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Il nuovo numero, Risiko russo, è disponibile in edicola da venerdì 18 marzo per una settimana (a 2,50), e in digitale, attivando una delle formule di abbonamento previste sulla nostra pagina, oppure acquistando direttamente dalla app di Domani una copia dello speciale. Venti pagine di articoli e carte inedite, sugli ultimi sviluppi della guerra in Ucraina e i prossimi possibili scenari geopolitici. 

Cosa c’è nel nuovo numero

In copertina l’editoriale di Dario Fabbri, dal titolo Una corsa contro il tempo, analizza la durata della guerra che sta sconvolgendo il paese. Cosa i russi possono ottenere, cosa gli ucraini dovranno concedere, dipenderà dalla lunghezza delle ostilità.

A seguire, nell’articolo a doppia pagina Una guerra per procura nel mondo che cambia, Fabbri spiega come, assieme alla locale lotta per l’indipendenza, in Ucraina sia in corso l’ennesima guerra per procura tra Russia e Stati Uniti. Nuovo capitolo di uno scontro atavico, consumato nei decenni a ruoli alterni in Corea, in Vietnam, in Afghanistan, apparentemente destinato a estinguersi con il crollo sovietico, invece recentemente proseguito tra il sostegno moscovita all’invasione americana dell’Iraq e l’intervento russo in Siria per impedire il rovesciamento di Assad.

Nell’articolo Gli ucraini confidano nel miracolo sul Dnipro, Virgilio Ilari propone un paragone storico: come oggi con l’Ucraina, nel 1920 l’occidente ha indotto la Polonia ad attaccare i sovietici prima di abbandonarla al suo destino. L’esempio dell’unione e del coraggio con cui i polacchi erano riusciti a mettere in rotta l’aggressore ha contribuito all’eroica resistenza ucraina. Ma come Varsavia allora, Kiev si affida all’imponderabile.

Secondo la politologa Mara Morini, esclusa l’ipotesi che Vladimir Putin sia pazzo, la decisione di invadere l’Ucraina è stata determinata da una miscela di informazioni errate e machismo. Ne parla nel suo articolo Il senso del Cremlino per l’azzardo. Ora Mosca si gioca tutto: il fallimento dell’operazione o l’assenza di una vittoria strategica potrebbero determinare la perdita dello status di grande potenza a lungo ambìto.

A seguire, nell’articolo dal titolo L’Ucraina resta in bilico tra resistenza e futuro, Dario Quintavalle si chiede dove si fermeranno i russi: circolano, come già nel 2014, le carte del progetto “Nuova Russia”. Sostanzialmente l’Ucraina verrebbe espropriata di tutta la fascia costiera, fino eventualmente a includere la Transnistria, territorio moldavo occupato da Mosca. Nel frattempo, prima di capire cosa resterà del paese al termine della guerra, gli ucraini stanno dimostrando sotto la guida del comunicativo presidente Zelensky eccezionale coraggio e capacità militare.

Nel suo pezzo Gli errori iniziali e le debolezze profonde della tattica russa, l’analista geopolitico George Friedman esamina tutti gli errori della strategia russa. Non c’è dubbio che gli strateghi russi non intendevano combattere la guerra che stanno combattendo. Invece di una sconfitta rapida e decisa dell’Ucraina, Mosca è adesso impegnata in una guerra lenta e logorante che difficilmente la qualificherà come prima potenza militare del pianeta, ed è importante cominciare a riconoscerne le cause.

Ugo Poletti, direttore di The Odessa Journal, fornisce una chiave personale all’esperienza della guerra. Nel suo articolo Diario di guerra da Odessa, tra attesa e terrore racconta i giorni che sta vivendo nella città più europea dell’Ucraina, nella quale si è trasferito pochi anni fa e in cui adesso è testimone dell’impressionante slancio degli abitanti nella difesa contro gli invasori: Vladimir Putin è riuscito a riunire un popolo disunito per etnia, lingua e religione.

Pasquale Annicchino approfondisce invece, nel suo articolo Tra Mosca e Kiev è in corso una guerra parallela ortodossa, il tilt geopolitico scaturito tra il Cremlino e la chiesa ortodossa ucraina: sul riconoscimento dell’autocefalia di quest’ultima, ovvero sulla sua indipendenza da Mosca, si è giocata una delle partite geopolitiche più importanti degli ultimi anni, che ha visto confrontarsi attori nazionali e internazionali.  

Della prospettiva cinese scrive Jacob Shapiro, nel pezzo titolato Per la Cina la crisi ucraina è più un danno che un vantaggio: teorica alleata di Mosca, Pechino sta sfruttando il momento di difficoltà del Cremlino per pagare meno gli idrocarburi. Ma nel medio periodo gli effetti del conflitto preoccupano più delle opportunità immediate.

A seguire, Elia Morelli analizza nell’articolo L’Europa orientale di nuovo in attesa davanti alla storia le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina, di fronte alla quale gli ex satelliti sovietici hanno visto riaffiorare antiche paure. Nei prossimi anni polacchi, romeni, baltici si avvicineranno ancora a Washington, allontanandosi da Bruxelles: il terrore di fronte al revanscismo russo sostanzia l’inestirpabile volontà degli europei centrorientali di rafforzare la pedagogia nazionale con la promozione del patriottismo e la militarizzazione della società. Riluttanti ad accettare le norme europee, ree di condurre la popolazione nel post-storicismo, diminuendone la bellicosità indispensabile per contrastare l’aggressività russa, questi popoli si ergono a fortezza del fianco orientale della Nato.

Ancora, Francesco Galietti, esperto di scenari strategici, racconta la strategia messa in atto da Berlino. Dopo anni in cui Angela Merkel ha ispirato una strategia di vicinanza con Cina e Russia, la Germania fa adesso i conti con la globalizzazione “a blocchi” e sceglie di stare con l’occidente. Così fanno anche le sue élite economiche. Se ne parla nell’articolo A Berlino il sole non sorge più a oriente.

Infine, Lorenzo Pregliasco, di YouTrend, ci parla di Come la guerra in Ucraina ha cambiato il nostro sguardo su Putin: secondo le ultime indagini condotte, dopo l’invasione del 24 febbraio l’Italia è infatti passata da paese russofilo a oppositore del Cremlino. Ma la svolta potrebbe non durare, soprattutto quando percepiremo le conseguenze indirette delle sanzioni contro Mosca.


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