La scuola è per unanime sentimento il cuore pulsante delle democrazie. I pensatori della democrazia moderna, da John Dewey a Piero Calamandrei, da Giovanni Sartori a Norberto Bobbio, pensavano che proprio perché sovrani, i cittadini devono aver cura della loro formazione per saper esercitare il potere, giudicare e controllare chi lo gestisce.

Devono anche prendersi cura della loro vita e se possibile cercare di esprimere il meglio di sé. Una democrazia che genera scontentezza nella maggioranza non è sostenibile.

La nostra Costituzione fa dell’istruzione un diritto fondamentale, non sociale e non scambiabile con altri beni o bisogni. Nei paesi europei a nord delle Alpi, questo principio è condiviso da tutti i governi, quale che sia la maggioranza.

Perché al meeting di Comunione e liberazione di Rimini Enrico Letta è stato fischiato quando ha detto: «La scuola dell'infanzia sia data alle famiglie con una gratuità necessaria»?

Perché una proposta di civiltà ha incontrato le critiche del centro e della destra?

Mettere in dialogo queste due posizioni – schematicamente rappresentate da due personaggi immaginari, Democraticus e Alter – può essere d’aiuto per cogliere le ragioni che stanno alla base di una così sorprendente differenza.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 05-09-2022 Roma (Italia) Politica Trasmissione tv “Porta a Porta” Nella foto Giuseppe Conte, sullo schermo Enrico Letta 05-09-2022 Rome (Italy) Politics Tv program “Porta a Porta” In the pic Giuseppe Conte

Alter - Secondo noi, in questo tempo di crisi mettere la scuola al primo posto è snobismo; un’attenzione esagerata.

Siamo nel mezzo di una crisi energetica ed economica, e i radical chic ci parlano di scuola dai tre anni ai 18. E usano perfino la parola “obbligo”, che non ci piace, né come cattolici né come laici, né come destra né come liberali.

Per i cattolici (per Comunione e liberazione in particolare) i bambini sono della famiglia, come anche dice Matteo Salvini: sono del papà e della mamma, i quali devono educare i figli secondo i loro valori.

Mandarli alle scuole materne pubbliche per obbligo è indottrinarli. Mandarli alle nostre scuole materne private no, perché questa libera scelta.

Democraticus - Lei sta dicendo che i figli sono una proprietà dei genitori, i quali devono poter riprodurre le loro identità e le loro idee nei figli? Ma questa concezione cozza con lo stato di diritto, che è pronto a proteggere i bambini e i minori contro i genitori, se necessario. Preparare all’età adulta non è lo stesso che riprodurre se stessi nei figli.

Letta non ha fatto altro che esprime un principio moderno di diritto e di funzione pubblica dello stato democratico, tra l’altro ispiratore della nostra Costituzione.

Alter - Salvini e Giorgia Meloni hanno detto che Letta ha proposto di sottrarre i bambini all’educazione familiare. E hanno ragione. Lo Stato deve star fuori dall’educazione. Ci dia i soldi e ci pensiamo noi.

Democraticus - Quindi dietro questa dura critica a Letta è lecito leggervi il proposito di smantellare la scuola pubblica e anche il ruolo dello stato nella difesa dei diritti.

Alter - Mai abbiamo visto di buon occhio l’articolo 33 della Costituzione: dal tempo del governo Berlusconi si è aggirata la Costituzione in tanti modi e ora gran parte delle risorse pubbliche vanno alle scuole private e confessionali.

Democraticus - Le ragioni dei cattolici meno liberali le conosciamo. Ma come potete, voi Alter liberali, tenere una simile posizione? Anche Carlo Calenda o Matteo Renzi hanno criticato l’idea dell’obbligo di ingresso a tre anni.

La ministra per il Sud Mara Carfagna (Azione) ha detto: «L’idea dell’asilo obbligatorio non solo è in perfetto stile sovietico, ma anche fuori dalla realtà. Lo sa il segretario del Pd che l’offerta di nidi e asili in molti comuni del Sud non arriva al 15 per cento dei bambini residenti? Lo sa che al Sud oltre il 60 per cento delle madri non è occupata né può esserlo per mancanza di asili?».

Se mancano le strutture, che facciamo in attesa che si costruiscano, lasciamo i figli e le madri a casa?

Alter - Noi pensiamo che la “questione” scolastica non esista. E crediamo anche che chi è bravo debba andare a scuola e chi non lo è debba trovare lavoro.

Voi democratici siete egualitari, noi no. Noi crediamo nella diseguaglianza per merito. I genitori conoscono i talenti dei loro figli. E vogliono, moltissimi di loro, che trovino subito un lavoro (altro che reddito di cittadinanza che stimola a non cercare il lavoro!).

Democraticus - Se la scolarità fosse estesa, i futuri adulti avrebbero molte più possibilità di non essere precari, infelici per un lavoro che devono fare ma non amano, e di non cadere in povertà nonostante lavorino.

Studi accurati hanno dimostrato che il destino di una persona si gioca a partire dai tre anni di età. E dunque, perché una democrazia non dovrebbe prestare attenzione alle eguali opportunità dei futuri cittadini? Spetterà poi a ciascuno di loro scegliere.

Alter - Con i problemi che ha il nostro paese, non si possono destinare risorse alla scuola.

Democraticus - Perché, allora, ci lamentiamo della fuga dei giovani?

Alter - Se non avessero studiato, forse non fuggirebbero. Si sposerebbero e farebbero figli: la nazione ci guadagnerebbe in braccia, che ora deve importare.

Siamo contro l’elevamento della scolarità perché amiamo la nostra nazione. Fare figli italiani, finanziare le madri e i padri a questo scopo, non i bambini e i giovani affinché possano scegliere una vita come piace a loro.

Democraticus - Sacrificare le persone alla nazione non sembra molto civile o desiderabile.

Alter - Lo è invece. Nazioni forti e competitive vogliono una popolazione numerosa con molte braccia da lavoro. E invece, voi proponete l’individualismo della libera scelta!

Democraticus - Voi non dite a tutti di seguire gli interessi della nazione, ma lo dite a chi ha braccia da lavoro e poca formazione. Alla fine, solo alcuni possono aspirare a fare della loro vita quel che vogliono.

Alter - Si chiama libertà, che voi confondete con l’eguaglianza. Per noi l’eguaglianza è comunismo.

Democraticus - La parola “obbligo” vi sta sullo stomaco. A leggere i vostri commenti critici sull'estensione dell'obbligo scolastico la reazione contro l’idea di obbligo salta agli occhi. Credo che due siano le ragioni di questa reazione contro l’obbligo.

I due anni di pandemia e di discussioni sull'obbligo vaccinale hanno messo radici producendo un mostriciattolo: la resistenza a tutto quel che una democrazia dovrebbe volere, ovvero cittadini acculturati e attrezzati alla vita.

La pandemia ha prodotto anarco-liberisti: No-vax, No-pass, No-school.

Alter - E la seconda ragione?

Democraticus - È interna al populismo che ha una endogena antipatia per la cultura. L’anti-intellettualismo dei populisti è un un fattore potente.

Pensiamo a Donald Trump, quando in campagna elettorale, nel 2016, attaccò ripetutamente i campus universitari perché generavano critici e socialisti.

Lavorare senza pensare criticamente. Consumare e non dubitare. Credere, appunto, come vuole Salvini. E lasciare che chi sa e ha potere operi per noi (ricordate il detto di Berlusconi «lasciateci lavorare»?).

Alter - Che male c’è a riconoscere che alcuni meritano ruoli di comando più di altri. Se tutti volessero essere istruiti non ci sarebbero più lavoratori manuali.

Diceva Thomas Carlyle a metà Ottocento: chi lavora serve legittimamente chi è superiore. Siete voi democratici che insistete da sempre sull’eguaglianza.

La libertà è più sicura se non associata all’eguaglianza e soprattutto all’obbligo.

Democraticus -  Da Bolsonaro a Trump, nella stagione della pandemia i populisti si sono scoperti libertisti. Hanno esaltato la libertà antisociale, quella di Robinson Crosue. Indifferenza agli altri.

Voi siete cresciuti in questi ultimi anni come sottosezione del movimento No-vax e No-pass.

La destra e il sui alleati diretti o indiretti tengono insieme gerarchia autoritaria e anarco-liberalismo. Questa miscela è micidiale per la democrazia.

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