Abbiamo chiesto alle abbonate e agli abbonati iscritti alla nostra newsletter quotidiana, Oggi è Domani, cosa pensano del dibattito sul terzo mandato per gli amministratori locali. La grande maggioranza si dice contraria all’abolizione del limite di due. E c’è apertura al confronto sul limite per deputati e senatori. Tra le preoccupazioni principali: clientelismo, perdita di alternanza e indebolimento della partecipazione
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Il dibattito sul limite dei mandati per sindaci e presidenti di regione è tornato al centro dell’agenda politica e mediatica dopo le polemiche seguite alla bocciatura della ricandidatura di Vincenzo De Luca in Campania, dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale. Un caso che ha riaperto vecchie fratture, soprattutto dentro il centrodestra. La Lega continua a chiedere una legge ordinaria per superare il limite dei due mandati, Forza Italia si oppone con fermezza, mentre Fratelli d’Italia ha lasciato uno spiraglio, subordinando però qualsiasi apertura alla volontà espressa formalmente dai presidenti in carica.
La questione non è solo legale o tecnica, ma investe il rapporto tra potere, rappresentanza e alternanza democratica, coinvolgendo amministratori locali di peso con forte radicamento elettorale e mediatico, come Luca Zaia in Veneto o Massimiliano Fedriga in Friuli-Venezia Giulia. Anche il presidente dell’ANCI, Gaetano Manfredi, ha chiesto coerenza, sostenendo che se si elimina il vincolo per i presidenti regionali, lo stesso dovrebbe valere per i sindaci dei comuni sopra i 15.000 abitanti, per evitare disparità di trattamento.
Sul piano istituzionale, la Corte costituzionale ha ribadito il divieto del terzo mandato come principio fondamentale, applicabile a tutte le regioni ordinarie, e il governo ha impugnato la legge trentina che tentava di aggirare il limite, alimentando ulteriori tensioni politiche.
Una discussione che divide anche la società civile. Per questo, abbiamo chiesto alle lettrici e ai lettori iscritti alla newsletter quotidiana Oggi è Domani di esprimere la propria opinione su questo tema. Ecco cosa ci hanno risposto.
Sei favorevole o contrario al superamento del divieto di terzo mandato per gli amministratori locali?
La netta maggioranza dei partecipanti al sondaggio si è espressa contro il superamento del limite: il 94,6 per cento ritiene che la rotazione sia un principio democratico imprescindibile. Solo il 5,4 per cento ha dichiarato di essere favorevole, sostenendo che l’esperienza accumulata da sindaci e presidenti sia un valore da preservare. Nessuno ha indicato che la decisione dipenderebbe dal contesto o dalla persona.
Spiega un lettore: «Mi spiace, anzi mi irrita vedere alcuni politici che insistono nel voler governare per un terzo mandato. Capisco che abbiano svolto bene il loro lavoro, però hanno avuto un sacco di tempo per individuare, assistere e insegnare il mestiere a un eventuale erede; così facendo si dimostrerebbero dei politici lungimiranti, invece fanno la figura degli “imbullonati” alla poltrona».
Fa eco chi ci dice che «due mandati sono più che sufficienti, nessuno è insostituibile, popolarità (abilmente costruita) non è esperienza, e anzi il consolidamento di potere per un quindicennio è pericoloso; già ora il politico locale sembra spesso un semplice terminale di interessi economici».
Ritieni che il limite dei due mandati serva davvero a evitare il “potere personale”?
Più della metà dei lettori (51,4 per cento) crede che il limite sia una barriera utile contro la concentrazione di potere. Il 45,9 per cento ha una posizione più sfumata: ritiene che il vincolo sia utile, ma insufficiente da solo e che debba essere accompagnato da altri strumenti di controllo. Solo il 5,4 per cento è convinto che chi è eletto possa continuare senza limiti, mentre nessuno ha risposto «non saprei».
Ci raccontano: «Ricordo le ben tre gestioni della regione Veneto da parte di Galan, dove pareva fosse l’unica figura a saperla gestire bene, ma poi dovette lasciare la guida della regione anticipatamente per le note vicende giudiziarie. Quindi non capisco ancora perché ci si accanisca su nomi come non esistessero altre personaggi, magari ancora più capaci, nel gestire i due mandati, e poi si cambia; di gente capace ne è pieno il mondo, quindi ci si informa bene sulla persona, si guarda al suo passato e il presente e poi si sceglie».
E in ambito parlamentare? Dovrebbero esserci limiti anche per deputati e senatori?
Su questo tema il quadro si fa più sfumato. Il 37,8 per cento dei partecipanti ha dichiarato che il mandato parlamentare dovrebbe restare libero, appellandosi al principio della rappresentanza popolare diretta. Ma un altro 29,7 per cento è favorevole a un limite anche in parlamento e un’ulteriore identica percentuale sarebbe d’accordo solo a fronte di una riforma del sistema elettorale che garantisca reale rappresentatività.
Qualcuno sostiene di essere «favorevole a un limite di quattro o cinque mandati anche per deputati e senatori per favorire l'inserimento di persone giovani e di nuove "risorse"».
Quale pensi sia il rischio maggiore del superamento del limite dei mandati?
La preoccupazione dominante è il clientelismo e il controllo del territorio: lo teme l’83,8 per cento dei rispondenti. Seguono, con il 24,3 per cento, il rischio di rafforzamento del potere personale, e con il 21,6 per cento la perdita di energie e volti nuovi. Nessuno ha indicato che l’abolizione del limite, in presenza di trasparenza democratica, non comporterebbe rischi.
Secondo i nostri lettori, «l’elezione diretta di sindaci e presidenti di regione ha portato stabilità, sacrificando però la normale dialettica nei consigli e quindi un confronto effettivo».
Gli ultimi sondaggi
Nei nostri ultimi sondaggi abbiamo interrogato i nostri lettori su vari temi.
Abbiamo chiesto a lettori e lettrici di esprimersi sul voto in condotta, per sapere se ritengono giusto che influisca sull’esame di Stato. Ne è uscito un dibattito tra diverse posizioni sull’obiettivo educativo della scuola.
Dopo il rilancio mediatico del caso Garlasco, abbiamo voluto sapere se il modo in cui la stampa ha seguito la vicenda sia stato equilibrato. In tanti hanno espresso disagio per un certo sensazionalismo e criticato l’eco mediatico riservato al caso.
Sul fronte democratico, abbiamo raccolto opinioni anche sul possibile abbassamento del quorum per i referendum abrogativi. Sono emerse posizioni diverse tra chi auspica una riduzione del quorum e chi sostiene che in questo modo si perderebbe il senso dei referendum.
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