Chiede il cessate il fuoco a Gaza e non crede agli «errori» dell’Idf su chiese e bambini. Il presidente, nel mirino di Mosca, non replica, ma accusa la «postura aggressiva»
Alla tradizionale cerimonia del Ventaglio, quando il presidente della Repubblica saluta la stampa parlamentare prima della pausa estiva, Sergio Mattarella non replica agli attacchi del ministero degli Esteri russo per i quali dalla mattina gli è arrivata a valanga la solidarietà bipartisan di tutta la politica e delle alte cariche, da Giorgia Meloni («l’ennesima operazione di propaganda e provocazione») ai presidenti di Camera e Senato, al vicepremier Antonio Tajani che, da capo della Farnesina ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore russo. Tutti solidali.
Tranne il vicepremier leghista Matteo Salvini, che evidentemente ancora cederebbe «due Mattarella per mezzo Putin», come scrisse sui social nel 2015. Il capo dello Stato dunque non risponde, come altre volte, perché il rango istituzionale di chi lo attacca è molto più basso del suo. È stata infatti la portavoce del ministro Sergej Lavrov, Maria Zakharova, a postare un elenco di presunti «russofobi» e «odiatori», con nomi e citazioni di figure istituzionali di tredici paesi Ue e Nato. Poi su Telegram ha postato uno sticker con la propria immagine e l’incitazione «ukokoshit», fallo fuori.
Nella lista c’è Mattarella e il suo discorso all’Università di Marsiglia del febbraio scorso, quando aveva paragonato l’appeasement degli stati europei di fronte alla presa dei Sudeti di Hitler con l’attacco russo all’Ucraina, quel «cedimento» che fece precipitare l’Europa nella guerra mondiale. In lista, con lui, ci sono i ministri Crosetto e Tajani, il tedesco Friedrich Merz, il francese Emmanuel Macron, del segretario Nato Mark Rutte, la commissaria Ue Kaja Kallas, un senatore Usa, Lindsay Graham, che ha chiesto di bombardare Mosca.
Mattarella, appunto, non risponde. Non è il primo attacco che riceve da quella parte, ma il suo discorso plana presto durissimo sulla Russia: che prosegue «la postura aggressiva» in Ucraina; che ha «cancellato l’equilibrio che garantisce la pace e dissuade da avventure di guerra». E che, come credono i paesi Ue e Nato, dopo l’Ucraina coltiva «il proposito di altre, nuove iniziative di aggressione».
Inaccettabile Gaza
Ma il cuore del discorso è lo sterminio del popolo palestinese da parte del governo Netanyahu, su cui accumula aggettivi: intollerabile, inaccettabile, incredibile. Anche in questo caso Mattarella risponde a una domanda del presidente di Stampa parlamentare, Adalberto Signore.
«È persino scontato affermare che la situazione a Gaza diviene, di giorno in giorno, drammaticamente più grave e intollerabile; e speriamo che alle pause annunciate corrispondano spazi di effettivo cessate il fuoco». «L’incredibile bombardamento della parrocchia della Sacra famiglia è stato definito un errore. Da tanti secoli, da Seneca a Sant’Agostino, ci viene ricordato che “errare humanum est, perseverare diabolicum”».
Altri «errori» sarebbero sparare su ambulanze, su bambini e persone in fila per l’acqua e il cibo, sugli ospedali: «È difficile, in una catena simile, vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente».
Ripete che «è disumano ridurre alla fame un’intera popolazione» e che l’occupazione «abusiva» da parte dei coloni della Cisgiordania «è grave e violenta», è allarmante «la semina di sofferenza e di rancore che si sta producendo, che, oltre ad essere iniqua, contrasta con ogni vera esigenza di sicurezza». C’è anche un passaggio sull’antisemitismo che «riaffiora, gravissimo» e «che si alimenta anche di stupidità».
L’Europa sotto dazi
Mattarella ripete poi quel «nessun dorma» rivolto all’Europa, che ha già pronunciato a maggio: l’Unione si deve dotare di «adeguate capacità difensive» e di una «comune politica estera e di difesa, anche allo scopo di rendere effettiva e non illusoria la sovranità dei suoi paesi membri, condividendone aspetti di dimensione sovranazionale, in pieno raccordo e sintonia con l’Alleanza atlantica», «la cui solidità è superiore a qualunque momento di divergenza o di confronto di opinioni al suo interno».
C’è una cosa, assicura, che l’Ue sta facendo senza clamore, ed è una «preziosa azione» per prepararsi all’urto dei dazi Usa: «Dal Canada con il Ceta, all’America Latina con il Mercosur, dal Giappone ai negoziati avviati con l’India e con altre aree di grande rilievo, si realizza una rete di collaborazioni economiche e commerciali che produce interessi comuni, prospettive condivise e, in tal modo, presidia la pace. Un modello, in cui rientra il fondamentale riavvicinamento con il Regno Unito, alternativo a quello della contrapposizione economica che rischia, al contrario, di produrre altre forme, più rudi e pericolose, di contrapposizione».
Per Mattarella il libero mercato è «la base per conseguire pace e benessere», i dazi di Trump sono un pericolo per entrambi.
Libertà di menzogna
Ancora in risposta alla stampa parlamentare, ricorda i giornalisti uccisi a Gaza e nelle altre guerre, insiste sul ruolo dell’informazione «libera e indipendente», sulla responsabilità di editori e giornalisti «nel delicato processo della partecipazione consapevole dei cittadini» e della «costruzione di un ordine internazionale non piegato a interessi di potenza».
Stando dunque bene attenti alle fake news, perché «libertà di opinione e autenticità di fatti non sono la stessa cosa», «la libertà di opinione non modifica la verità fattuale, non può essere, cioè, motivo di menzogna, né, tantomeno, può creare qualcosa che solo fantasiosamente può essere definita verità alternativa. La libertà di menzogna non è tra quelle rivendicabili».
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