Lasciatemi usare questa rubrica come confessionale ancora una volta: non riesco a smettere di guardare X Factor. Sono ormai quindici anni che non perdo una stagione (anche se va detto che nell’anno con Ruggeri e Tatangelo feci molti pisolini).
C’ero quando Arisa urlò «Sei falsa Simona, cazzo», quando Tatangelo disse «Quando la persona è niente, l’offesa è zero», quando le Yavanna arrivarono terze senza mai togliersi le orecchie da elfo. Non ho mollato davanti a niente, ho resistito a Claudia Mori, a Lodo Guenzi, ad Alvaro Soler, di cui ora ho dovuto cercare il nome su Google.

Ho rosicato per l’esclusione di Asia Argento, che si prefigurava come la mia giudice preferita di tutti i tempi, e ho sofferto insieme a Samuel dei Subsonica, che stava al tavolo della giuria con la stessa joie de vivre di un condannato a morte. Ho tifato, televotato e ho persino comprato la compilation del 2012: la regalai al mio ex fidanzato “per scherzo”, ma finimmo per ascoltarla in macchina a ripetizione, con una predilezione particolare per una cover di Master Blaster di un giovane Mahmood, scartato da Simona Ventura, ripescato ed eliminato di nuovo la sera stessa. Non ebbe mai occasione di cantare nient’altro, ma ad oggi direi che l’ha superata.

Ho visto il programma mutare, diventare più cool e mentre quello cambiava io invecchiavo e smettevo di riconoscere le canzoni assegnate ai concorrenti in gara. Mentre Hell Raton sceglieva solo pezzi prodotti dal 2005 in poi, io continuavo ad ascoltare la musica che piaceva a mio padre, come d’altronde avevo sempre fatto. Mi annoiavo sempre più, ma perseveravo sull’onda di una sola certezza: che il venerdì mia madre mi avrebbe chiamato per commentare la puntata della sera prima.

Un motivo per guardare

Quest’anno è l’ultimo, mi dicevo ogni volta, mentre entravo anagraficamente nella categoria Over, quella in cui un tempo il programma ghettizzava i cantanti sopra una certa età, perlopiù padri di famiglia e vecchi cantanti di pianobar all’ultima spiaggia.
Poi arrivava un altro autunno e con lui una nuova edizione di X Factor, e seppur il mio interesse per i giovani talenti fosse ormai ai minimi storici (essendo io nel frattempo una vecchia ciabatta), c’era sempre un motivo per non abbandonarlo. Cos’altro dovrò mai fare di così importante, il giovedì sera? Quest’anno quel motivo ha un nome e un cognome: Marco Castoldi in arte Morgan.

Unendo alla mancanza di forza di volontà un’indole conservativa e abitudinaria, sono sempre felice di tornare alle origini, e il ritorno di Morgan (già giudice di sette edizioni precedenti, di cui cinque vinte da concorrenti della sua squadra, un record che lo rende una specie di creatura mitologica per gli imbecilli impallinati come me) mi garantisce l’effetto nostalgia dell’X Factor che fu: pezze colte sulla musica, un accenno di bagarre, canzoni che conosco e che ho voglia di ascoltare.
Insomma, un po’ di spettacolo, o quantomeno un po’ di musica di mio gusto. Così, dopo aver giurato che avrei smesso, mi ritrovo nella solita posizione di sempre: rassegnata sul divano, accanto a un fidanzato sofferente che nel frattempo gioca a scacchi su Chess.com per la resistenza dei suoi neuroni, del tutto catturata e allo stesso tempo pronta a dimenticarmi i nomi e le esistenze di tutti i concorrenti entro due settimane dalla fine dello show.

Nota stonata

Qualcosa però non mi quadra, a questo giro. Morgan è sempre Morgan – ha la solita ciuffa bianca, parla di do maggiore e sesto grado senza che nessuno capisca niente, incantona la sua squadra suonandole Beethoven al pianoforte – ma in una versione un po’ bonificata.
Improvvisamente gli piace tutto (tranne Bellissima di Annalisa, a quanto pare) e si spertica in complimenti piuttosto inusuali per chi l’ha visto recitare la parte di Crudelia Demon per varie edizioni. I colleghi intanto sembrano essersi messi d’accordo per trattarlo come un vecchio zio rincoglionito, persino Francesca Michielin (concorrente giudicata da Morgan diverse edizioni fa, ora al secondo anno da conduttrice) fatica a non roteare gli occhi ogni volta che lui apre la bocca.

La gag dell’artista eccentrico che ti spiega aggressivamente la musica ha smesso di funzionare? Dopo molti anni e quella figura barbina che a settembre l’ha costretto a devolvere mezzo compenso all’associazione Casa Arcobaleno, sono infine riusciti a domarlo?

Da una parte la cosa non mi dispiacerebbe, è consolante sapere che esiste un limite anche all’impunità di certi personaggi. È peraltro finita l’epoca dei giudici cattivi, a Masterchef l’hanno capito da un pezzo (sì, guardo anche i cuochi e no, non ho mai letto l’Ulisse). L’umiliazione altrui non intrattiene più come una volta e, in quanto pappamolla che piange per un nonnulla, non posso che rallegrarmene.

Dall’altra provo un po’ di tristezza (il modo per piangere lo trovo comunque). «Io sono vecchio, sono già morto», ha detto Morgan durante il primo live, calandosi in questo nuovo ruolo di alfiere del vecchio mondo, in cui comunque mi sembra stare parecchio comodo. In effetti sono tutti più giusti di lui a quel tavolo, in particolare Fedez (altro veterano di X Factor), che dopo essere quasi morto per davvero lancia petizioni per la salute mentale dei giovani e si fa intervistare da Fazio, mentre l’altro sbrocca sul palco e dimezza cachet.

Sono tutti composti, amorevoli, assennati, promotori indefessi del sestessismo di questi cantanti minorenni, che Morgan invece continua a piallare inesorabilmente con i propri gusti musicali. Che mangino brioche, che ascoltino Russ Ballard. Lui, della salute mentale dei giovani, se ne frega, e penso che a malapena gli importi della propria.

Revival

Il revival spesso funziona, lo dimostra anche l’ultima canzone dei Beatles uscita in questi giorni (l’intelligenza artificiale ha fatto anche cose buone). È la migliore canzone dei Beatles mai esistita? Ovviamente no. Ci siamo emozionati tantissimo a risentire la voce di John Lennon a più di quarant’anni dalla sua morte? Certo che sì. Ma forse certe cose, certe persone, appartengono irrimediabilmente ad altre epoche, o forse solo ad altri contenitori. Non tutto è un singolo inedito dei Beatles.

Apprezzo comunque tutti i tentativi, tutti i guizzi, tutte le novità e tutti i vecchi che tornano, e a questo punto mi sento di dire che i tempi sono maturi anche per riportare al tavolo Simona Ventura, per quel tocco di caciara che ormai manca da tempo a X Factor. Quello che è certo è che quando succederà io starò a guardare.


 

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