Secondo Nordio, gli detenuto costerebbe circa 100 euro al giorno e «possiamo garantire già la copertura per mille detenuti».
l’analisi di Antigone
Sul piano del governo è intervenuto Patrizio Gonella, presidente dell’associazione Antigone: «A fronte di un sovraffollamento che oggi vede quasi 16.000 persone detenute in più dei posti disponibili si presenta un piano del valore di oltre 700 milioni di euro che produrrà, se fosse portato a termine, meno di 10.000 posti nel 2027. Se si considera che poi, solo negli ultimi 3 anni, il numero di persone detenute è aumentato di 5.000 unità, anche mantenendo un analogo tasso di crescita, nel 2027 potremmo essere comunque in difetto di circa 10.000 posti detentivi».
Quanto ai posti da recuperare, «è un discorso già più volte accennato e sempre giustamente accantonato rispetto a carceri come Regina Coeli a Roma e San Vittore a Milano, solo per citarne due. Si scrive valorizzazione. Si legge speculazione. Molti dei nuovi posti poi saranno in container, strutture totalmente inadeguate ad ospitare persone detenute anche per lunghi periodi. Generalmente queste vengono utilizzate per affrontare emergenze e non come soluzioni definitive, come invece sembra ovvio nel piano carceri del governo. Piano carceri che, peraltro, non fornisce alcuna informazione sul personale che sarà necessario a gestire le nuove strutture, quando già oggi si registra un drammatico sotto-organico in tutti i ruoli: direttori, educatori, poliziotti, medici, psicologi, assistenti sociali, mediatori culturali, personale amministrativo».
Rispetto alla detenzione differenziata dei tossicodipendenti, «si crea così un binario di esecuzione penale che andrà capito con molta attenzione come funzionerà, evitando ogni forma di privatizzazione della libertà personale. E comunque non sono previsti automatismi».
La geografia giudiziaria
Nordio ha anche annunciato il disegno di legge che riforma parzialmente la geografia giudiziaria. Per ora a riaprire ufficialmente è il tribunale della Pedemontana a Bassano del Grappa, oggetto di ampio dibattito in questi mesi e che servirebbe il bacino a cavallo tra l'Alta Padovana, il Trevigiano e l'Alto Vicentino, più ampio rispetto al vecchio tribunale bassanese e destinato a coprire una area con una altissima produttività economica. Viene confermato anche il mantenimento definitivo dei tribunali abruzzesi e di quelli delle isole. Al vaglio c’è anche l’ipotesi di riaprire il tribunale di Rossano. In discussione, inoltre, c’è anche la riapertura di un ufficio giudiziario in Puglia e uno in Piemonte.
Su questo è intervenuta l’Anm, da sempre contraria alla riapertura di sedi chiuse anche alla luce della carenza di personale. «Riaprire i piccoli tribunali significa adottare logiche di consenso clientelari e danneggiare ancora una volta l’efficienza della giustizia. La decisione del governo di riaprire le sezioni distaccate già soppresse nel 2012, è disarmante. Mentre inquieta l’Intenzione di aprire un tribunale - Bassano del Grappa - dinanzi alla cui incomprensibile istituzione gli stessi avvocati di Vicenza avevano chiesto di soprassedere», si legge nella nota. «Dobbiamo denunciare l’ennesimo spreco di risorse, che vanifica, come in un surreale gioco dell’oca, tutto lo sforzo profuso dai magistrati per offrire ai cittadini un servizio quanto più possibile efficiente e razionale e soprattutto rapido. Questa scelta rallenterà i tempi della giustizia e danneggerà la fiducia dei cittadini nelle istituzioni».
Nordio e il disciplinare
Continuano strascichi anche rispetto alla polemica innescata da Nordio con l’attuale Csm. La settimana scorsa aveva attaccato anche la sezione disciplinare, dicendo che non è tanto la separazione delle carriere, quanto «il sorteggio e soprattutto l'istituzione dell'alta Corte di Giustizia assolutamente indipendente e svincolata dalla giustizia domestica del Csm attuale». Questo perché «i magistrati tremano come foglie davanti alle correnti» di cui il Csm «è riflesso» e «se hai in una corrente il tuo protettore, anche quando finisci davanti alla sezione disciplinare c'è una stanza di compensazione» in cui «Tizio protegge il suo, Caio anche».
Parole pesantissime, tanto che, per la prima volta da quando è stato eletto, anche Pinelli – che presiede la sezione disciplinare – ha abbandonato ogni premura. L’attività della sezione si è caratterizzata «dall’analisi rigorosa degli atti e dalla applicazione dei principi di diritto» e soprattutto «senza alcuna influenza sulle decisioni prese legata all’eventuale appartenenza a gruppi associativi o a presunte camere di compensazione, a cui allude il ministro Nordio», è la stizzita replica.
Anche la prima presidente di Cassazione, Margherita Cassano, durante il plenum del Csm, ha stigmatizzato le critiche: «Assistiamo per la prima volta nella nostra storia repubblicana ad affermazioni altamente lesive della onorabilità, del prestigio e della credibilità che riguardano l'esercizio delle funzioni disciplinari del Csm preposto dalla Costituzione a garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura. Trovo assolutamente incomprensibile che un ministro attacchi la sezione disciplinare del Csm, e attacchi una funzione cui egli stesso concorre».
In settimana è arrivata l’ulteriore replica di Nordio: una velata scusa a Pinelli e a Margherita Cassano, ma senza ripensamenti: «So bene che, con il vicepresidente Fabio Pinelli e la Presidente Margherita Cassano, il Csm e la sezione disciplinare hanno intrapreso un percorso diverso. Ma rimane il problema di fondo di un organismo eletto dai magistrati che un domani possono essere sottoposti al suo giudizio. E i precedenti non sono affatto confortanti. Ricordo che in occasione del recente scandalo Palamara autorevolissimi politici, giornalisti e anche magistrati hanno denunciato, in termini estremamente severi, la degenerazione correntizia. E finché non sarà stata fatta piena luce su quello scandalo non ci sarà la serenità auspicata dalla presidente Cassano».
La questione Piccirillo
Il csm si è ritrovato bloccato per l’aventino dei laici di centrodestra sul caso Piccirllo. Piccolo recap della vicenda: Raffaele Piccirillo, sostituto procuratore generale in Cassazione ed ex dirigente del ministero della Giustizia, in una intervista a Repubblica ha criticato la gestione ministeriale del caso Almasri. Durante un convegno organizzato da FdI, Nordio ha stigmatizzato la sua scelta di intervenire e paventato azioni disciplinari. In seguito a questo, i togati e i laici di minoranza hanno chiesto l’apertura di una pratica a tutela di Piccirillo nei confronti del ministro. La pratica, approvata dal comitato di presidenza del Csm, viene calendarizzata nel plenum del 23 luglio. Una pratica «lampo», secondo i laici di centrodestra che hanno deciso di far mancare il numero legale per la sua approvazione. Molto infastidito, il vicepresidente Fabio Pinelli ha rinviato la seduta al giorno successivo e anche il Quirinale si sarebbe attivato per una moral suasion che ha funzionato. I laici di centrodestra si sono presentati pur votando contro e la delibera è stata approvata da tutti componenti togati, con l'unica astensione della Consigliera di Magistratura Indipendente Bernadette Nicotra.
«Le pratiche a tutela non hanno alcun effetto giuridico e si esauriscono in una dichiarazione di Plenum. Peraltro, quando riguardano organi politici, l'intervento del Consiglio deve essere improntato alla massima cautela, onde evitare che queste pratiche si traducano in un mero atto politico, trasformando il Consiglio Superiore in un terreno di scontro tra i Poteri dello Stato», è stato l’argomento di Nicotra.
Anche su questo, Nordio non si è tirato indietro e ha rincarato la dose: «Sul dottor Raffaele Piccirillo, magistrato in servizio in un ufficio di altissima responsabilità, rilevo ancora una volta che si è pronunciato nel merito di un giudizio in corso davanti al tribunale dei ministri, dove io sono indagato. Inoltre si è espresso in termini critici nei confronti della Procura Generale di Roma e della stessa Corte d’Appello. Non mi risulta che a tutela di questi magistrati sia stata aperta una pratica”, così il Ministro della Giustizia Carlo Nordio a commento dell’apertura di una pratica a tutela di Raffaele Piccirillo da parte del Csm».
Separazione delle carriere
Si va verso uno sprint sull'esame del ddl sulla separazione delle carriere dei magistrati, che deve tornare ora alla Camera.
Secondo fonti parlamentari, la riforma costituzionale della giustizia potrebbe essere già incardinata in commissione alla Camera la prossima settimana, l’ultima di luglio, così da istruire il provvedimento in maniera da poterlo poi portare in Aula nella prima occasione utile esaurito questo periodo.
Elezione del laico del Csm
Dopo le dimissioni della laica di centrodestra Rosanna Natoli, il parlamento ha convocato per martedì 29 luglio, alle ore 12.30, la seduta comune per l'elezione di un membro del Consiglio superiore della magistratura. È richiesta una maggioranza dei 3/5 dei componenti dell'Assemblea. La chiama ha inizio dai senatori.
L’obiettivo è arrivare a ripristinare il plenum in tempo per il voto, il 9 settembre, del nuovo primo presidente della Cassazione dopo il pensionamento di Margherita Cassano.
Al suo posto, in corsa ci sono il primo presidente aggiunto Pasquale D’Ascola e il segretario generale Stefano Mogini.
I voti in commissione tradiscono già gli orientamenti di massima: D’Ascola ha ottenuto quattro voti su sei, ovvero quelli del laico di minoranza Ernesto Carbone e dei togati Maurizio Carbone di Area; Michele Forziati di Unicost e Mimma Miele di Magistratura democratica. Mogini, invece, ha ottenuto i voti della laica in quota Lega, Claudia Eccher, e del togato di Magistratura indipendente Eligio Paolini.
ddl femminicidio
Il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge che introduce il delitto di femminicidio all’articolo 677 bis del codice penale. Immediata la reazione dell’Unione camere penali italiane: «Non possiamo non rimarcare che l'introduzione di una nuova fattispecie di reato, tanto inedita, come il 'femminicidio' punito con l'ergastolo, rappresenti esclusivamente una 'attenzione' al drammatico e ingravescente fenomeno, senza peraltro investire risorse serie ed efficaci per cercare di contrastarlo nel concreto. Si tratta, pertanto, della ulteriore e clamorosa trionfante affermazione del diritto penale simbolico e delle fattispecie create per puro fine di comunicazione e di consolazione». Il risultato sarà forse «che aumenterà un poco il consenso in favore della politica tutta che l'ha votata, e amplierà il numero degli ergastoli, ma ciò che purtroppo non diminuirà sarà la terribile catena dei femminicidi che, se potrà essere spezzata, sarà solo in virtù di ben altri interventi (non a costo zero), sviluppati magari fra i banchi delle nostre scuole e non certo fra le pagine dei nostri codici».
Nomine al Csm
Uffici direttivi:
Presidente tribunale Sondrio: nominato Patrizio Gattari, attualmente giudice tribunale Milano
Presidente tribunale minorenni Genova: nominato Domenico Pellegrini, attualmente presidente sezione tribunale Genova
Procuratore minorenni Trento: nominata Antonella Nazzaro, attualmente sostituto procuratore Trento
Uffici semidirettivi:
Presidente sezione corte appello Roma: nominato Alberto Tilocca, attualmente consigliere corte appello Roma
Presidente sezione corte appello Roma: nominato Michele Cataldi, attualmente consigliere corte cassazione
Presidente sezione GIP tribunale Trieste: nominato Francesco Antoni, attualmente giudice tribunale Trieste
Presidente sezione tribunale Salerno: nominata Maria Rosaria Giugliano, attualmente giudice tribunale Napoli
Presidente sezione tribunale Lucca: nominata Nidia Genovese, attualmente giudice tribunale Lucca
Presidente sezione tribunale Nocera Inferiore: nominato Salvatore Di Lonardo, attualmente giudice tribunale Napoli
Presidente sezione tribunale Roma: nominato Pietro Persico, attualmente giudice tribunale Roma
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