Difendere la famiglia è difendere la nostra «identità»: Giorgia Meloni l’ha ribadito pochi giorni fa quando, a Budapest, ha dichiarato grande unità di vedute con Viktor Orbán, il premier che ha trasformato l’Ungheria in avamposto della reazione contro i diritti delle donne e delle minoranze sessuali.

Il «sostegno alla famiglia» era il primo punto del programma di Fratelli d’Italia alle elezioni del 2022. Ma è interessante notare che, in un anno di governo, mentre di questo «sostegno» si è visto nella realtà ben poco, molti sforzi sono stati rivolti alla «difesa» di un modello unico, quello della famiglia «naturale», formata da un uomo e una donna. Difesa da chi? Dai «nemici» della famiglia, che nella retorica caratteristica della destra radicale sono l’«ideologia gender», il femminismo, il pluralismo dei modelli familiari.

È soprattutto sull’ultimo fronte che si è concentrata finora l’offensiva del governo e della maggioranza: dalla circolare del ministero dell’Interno che ha chiesto ai comuni di interrompere le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali, alla bocciatura del certificato europeo di filiazione, fino alla battaglia contro la gestazione per altri.

Ma anche sul fronte delle libertà e dei diritti delle donne l’operato della destra rivela intenti regressivi, sebbene meno frontali. La riduzione della battaglia contro la violenza di genere a un problema di ordine pubblico, per esempio, mina alla radice gli sforzi per la trasformazione della cultura delle relazioni tra i generi. Mentre il programma di «applicazione integrale della legge 194» promette di tradursi in iniziative di «sostegno alla vita nascente» che moltiplicheranno gli ostacoli all’interruzione di gravidanza.

Aveva promesso, Giorgia Meloni, che non avrebbe toccato la legge sull’aborto, né quella sulle unioni civili. Ma un anno di governo hanno reso palese che la compressione dei diritti può avvenire anche per via burocratica, e attraverso la costruzione di un clima ostile al loro esercizio.

Forse è ancora presto per parlare di un’“orbanizzazione” dell’Italia, ma la strada è segnata.

MELONI ANNO ZERO

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